crollano i consensi per il M5S di Grillo e si grida all'emergenza democratica...
ROMA- Ancor prima di pronunciare i
suoi verdetti e affidare incarichi e poltrone, l'appuntamento con le
elezioni comunali offre ancora una volta un dato a cui pensare,
ormai, come a una vera emergenza democratica. Ed è ovviamente quello
relativo all'astensionismo. Secondo i dati elaborati dal Viminale,
l'astensionismo si aggira intorno al 62,38%. Nelle precedenti
amministrative l'affluenza era stata del 77,16%. Il calo, dunque, è
netto e sfiora il 15%.
A Siena, si legge sul sito del Ministero dell'Interno, si è recato a votare il 68,39% degli aventi diritto, contro il 76,64% delle elezioni comunali precedenti. A Sondrio è andato a votare il 59,56%, contro il 79,77 precedente. A Brescia i votanti sono stati pari al 65,54% contro l'84,90% precedente. A Treviso gli elettori alle urne sono stati il 63,25% (erano il 79,4% nelle comunali precedenti). A Pisa il dato è di 55,77% degli aventi diritto alle urne, contro il 79,95% delle elezioni precedenti. Nel complesso l'affluenza alle urne ovunque ha registrato un brusco calo. Ad Avellino è andato a votare il 76,96% degli aventi diritto, contro il 82,20% precendente.
Spietato il risultato di Roma, dove si è recata ai seggi poco più della metà degli aventi diritto al voto: il 52,8%, quasi 21 punti in meno del 2008, quando votò il 74,49% dell'elettorato. Come a dire che, stavolta, un romano su due ha preferito fare altro piuttosto che contare nella scelta dei suoi amministratori. Proprio sull'astensionismo riflette il Movimento 5 Stelle, che appena tre mesi dopo le elezioni politiche ha accusato a Roma un pesantissimo crollo dei consensi, passando dal 27,27 per cento di febbraio al 13% circa di voti per il candidato "stellato" Marcello De Vito.
"Siamo poco avvezzi a queste dichiarazioni rituali - premette Massimo Marinelli, dello staff di De Vito -. Ma come cittadini siamo molto colpiti dal dato dell'astensionismo, pare il 53% dei votanti. E' un dato clamoroso che dimostra la disaffezione e la distanza dei cittadini dalla politica e dai partiti. Ci stiamo tutti interrogando sulla portata".
Il Movimento 5 Stelle attende "dati di maggiore consistenza", ma intanto deve incassare le prime bordate. "Il crollo dell'affluenza alle amministrative è sintomo della rabbia e della disaffezione dell'elettorato nei confronti dell'intero sistema politico, compreso il M5S - afferma Bruno Tabacci, leader del Centro Democratico -. Era stato lo stesso Grillo finora a vantarsi, in parte anche a ragione, di offrire un'alternativa all'astensionismo. Oggi il voto di Roma e negli altri comuni, dimostra che chi intende manifestare il proprio dissenso nei confronti della politica sceglie di protestare stando a casa, piuttosto che votando Grillo. Mi auguro che anche il M5S colga il segnale inequivocabile che viene dai cittadini: la chiusura su tutto non basta più e viene considerata alla stregua dell'inconcludenza dei partiti tradizionali".
Al comitato elettorale di Ignazio Marino, candidato del centrosinistra a sindaco di Roma, si tratta di "un problema più a livello nazionale. A Roma aspettiamo i dati veri". "C'è preoccupazione per il dato politico a livello nazionale - spiegano - perché indica una mancanza di fiducia nel voto e nella politica. L'astensionismo a Roma poi è distribuito omogeneamente in tutti i municipi e quindi ci fa pensare a una disaffezione generale. Non possiamo nascondere che c'è stato anche un problema di informazione. Qualcuno addirittura non sapeva neanche che si votava. Difficile fare previsioni su chi sarà avvantaggiato o danneggiato dall'astensionismo".
Quanto ad Alemanno, il primo a parlare nel quartier generale del sindaco uscente e candidato al Campidoglio per il Pdl è il senatore Andrea Augello. "Alemanno non è deluso - dice il coordinatore della campagna elettorale - ma in questo momento sta facendo una riflessione politica" sulla fuga alle urne. "Alemanno non ha nessuna colpa sotto questo aspetto" aggiunge Augello, scaricando ogni responsabilità su Marino: "Ha puntato su temi molto astratti e non ha aiutato gli elettori alla ricerca di temi concreti su cui confrontarsi. Per appassionare la gente servono due offerte in campo".
