Per 10 manifestanti 90 anni di
galera: Ines Morasca (sei anni e sei mesi, Alberto Funaro (dieci anni),
Vincenzo Vecchi (13 anni), Marina Cugnaschi (12 anni e tre mesi), Francesco
Puglisi (15 anni). Per gli ultimi tre ci sarà uno sconto di pena compreso tra i
nove e i dodici mesi per l'annullamento della condanna per detenzione di
molotov. Invece restano liberi - in attesa del nuovo processo per sola la
riponderazione dell'attenuante e per il momento con il 'bagaglio' delle
condanne di appello - Carlo Arculeo (otto anni), Antonino Valguarnera (otto
anni), Luca Finotti (dieci anni e nove mesi), Carlo Cuccomarino (otto anni) e
Dario Ursino (sette anni).
Colpevolezza confermata dalla Cassazione per i dieci
manifestanti a giudizio che così diventano un capro espiatorio utile
per condannare un intero movimento di protesta. Ma condanne più lievi.
Anche se di poco. Giusto quanto basta affinché la maggior
parte dell'opinione pubblica possa essere convinta del fatto che lo
Stato non ha avuto la mano pesante solo con chi protestava e leggera
invece con i dirigenti di Polizia che abusarono del loro potere e della
loro divisa.Condanne confermate quindi ma leggermente più lievi per alcuni dei dieci imputati per i reati di devastazione e saccheggio in merito agli scontri durante le manifestazioni contro il G8 di Genova del 2001. Così ha deciso la Prima Sezione Penale della Cassazione, che ha confermato in toto, invece, la condanna d'appello per due imputati. Tutti, però, sono stati comunque riconosciuti responsabili del reato di devastazione e saccheggio, reato tutto politico come ha dimostrato la lunga e articolata disamina, questa mattina, da parte della pubblica accusa rappresentata da Pietro Gaeta. Un reato politico per una sentenza politica che sembra studiata a tavolino nei minimi particolari per poter dire che lo Stato ha punito i dirigenti delle forze dell'ordine responsabili di diritti efferati contro i manifestanti, in particolare per i fatti della Diaz e di Bolzaneto, ma al tempo stesso anche i manifestanti 'violenti' accusati di aver messo Genova a ferro e fuoco.
Peccato che mentre i poliziotti e i dirigenti condannati il 5 luglio non faranno un giorno di carcere tutti i dieci manifestanti ora dovranno scontare una pena in condizioni di privazione assoluta della libertà. Cinque di loro dovranno andare subito dietro le sbarre.
Pesanti condanne - la più alta a ben 14 anni di reclusione - inflitte a dieci persone per aver, forse - perchè le testimonianze e le prove sulle responsabilità materiali di ognuno dei condannati sono assai labili e lacunose - spaccato una vetrina o bruciato un cassonetto o lanciato un sasso.
Nel dettaglio, la prima sezione penale della Corte di Cassazione, dopo sole tre ore di camera di consiglio, ha infatti annullato con rinvio, limitatamente al diniego delle attenuanti, la sentenza della Corte d'Appello di Genova che aveva condannato Carlo Arculeo e Carlo Cuccomarino a otto anni di reclusione, Luca Finotti a dieci anni e nove mesi, Antonino Valguarnera a otto anni e Dario Ursino a sette anni. Per questi cinque imputati, i giudici d'appello genovesi dovranno riesaminare il caso esclusivamente per quanto riguarda la mancata concessione delle attenuanti. La Cassazione, inoltre, ha diminuito la pena inflitta a Luca Finotti, Marina Cugnaschi (dodici anni e tre mesi), Vincenzo Vecchi (tredici anni e tre mesi) e Francesco Puglisi (quindici anni), annullando senza necessità di rinvio la condanna esclusivamente per il reato di detenzione di bottiglie incendiarie, che ha ritenuto assorbito nel resto delle contestazioni. Per Puglisi, dunque, la pena è stata diminuita di un anno, per Finotti, Cugnaschi e Vecchi di nove mesi ciascuno. Confermate, invece, in toto le condanne inflitte ad Alberto Funaro (dieci anni di reclusione) e Ines Morasca (sei anni e sei mesi), i cui ricorsi sono stati rigettati.
