Sergio Marchionne non ne azzecca una!
Per quanto riguarda le previsioni economiche, per i tentativi di
“fusione”, per il mercato dell'auto (l'anno scorso aveva
annunciato che per rimanere sul mercato era necessario raggiungere la
quota di 6 milioni di auto nel mondo, da gennaio di quest'anno è
passato a 8 milioni: se già gli era impossibile quota sei figurarsi
8!) ecc. ecc.; le azzecca tutte invece per quanto riguarda la
“previsione” dei comportamenti dei sindacati confederali e del
governo italiano per cui è riuscito a fare quello che ha voluto
incidendo perfino, come sappiamo, sul modo di intendere le “relazioni
industriali” in Italia, relazioni per le quali si è fatto fare
leggi “ad padronem” con l'abolizione dell'articolo 18 dello
Statuto dei Lavoratori, ha improntato cioè relazioni secondo il
ricatto verso operai, “o accettate il piano oppure me ne vado”,
ecc. ecc. insomma nella sostanza secondo il fascismo padronale.
E cerca di usare lo stesso meccanismo
in tutte le “relazioni industriali” in giro per il mondo: si è
fatto dare soldi in Serbia, in Brasile, in Canada, ha provato a far
partire un accordo con la Russia per la produzione di una jeep,
continuando ad elemosinare denaro al governo (la banca Sberbank) ma
visto il momento la jeep prevista non partirà mai oppure ci
vorranno degli anni.
E in questi giorni ci ha riprovato
cercando di comprare di nuovo la Opel dell'americana General Motors:
confidando in una situazione che sembra difficile e di stallo tra la
GM e il partner europeo Peugeot, ha provato ad “alleggerirli del
peso ad un prezzo simbolico” come riporta il sole 24 ore del 5
ottobre (come si sa “alleggerire” si usa in un certo ambiente!) e
cioè chiedendo in sostanza che gli regalassero l'azienda come ha
fatto con la Chrysler. La risposta della GM, facendogli fare un'altra
figuraccia, è stata netta e chiara: “Non è in vendita!”
Solo che agli occhi degli osservatori
questo passo di Marchionne, se mai avesse la possibilità di
verificarsi, presenta diverse difficoltà, soprattuto per la
“gestione della capacità produttiva in eccesso: almeno un paio di
stabilimenti sarebbero di troppo.” E poi: “Quanto costerebbero
dal punto di vista sociale gli inevitabili tagli agli organici, quale
sarebbe il costo economico e chi lo pagherebbe? Fiat e Opel sono gli
unici due gruppi che in Europa hanno chiuso fabbriche nel dopo crisi
(Termini Imerese e Anversa); l'azienda tedesca ha di fatto annunciato
al più tardi per il 2016 la fine della produzione anche a Bochum
[Germania]).
Ma quale economia, ma quale
imprenditore? Anche qui come si vede il problema è tutto politico,
da un lato deve convincere i governi a dare denaro facile (il
“successo” della 500 in America – tra l'altro 32.000 vendute in
un mercato di più di 10 milioni di auto – è dovuto proprio al
fatto che in questo momento il governo Usa ha deciso di abbassare il
costo del denaro), dall'altro a cambiare le leggi per poter
licenziare meglio e far lavorare di più e senza scioperare.
Marchionne in realtà è stato chiamato
per far fare più soldi ai padroni e in questo c'è riuscito alla
grande: gli Agnelli si sono arricchiti ancora di più, e anche lui
incassa milioni all'anno in contanti come “stipendio” e in
azioni... cosa può volere di più dalla vita!
Altro che investimenti da Fabbrica
Italia! La Cisl di Bonanni e la Uil di Angeletti, stanno ancora
aspettando che Marchionne dia un segnale qualsiasi per toglierli
dall'imbarazzo della cattiva figura!
Il problema è che con la crisi in
atto, cosa che Marchionne da bravo economista non ha affatto previsto
e dalla quale non può “uscire”, non è possibile nemmeno
continuare a fare quello che si faceva, e infatti l'auto continua a
perdere quote di mercato perché le macchine non si vendono, in
generale tutte ma soprattutto le Fiat.
Il problema vero però ce l'hanno gli
operai, soprattuto in Italia che o rischiano di vedersi chiudere le
fabbriche o sono in cassa integrazione “perpetua”, aspettando che
il mercato riprenda “non prima del 2014” dice Marchionne, “non
prima del 2015” dice Squinzi, “non prima di chissà quando”
aggiungono de Benedetti e altri osservatori...
Gli operai non possono aspettare il
“mercato” e nemmeno affidarsi ai sindacati confederali tutti che
hanno accompagnato in un modo o nell'altro le azioni di Marchionne!
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