A Siena, si legge sul sito del Ministero dell'Interno, si è recato a votare il 68,39% degli aventi diritto, contro il 76,64% delle elezioni comunali precedenti. A Sondrio è andato a votare il 59,56%, contro il 79,77 precedente. A Brescia i votanti sono stati pari al 65,54% contro l'84,90% precedente. A Treviso gli elettori alle urne sono stati il 63,25% (erano il 79,4% nelle comunali precedenti). A Pisa il dato è di 55,77% degli aventi diritto alle urne, contro il 79,95% delle elezioni precedenti. Nel complesso l'affluenza alle urne ovunque ha registrato un brusco calo. Ad Avellino è andato a votare il 76,96% degli aventi diritto, contro il 82,20% precendente.
Spietato il risultato di Roma, dove si è recata ai seggi poco più della metà degli aventi diritto al voto: il 52,8%, quasi 21 punti in meno del 2008, quando votò il 74,49% dell'elettorato. Come a dire che, stavolta, un romano su due ha preferito fare altro piuttosto che contare nella scelta dei suoi amministratori. Proprio sull'astensionismo riflette il Movimento 5 Stelle, che appena tre mesi dopo le elezioni politiche ha accusato a Roma un pesantissimo crollo dei consensi, passando dal 27,27 per cento di febbraio al 13% circa di voti per il candidato "stellato" Marcello De Vito.
"Siamo poco avvezzi a queste dichiarazioni rituali - premette Massimo Marinelli, dello staff di De Vito -. Ma come cittadini siamo molto colpiti dal dato dell'astensionismo, pare il 53% dei votanti. E' un dato clamoroso che dimostra la disaffezione e la distanza dei cittadini dalla politica e dai partiti. Ci stiamo tutti interrogando sulla portata".
Il Movimento 5 Stelle attende "dati di maggiore consistenza", ma intanto deve incassare le prime bordate. "Il crollo dell'affluenza alle amministrative è sintomo della rabbia e della disaffezione dell'elettorato nei confronti dell'intero sistema politico, compreso il M5S - afferma Bruno Tabacci, leader del Centro Democratico -. Era stato lo stesso Grillo finora a vantarsi, in parte anche a ragione, di offrire un'alternativa all'astensionismo. Oggi il voto di Roma e negli altri comuni, dimostra che chi intende manifestare il proprio dissenso nei confronti della politica sceglie di protestare stando a casa, piuttosto che votando Grillo. Mi auguro che anche il M5S colga il segnale inequivocabile che viene dai cittadini: la chiusura su tutto non basta più e viene considerata alla stregua dell'inconcludenza dei partiti tradizionali".
Al comitato elettorale di Ignazio Marino, candidato del centrosinistra a sindaco di Roma, si tratta di "un problema più a livello nazionale. A Roma aspettiamo i dati veri". "C'è preoccupazione per il dato politico a livello nazionale - spiegano - perché indica una mancanza di fiducia nel voto e nella politica. L'astensionismo a Roma poi è distribuito omogeneamente in tutti i municipi e quindi ci fa pensare a una disaffezione generale. Non possiamo nascondere che c'è stato anche un problema di informazione. Qualcuno addirittura non sapeva neanche che si votava. Difficile fare previsioni su chi sarà avvantaggiato o danneggiato dall'astensionismo".
Quanto ad Alemanno, il primo a parlare nel quartier generale del sindaco uscente e candidato al Campidoglio per il Pdl è il senatore Andrea Augello. "Alemanno non è deluso - dice il coordinatore della campagna elettorale - ma in questo momento sta facendo una riflessione politica" sulla fuga alle urne. "Alemanno non ha nessuna colpa sotto questo aspetto" aggiunge Augello, scaricando ogni responsabilità su Marino: "Ha puntato su temi molto astratti e non ha aiutato gli elettori alla ricerca di temi concreti su cui confrontarsi. Per appassionare la gente servono due offerte in campo".
(27
maggio 2013)
http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-comunali-risultati2013/2013/05/27/news/comunali_2013_astensionismo-59760785/?ref=HREA-1
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