giovedì 30 maggio 2013

pc 30 maggio - "RIMETTERE AL CENTRO LE DONNE PROLETARIE"

Venerdì 24 maggio è ripresa da Palermo la campagna di presentazione dell'opuscolo "S/catenate- donne/lavoro/non lavoro  - una lotta di classe e di genere"che le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario hanno pubblicato in occasione dell'8 marzo.

Un'assemblea in cui positiva è stata la partecipazione di parecchie donne, alcune tra lavoratrici, precarie, disoccupate in lotta da mesi, sostenute attivamente dalle compagne Mfpr, in difesa del posto di lavoro o per averlo un lavoro,  altre donne così come alcune studentesse universitarie che hanno saputo dell'iniziativa attraverso le locandine affisse in città o all'università. Una partecipazione non scontata, si è detto, perché anche se si parla di donne e alle donne non  sempre è facile il loro coinvolgimento…  l'humus reazionario e maschilista che sempre più si sta diffondendo in ogni ambito della società ad opera di governo, stato, chiesa influisce oggettivamente in modo negativo anche sulle donne.

L'assemblea si è aperta ripercorrendo il giorno dell'8 marzo da Palermo... a Milano, si è trattato di una intensa giornata di lotta che nella nostra città in particolare ha visto lo svolgersi di un volantinaggio tra le studentesse, attacchinaggio e calata di striscioni  all'università contro la violenza e i femminicidi cui è seguita una manifestazione al palazzo della Regione Siciliana dove un centinaio di lavoratrici e disoccupate hanno messo in campo una forte protesta, portando in piazza non solo le lotte che si fanno quotidianamente in difesa del posto di lavoro ma  intrecciandole a tutti gli attacchi che si subiscono in quanto donne. "Siamo lavoratrici, precarie, disoccupate ma siamo anche donne, le doppie catene unite spezziamo… lo striscione parlava chiaro. Donne, madri, figlie, giovani… per questo Stato dobbiamo essere sempre più ammortizzatori sociali in carme e ossa, vedi il pesante taglio ai servizi sociali, sanitari ecc, incatenate ad una famiglia che invece sempre più spesso ci violenta e ci uccide, private della nostra libertà di scelta, vedi la questione dell'attacco al diritto di aborto…
L'8 marzo a Palermo le donne  in piazza hanno rilanciato sia con le parole che con gli striscioni che con le azioni di lotta (vedi i blocchi della strada, "l'assedio" al palazzo) il messaggio della necessità di una risposta delle donne a tutti gli attacchi subiti forte e dirompente.

Un  messaggio di lotta vivo e concreto che da quella giornata si sta continuando a portare alle donne anche in termini di analisi e ragionamento attraverso l'opuscolo S/catenate.

"Rimettere al centro le donne proletarie" - le donne di tutti i giorni  perché siamo la maggioranza – quelle più sfruttate ed oppresse,  è giusto e necessario che le donne prendano coscienza della realtà e condizione in cui vivono in  questo paese. Su questo già le stesse statistiche borghesi "ci danno una mano" dandoci un quadro ampio e complesso della situazione di lavoro e di vita in cui vive la maggioranza delle donne, ma si è attinto anche a buone inchieste fatte tra le operaie, lavoratrici come quella della Fiom.

Dati concreti, inchieste fatte sul campo, ricche di molteplici elementi ma che nel loro insieme trasudano del  doppio sfruttamento e oppressione delle donne, mostrano chiaramente l'intreccio tra attacco di classe e attacco di genere, e per tutto questo non possono e non devono,  dopo averli raccolti ed elaborati, essere chiusi in un cassetto come invece accade ma devono invece trasformarsi in una leva per la ribellione delle donne, in un'arma per una lotta viva sempre più necessaria, in una risposta dirompente perché nulla può cambiare senza il protagonismo diretto delle donne nella lotta contro chi,  il governo, i padroni, questo stato, ci vuole far restare in una condizione di subalternità perché funzionale al sistema capitalistico in cui viviamo, che peggiora di giorno in giorno.

