Da alcuni giorni l'Ilva è nell'occhio del ciclone, come se
fossimo alla vigilia di una tempesta.
Chi l'ha avviata e dichiarata questa guerra è l'Ilva di Padron
Riva, i suoi strumenti sono stati innanzitutto un gruppo di capi,
impiegati e galoppini che si firmano in maniera truffaldina “I
lavoratori Ilva', e che seminando terrore e allarmismo cercano di
coinvolgere tutti i lavoratori in una guerra e una crociata sbagliata
e perdente a tutela principalmente degli interessi dei padroni, il
cui unico interesse è di fare profitti sfruttando gli operai e
eludendo fin dove è possibile le leggi sulla sicurezza e di tutela
della salute e dell'ambiente, che hanno provocato in questi anni
morti sul lavoro, morti da lavoro, tumori e malattie professionali
rendendo Taranto, una delle capitali di queste fabbriche della morte.
Chi doveva fermare la mano di Riva in questi anni, imponendogli
tutela della sicurezza e dell'ambiente, oltre che salari e diritti?
Innanzitutto gli operai Ilva e le loro organizzazioni sindacali con
la lotta. Questo non è avvenuto perchè i sindacati confederali sono
alleati e complici dell'azienda e ne hanno favorito piani, interessi
e profitti, traendone vantaggi e carriere, e gli operai non sono
riusciti a sottrarsi a questa situazione diventando prede consapevoli
e inconsapevoli di un cinico odioso ricatto occupazionale. Questo ha
aggravato la situazione e l'ha resa progressivamente peggiore
portandola a un punto assai grave.
Le inchieste e le perizie della magistratura non hanno creato il
problema ma lo hanno solo reso evidente.
Di fronte a questo l'Ilva di padron Riva non vuole pagare pegno
delle sue responsabilità, vuole che lo Stato paghi i costi della
situazione che la gestione della fabbrica nell'interesse della
produzione per fare sempre più profitti ha creato. Insomma il
padrone dice 'i profitti sono miei e guai a chi me li tocca', anzi
voglio continuarne a fare come prima e più di prima, le perdite sono
vostre.
Per ottenere questo padron Riva per coprirsi le spalle ha cambiato
il suo gruppo dirigente, per salvaguardarlo e metterlo al riparo
dalle inchieste della magistratura e per mettere al loro posto dei
prestanome, quali questo ex prefetto ed ex candidato sindaco di
Milano del PD Ferrante, che sa di siderurgia meno dell'ultimo operaio
e che in questi giorni a Taranto è venuto a fare rappresentanza e
turismo: una sorta di 'pupo di pezza' che interloquisca con Governo,
Regione ecc. per smorzare i danni e ottenerne i vantaggi politici ed
economici a sostegno del padrone. In fabbrica invece l'arma del
padrone sono coloro che si firmano “Lavoratori Ilva” e che hanno
oggi piena agibilità in azienda di fare e dire tutto quello che
vogliono.
Questi signori come piccoli sciacalli cavalcano le giuste paure e
preoccupazioni degli operai, che certamente non vogliono perdere il
posto di lavoro per diventare una sorta di ridicola guardia
pretoriana del padrone.
Di fronte a questo 'disastro provocato e annunciato 'ad arte'
tutti corrono, governo, regione, istituzioni, sindacati, al capezzale
di Riva per vedere come aiutarlo a uscire dalla situazione, mettendo
a disposizione dai 100 ai 300 milioni di euro e facendo una pressione
congiunta sulla Magistratura - che quando non fa niente è denunciata
giustamente come complice del padrone, quando fa qualcosa viene messa
sotto accusa di provocare il disastro sociale, la chiusura della
fabbrica, il licenziamento degli operai.
Gli operai coscienti di questa fabbrica devono innanzitutto
sottrarsi a questo gioco del padrone e dei loro servi, dimostrare coi
fatti di saper ragionare con la loro testa, organizzandosi
autonomamente nello Slai cobas per il sindacato di classe Ilva, con
dignità e coraggio per tutelare lavoro, diritti e salari dagli
attacchi di padroni e governo Monti, ma anche tutela della sicurezza
e salute in fabbrica e in città dall'attacco che viene da padron
Riva innanzitutto.
La loro arma è l'organizzazione e la lotta in fabbrica e non la
'marcia a comando' come soldatini senza cervello da film di Charlot.
Solo questa lotta operaia autonoma può salvare lavoro e ambiente
e creare una grande unità tra operai e città, ogni altra strada
porta davvero alla rovina degli operai, della fabbrica e della città.
Slai cobas per il sindacato di classe ILVA
cobasta@libero.it
via Rintone 22 Taranto
14 luglio 2012
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