di marco santopadre - contropiano
Antifascisti arrestati e pesantemente torturati
dalla Polizia ellenica che ormai fa apertamente il lavoro sporco per
conto dei neonazisti di Alba Dorata.
La connivenza tra apparati di sicurezza ellenici e neonazisti diventa sempre più stretta e grave, stando alle notizie pubblicate da l’Observer e alle eloquenti foto diffuse dal Guardian. Non solo gli squadristi di Alba Dorata hanno campo libero per le loro aggressioni – alcune delle quali sono state mortali – nei confronti di cittadini immigrati, attivisti di sinistra e omosessuali. Ora alcuni settori della Polizia greca si stanno incaricando anche di colpire quei gruppi e quelle organizzazioni che stanno cercando di reagire nelle strade e nei quartieri alla violenza neonazista. Di fare letteralmente il ‘lavoro sporco’ per conto dei neofascisti.
Domenica 30 settembre una manifestazione antirazzista stava sfilando nel quartiere di Aghios Panteleimon per protestare contro i continui attacchi subiti dagli appartenenti ad alcune comunità africane, in particolare della Tanzania. Quando il corteo antifascista è venuto a contatto con gli squadristi di Chrisy Avgi e ne sono nati dei tafferugli, la Polizia è intervenuta a sostegno di questi ultimi ed ha fermato numerosi attivisti e attiviste. Che, stando a quanto racconta il quotidiano britannico, 15 antifascisti non solo sono stati arrestati, ma una volta condotti in caserma sono stati addirittura torturati.
Quando il giorno seguente alcune organizzazioni hanno manifestato per la liberazione dei loro compagni arrestati, la polizia ha fermato altri 25 attivisti. Poi spogliati a forza, costretti a “sfilare” davanti agli agenti e tenuti svegli per tutta la notte attraverso luci laser puntate sui loro occhi. Costretti a piegarsi davanti ai poliziotti, insultati e pesantemente minacciati: “morirete come i vostri nonni nella guerra civile” e poi ancora “I vostri dati possiamo passarli a quelli di Alba Dorata”. Una minaccia molto concreta, se si pensa che da studi statistici è risultato che alle due ultime tornate elettorali almeno la metà degli agenti di Polizia di stanza ad Atene hanno votato per Nikos Michaloliakos e i suoi scagnozzi.
I fascisti in divisa avrebbero impedito ad alcune delle attiviste arrestate di bere per 19 ore, sopportando pesanti insulti e minacce sessuali. Alcune di loro, per placare la sete, avrebbero addirittura bevuto l’acqua dai servizi igienici. Uno dei fermati è finito in ospedale con un braccio rotto e la testa spaccata. Altri hanno evidenti bruciature di sigaretta sulle braccia e sulle gambe. Un attivista ha riferito di essere stato colpito alla spina dorsale con un taser che gli ha lasciato un evidente livido sulla schiena: «È come una scossa elettrica», ha raccontato l’anti-fascista, «le mie gambe erano paralizzate e dopo pochi minuti sono caduto. Mi hanno ammanettato e hanno iniziato a colpirmi e a darmi calci nelle costole e sulla testa. Volevano che camminassi, ma non riuscivo, allora mi hanno trascinato a terra per tutti i cinque isolati che ci separavano dall’auto di pattuglia».
Le torture, secondo la testimonianza degli antifascisti fermati raccolte e rilanciate dal Guardian, sono state realizzate dai poliziotti all’interno del Comando Generale di Polizia dell’Attica. Ma naturalmente il portavoce dell’istituzione, Christos Manouras, ha categoricamente smentito ogni accusa.
Ma uno degli avvocati degli attivisti fermati, Dimitris Katsaris, non ha esitato a paragonare le torture inflitte ai suoi clienti con quelle realizzate dai soldati statunitensi nel centro di prigionia iracheno di Abu Ghraib: “Non si tratta solo di un caso di brutalità da parte della polizia di cui si sente ogni tanto in ogni paese europeo. Questo avviene ogni giorno. Abbiamo le fotografie, abbiamo le prove di quanto accade alle persone che protestano contro l'ascesa del partito neonazista in Grecia. Questo è il nuovo volto della polizia, con la collaborazione del sistema giudiziario".
La notizia di quello che a noi italiani ricorda molto ciò che avvenne nel 2001 all’interno della Diaz prima e della caserma di Bolzaneto poi la dice lunga sulla pericolosità rappresentata dalla complicità di pezzi importanti degli apparati statali ellenici con un partitino che può contare in tutto il paese su poche centinaia di squadristi ma che finora nessuno sembra in grado di fermare. Anche perché la maggior parte delle organizzazioni di sinistra e popolari elleniche non ha nelle proprie corde l’antifascismo militante ed è evidente che manifestazioni simboliche e appelli alle forze dell’ordine affinché si incarichino di reprimere il fenomeno delle aggressioni razziste non possono che cadere nel vuoto viste le simpatie degli agenti per Alba Dorata.
Le torture inflitte dai poliziotti agli antifascisti – rilasciati con evidenti segni delle violenze subite – seguono l’inquietante episodio segnalato dal settimanale francese Le Point, secondo il quale in alcune località greche i commissariati indirizzano verso i neonazisti i cittadini che si rivolgono alla Polizia.