Questa risposta oggi necessaria è lo sciopero delle donne! "uno sciopero delle donne per farci sentire" come di recente ha sostenuto anche l'attrice Lella Costa  a fronte del tragico aumento delle violenze e uccisioni di donne di questi ultimi mesi.
 "… Per noi donne ogni attacco alle condizioni di lavoro e di vita significa più oppressione,  più subordinazione, più attacchi ideologici, più legittimazione di un clima generale. da moderno medioevo – e diventa fonte di violenze sessuali; ogni attacco aumenta la condizione di oppressione familiare, in una famiglia che diventa sempre più l’“ammortizzatore sociale” specie per il sistema capitalista soprattutto nella fase di crisi. Ogni peggioramento della condizione delle donne, quindi, non è solo materiale ma anche ideologico, mira a riaffermare costantemente la posizione di "debolezza" e subalternità delle donne in questa società capitalista.
Per questo uno sciopero fatto dalle donne vuol dire non solo porre il problema delle condizioni di lavoro, delle discriminazioni sul e per il lavoro, delle disparità economiche, del peso e peggioramento dei servizi sociali, del lavoro domestico, di assistenza, del lavoro riproduttivo gratuito scaricato sulle donne, ma vuol dire scoperchiare l’insieme della condizione di vita, l'intreccio nei luoghi di lavoro, tra lavoro sfruttato/lavoro nero e discriminazioni, oppressione, fino a molestie sessuali fino a violenze sessuali nei luoghi di lavoro, l’intreccio tra lavoro in casa e subordinazione in famiglia/maschilismo/violenze sessuali e uccisioni delle donne, Uno sciopero che parla non solo delle condizioni di lavoro, non solo della violenza contro le  donne ma che pone il legame tra le due cose
…" (stralci dell'opuscolo)  che abbia come protagoniste le donne proletarie, lavoratrici, precarie, disoccupate, casalinghe… le immigrate, le giovani che non possono e non devono più affidarsi o delegare ai governi, alle donne dei partiti borghesi, né tantomeno alle donne dei movimenti medio - piccoli borghesi la cui logica e azione è quella di racchiudere la ribellione della maggioranza della donne entro recinti elettoralisti e riformisti. La nostra lotta deve essere per cambiarla realmente questa società.

Alcune  donne presenti sono intervenute, riportiamo alcuni stralci
Giorgia, una precaria "ho iniziato a lottare “svestita”, non conoscevo i miei diritti, pensavo che la mia vita girasse solo intorno alla condizione di donna, di fare da madre, la moglie, la casalinga, grazie alla lotta cominciata per il lavoro a poco a poco mi sono “vestita”. Ogni donna ha qualcosa dentro che non viene fuori per colpa dell’oppressione che subiamo perché questo sistema ci opprime e ci abitua ad essere subordinate.  La lotta nel posto di lavoro contro i  padroncini maschi ma anche tra gli stessi compagni di lavoro ci fortifica perché è una lotta in cui dobbiamo far valere il nostro punto di vista, faccio un esempio spesso lo stipendio a noi precarie veniva posticipato dal padroncino perché “tanto avete lo stipendio del marito”… Noi donne dobbiamo essere in prima linea nella lotta ma occorre collegarci tra le varie realtà…

Concetta, casalinga, "tutte le donne sappiamo quello che viviamo? Guardiamo anche alle lotte che ci sono state nel passato, il movimento femminista, i diritti conquistati, vedi la legge 194, queste conquiste significarono che le donne acquisirono la consapevolezza di dovere lottare, oggi è importante riprendere questa consapevolezza perché ci stanno togliendo tutto, i diritti conquistati, gli uomini ci uccidono senza pensarci due volte… ricostruiamo un movimento delle donne, siamo tante… sarebbe importante se si facesse questo sciopero delle donne"

Mimma, lavoratrice, "Negli anni settanta le donne hanno avuto ruolo importante in termini di presa di coscienza da parte di migliaia di donne della condizione e del ruolo che questa società capitalistica ci impone. Sulla questione aborto la forza delle donne è stata decisiva. Le compagne hanno dovuto lottare contro gli stessi  compagni nelle organizzazione politiche. Il ritorno indietro del movimento delle donne è avvenuto perché è arretrato tutto il movimento rivoluzionario…Oggi occorre riorganizzare la forza delle donne e dare corpo e gambe alla lotta in modo quotidiano nei posti di lavoro nei quartieri,  tra le studentesse…."

In generale è venuta fuori l'esigenza che alle assemblee si  uniscano delle iniziative nelle piazze, nei quartieri,  all'università innanzitutto per una informazione più estesa, l'assemblea si è quindi conclusa con la lettura dell'appello lanciato dalle compagne Luigia e Concetta per una mobilitazione nazionale contro violenza e femminicidi che ha trovato il sostegno e adesione di tutte le presenti.

Mfpr Palermo

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