domenica 26 maggio 2013

pc 26 maggio - FEMMINICIDI: CHE CRESCA UN VASTO MOTO DI RIBELLIONE!

Dal nord al sud, senza differenza, uccise in tutti i modi. E ogni settimana, ogni mese peggio. Ciò che unisce questa strage delle donne è l'odio contro le donne, l'idea di proprietà della loro vita. Occorre un moto vasto, di ribellione delle donne, di unità delle nostre forze, non per difenderci ma per passare all'”attacco”.

Questo lo dobbiamo fare anche per non lasciare in mano a questo Stato di polizia di parlare e agire per le donne contro le donne. Lo dobbiamo per impedire un humus sociale securitario, di controllo, o di “protezione” che sarebbe non la soluzione ma altre pesanti catene.


2 compagne, de L'Aquila e di Taranto nei giorni scorsi hanno lanciato un appello:
Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente…”
Raccogliamolo. Anche per queste due ragazze.

MFPR Taranto.

"Un colpo di coltello e poi l'ho bruciata".
Confessa l'omicida minorenne di Corigliano

Questa volta è stato il fidanzato della ragazza di 15enne.

Il giovane avrebbe litigato con la fidanzatina per gelosia, poi l'ha accoltellata e ha bruciato il corpo prima ancora che la ragazza fosse morta. "Era ancora viva quando le ho dato fuoco", è stata la sconvolgente confessione del coetaneo.

Il sedicenne ha raccontato d'esserla andata a prendere a scuola con lo scooter venerdì mattina per parlarle e chiarire l'ennesima lite provocata dal travagliato rapporto che c'era tra loro. Poi, però, la situazione è degenerata arrivando al dramma nella stradina appartata poco lontano dall'istituto tecnico commerciale frequentato da Fabiana. Corigliano, comune di 40 mila anime della costa ionica cosentina, stamattina si è svegliato sconvolto per quanto accaduto...”

«Carolina fu violentata in gruppo»


Lei, Carolina, che alla festa si sente male, che se ne va in bagno, che barcolla ubriaca; loro che la seguono, la circondano, la molestano e la filmano. Il video finisce in Rete, su Facebook, e dopo qualche tempo Carolina decide di farla finita e sceglie il salto nel vuoto lanciandosi dal terzo piano della sua casa di Novara, dove vive con il padre. È morta così Carolina, 14 anni, studentessa di un istituto tecnico piemontese. Era il 5 gennaio di quest’anno.
Ieri si scopre che sulla tragedia sono state aperte due inchieste. La prima a Torino, dove sta indagando la procura per i minorenni nei confronti di sei ragazzi, dai 13 ai 15 anni. I reati sono pesanti: per cinque di loro, presenti quella sera alla festa, è «violenza sessuale di gruppo»; per uno, un quindicenne, diffusione di materiale pedopornografico; allo stesso quindicenne e all’ex fidanzatino, che quella sera non c’era, il pm Valentina Sellaroli contesta invece la «morte come conseguenza di altro reato».
Nel frattempo a Novara la procura ha aperto un’indagine su Facebook per la mancanza di controlli rispetto alla diffusione di video come quello che ritraeva Carolina.
Ieri la sorella Talita — che Carolina chiamava Tati — ha usato ancora Facebook ma per urlare tutto il dolore e la rabbia nei confronti dei ragazzi: «Spero che la vostra coscienza, se ne avete una, non vi lasci in pace… Mi auguro che siate processati e giudicati colpevoli», per poi rivolgersi direttamente a Carolina che non c’è più: «Vedrai che la pagheranno per il dolore e le umiliazioni che ti hanno causato».

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