La connivenza tra apparati di sicurezza ellenici e neonazisti diventa sempre più stretta e grave, stando alle notizie pubblicate da l’Observer e alle eloquenti foto diffuse dal Guardian. Non solo gli squadristi di Alba Dorata hanno campo libero per le loro aggressioni – alcune delle quali sono state mortali – nei confronti di cittadini immigrati, attivisti di sinistra e omosessuali. Ora alcuni settori della Polizia greca si stanno incaricando anche di colpire quei gruppi e quelle organizzazioni che stanno cercando di reagire nelle strade e nei quartieri alla violenza neonazista. Di fare letteralmente il ‘lavoro sporco’ per conto dei neofascisti.
Domenica 30 settembre una manifestazione antirazzista stava sfilando nel quartiere di Aghios Panteleimon per protestare contro i continui attacchi subiti dagli appartenenti ad alcune comunità africane, in particolare della Tanzania. Quando il corteo antifascista è venuto a contatto con gli squadristi di Chrisy Avgi e ne sono nati dei tafferugli, la Polizia è intervenuta a sostegno di questi ultimi ed ha fermato numerosi attivisti e attiviste. Che, stando a quanto racconta il quotidiano britannico, 15 antifascisti non solo sono stati arrestati, ma una volta condotti in caserma sono stati addirittura torturati.
Quando il giorno seguente alcune organizzazioni hanno manifestato per la liberazione dei loro compagni arrestati, la polizia ha fermato altri 25 attivisti. Poi spogliati a forza, costretti a “sfilare” davanti agli agenti e tenuti svegli per tutta la notte attraverso luci laser puntate sui loro occhi. Costretti a piegarsi davanti ai poliziotti, insultati e pesantemente minacciati: “morirete come i vostri nonni nella guerra civile” e poi ancora “I vostri dati possiamo passarli a quelli di Alba Dorata”. Una minaccia molto concreta, se si pensa che da studi statistici è risultato che alle due ultime tornate elettorali almeno la metà degli agenti di Polizia di stanza ad Atene hanno votato per Nikos Michaloliakos e i suoi scagnozzi.
I fascisti in divisa avrebbero impedito ad alcune delle attiviste arrestate di bere per 19 ore, sopportando pesanti insulti e minacce sessuali. Alcune di loro, per placare la sete, avrebbero addirittura bevuto l’acqua dai servizi igienici. Uno dei fermati è finito in ospedale con un braccio rotto e la testa spaccata. Altri hanno evidenti bruciature di sigaretta sulle braccia e sulle gambe. Un attivista ha riferito di essere stato colpito alla spina dorsale con un taser che gli ha lasciato un evidente livido sulla schiena: «È come una scossa elettrica», ha raccontato l’anti-fascista, «le mie gambe erano paralizzate e dopo pochi minuti sono caduto. Mi hanno ammanettato e hanno iniziato a colpirmi e a darmi calci nelle costole e sulla testa. Volevano che camminassi, ma non riuscivo, allora mi hanno trascinato a terra per tutti i cinque isolati che ci separavano dall’auto di pattuglia».
Le torture, secondo la testimonianza degli antifascisti fermati raccolte e rilanciate dal Guardian, sono state realizzate dai poliziotti all’interno del Comando Generale di Polizia dell’Attica. Ma naturalmente il portavoce dell’istituzione, Christos Manouras, ha categoricamente smentito ogni accusa.
Ma uno degli avvocati degli attivisti fermati, Dimitris Katsaris, non ha esitato a paragonare le torture inflitte ai suoi clienti con quelle realizzate dai soldati statunitensi nel centro di prigionia iracheno di Abu Ghraib: “Non si tratta solo di un caso di brutalità da parte della polizia di cui si sente ogni tanto in ogni paese europeo. Questo avviene ogni giorno. Abbiamo le fotografie, abbiamo le prove di quanto accade alle persone che protestano contro l'ascesa del partito neonazista in Grecia. Questo è il nuovo volto della polizia, con la collaborazione del sistema giudiziario".
La notizia di quello che a noi italiani ricorda molto ciò che avvenne nel 2001 all’interno della Diaz prima e della caserma di Bolzaneto poi la dice lunga sulla pericolosità rappresentata dalla complicità di pezzi importanti degli apparati statali ellenici con un partitino che può contare in tutto il paese su poche centinaia di squadristi ma che finora nessuno sembra in grado di fermare. Anche perché la maggior parte delle organizzazioni di sinistra e popolari elleniche non ha nelle proprie corde l’antifascismo militante ed è evidente che manifestazioni simboliche e appelli alle forze dell’ordine affinché si incarichino di reprimere il fenomeno delle aggressioni razziste non possono che cadere nel vuoto viste le simpatie degli agenti per Alba Dorata.
Le torture inflitte dai poliziotti agli antifascisti – rilasciati con evidenti segni delle violenze subite – seguono l’inquietante episodio segnalato dal settimanale francese Le Point, secondo il quale in alcune località greche i commissariati indirizzano verso i neonazisti i cittadini che si rivolgono alla Polizia.
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