La pubblica accusa di piazza Cavour rappresentata da Piero Gaeta aveva chiesto, invece, di confermare completamente la sentenza di secondo grado. e Ines Morasca (sei anni e sei mesi), i cui ricorsi sono stati rigettati.
Alle 20 alcune reti e organizzazioni della sinistra si sono date appuntamento a Roma, in Piazza Trilussa, nel quartiere di Trastevere, per commentare assieme la sentenza e decidere ulteriori iniziative di denuncia e di protesta.
Intanto cominciano ad arrivare le prime reazioni.
"Ingiustizia é fatta" ha detto l'avvocato Francesco Romeo, uno dei difensori degli imputati. "C'é una sproporzione abissale tra queste pene inflitte a persone che hanno danneggiato cose ed edifici e quelle inflitte a chi ha chiuso il percorso processuale senza dover pagare alcun prezzo alla giustizia per aver seviziato delle persone" ha aggiunto in riferimento alle lievi condanne inflitte ai dirigenti degli apparati di sicurezza dalla stessa Cassazione lo scorso 5 luglio.
''Ho sempre sostenuto che le condanne comminate in appello per quei 10 ragazzi erano aberranti'' ha invece detto a caldo Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso dalle forze dell'ordine a Genova proprio durante il G8 del 2001. ''Hanno caricato su un manipolo di ragazzi la responsabilità totale di quello che successe allora - ha aggiunto Giuliani - e il computo delle pene fu addirittura più alto di quelle comminate per i massacri della caserma Diaz. La cosa che mi preoccupa é l'accusa di devastazione: una norma del codice Rocco recuperato in uun'aula di tribunale dell'Italia democratica per giustificare una cosa assurda''.
da contropiano
Genova G8: Cassazione, ingiustizia è fatta
Ore 19.45, la sentenza viene letta in Cassazione. Ci vogliono alcuni minuti perché le posizioni sono diverse per i dieci manifestanti condannati per devastazione e saccheggio. Alla fine, queste le prime notizie, ci sono cinque manifestanti che si sono visti annullare la condanna con rinvio al processo di appello, tre ricalcoli di pena e due conferme della condanna ma il dato che non varia, al di là delle posizioni personali e soggettive – importantissime – è il dato politico. Come si fa ad arrivare undici anni dopo un terzo grado di giudizio per dieci manifestanti che sono accusati per azioni contro cose, mentre la sentenza per le sevizie e le torture nel caso Diaz ha visto condanne, ma senza carcere?L’Avvocato Romeo a Radio Popolare: “Cinque persone da oggi entrano in carcere e altre cinque affronteranno un nuovo processo. La Cassazione ha confermato l’impianto della Coprte d’Appello. Per noi difensori ingiustizia è fatta. Il prezzo dei cittadini condannati è enorme, per azioni che sono state commesse su cose e non verso persone”.
Un verdetto che non modifica il primo e il secondo grado. Il reato fu inserito ai tempi dl fascismo, ma è quanto di più utile per la repressione contemporanea, che non riguarda solo i fatti di Genova undici anni fa, ma anche tutte le occasioni in cui si esprime il dissenso, anche in forma non pacifica, ma comunque contro cose e non persone.
Con la sentenza della Cassazione ci sono persone che sconteranno fino a quindici anni di carcere. Con buona pace per chi non solo se l’è cavata con una sospensione di qualche anno, grazie alle coperture guadagnate con la divisa. Il paragone con la sentenza per la Diaz è inevitabile. Quale devastazione e saccheggio si chiedeva ieri in una lettera appello Enrica Bartesaghi, presidentessa del Comitato Verità e Giustizia per Genova, che abbiamo pubblicato in questo stesso articolo.
Davanti alle immagini delle persone pestate, in ospedale, a Bolzaneto, dentro la scuola, vessate, torturate, oggi è svelato il grado di giustizia di cui si è capaci nelle aule di giustizia. Per non parlare della politica, che in undici anni non è stata solo assente, ma colpevolmente responsabile.
da eilmensile
http://www.eilmensile.it/
Nessun commento:
Posta un commento