Mercoledì 29 Maggio 2013 14:55
Ribelli maoisti rivendicano azione contro esponenti dell’INC
Il
25 maggio un gruppo di un centinaio di ribelli maoisti ha attaccato
una carovana di 16 macchine di politici e dirigenti del partito
Congresso Nazionale Indiano (INC), scortato dalla polizia. L’imboscata è
stata organizzata da People's Liberation Guerrilla Army, corpo militare
dei naxaliti, contro i quali l’INC ha sempre adottato politiche di
repressione e speciali provvedimenti per la sorveglianza e
l’eliminazione dei ribelli maoisti. Tra le persone morte, c’è Mahendra
Karma, famoso politico per la sua campagna anti-Naxal e la fondazione
dell’organizzazione paramilitare Salwa Judum. Salwa Judum (significa
“Cacciatori della purificazione”) è stata istituita nel 2005 con l’unico
scopo di combattere e annientare la resistenza maoista, obiettivo che
ha avuto subito l’appoggio bipartisan dei partiti e dei governi locali.
Nel 2011 la Corte Suprema dell’India ha condannato la milizia in quanto
illegale e incostituzionale, sentenziando l’immediato disarmo e
scioglimento.
La Corte ha inoltre
condannato il governo dello stato di Chhattisgarh per l’impiego
dell’armata nei confronti delle tribù naxalite per le violazioni dei
diritti umani e il largo impiego di bambini soldato. Dopo l’imboscata
sono stati rapiti e poi trovati morti Nand Kamar Patel e suo figlio;
Patel, mentre era ministro degli Interni, ha approvato l’operazione
Green Hunt , un attacco paramilitare con l’istituzione di forze speciali
come COBRA che aveva il compito di dare la caccia ed eliminare gruppi
di maoisti. L’ex governatore locale dello stato di Chhattisgarh, Vidya
Charan Shukla, è stato gravemente ferito ed è in condizioni critiche. Il
bilancio totale è di 27 morti e 36 feriti, tra vari esponenti dell’INC e
della polizia.
Ieri è stata inviata
una nota ai media nazionali da parte dei ribelli maoisti, in cui
rivendicano l’attacco del 25 maggio contro il convoglio dei politici.
Nella nota si specifica che l’obiettivo dell’operazione era eliminare i
tre maggiori responsabili (Karma, Patel e Shukla) delle persecuzioni nei
confronti dei militanti e delle tribù naxalite. I maoisti hanno
accusato l’attuale governatore locale, Raman Singh, il Partito del
Popolo Indiano e il partito Congresso Nazionale, i quali in vista delle
elezioni di dicembre hanno promesso di farsi carico dei problemi
economici e sociali delle tribù, di non mantenere la propria parola e
anzi aggravare le condizioni di povertà delle popolazioni tribali.
Inoltre, i militanti, accusati da tutto il mondo politico nei giorni
successivi all’imboscata di aver portato avanti “un attacco contro la
democrazia”, hanno rispedito l’accusa al mittente, denunciando il loro
silenzio e le loro responsabilità per le innumerevoli morti di civili
innocenti causate dalle “operazioni chirurgiche” dello stato. La nota
chiude con sette richieste, tra le quali il ritiro immediato delle forze
paramilitari dalle regione di Dandakaranya e l’arresto dell’operazione
Green Hunt e la liberazione incondizionata dei detenuti tribali e
maoisti.
La risposta del governo è
stata l’invio di 1000 uomini di unità speciali nelle giungle di Bastar
per un’operazione di blitz e cattura dei ribelli maoisti e
l’intensificazione dei controlli nelle zone coinvolte, senza prendere in
considerazione le richieste avanzate. I militanti naxaliti, i quali
hanno instaurato un forte legame di sostegno e collaborazione con le
tribù locali, promuovendo una politica sociale dal basso, di certo non
si faranno impaurire dall’ennesima esibizione dei muscoli da parte del
governo.
Nessun commento:
Posta un commento