Il Vertice europeo tenutosi a Roma ha rappresentato un davvero pallido tentativo di unità nell'intervento nella crisi onde evitare che si aggravi. Il segnale politico venuto dalle elezioni greche, insieme ai precedenti segnali venuti dalle elezioni spagnole e francesi mostrano che, sia pur con qualche contraddizione, i governi nazionali restano allineati alla soluzione tedesca della crisi e le pressioni sulla Merkel non cambiano la sostanza del problema, la palla ritorna sempre e comunque ai governi nazionali che cercano di gestire le soluzioni nazionali scaricando la crisi sugli operai e le masse popolari, sui lavoratori del Pubblico Impiego e sullo Stato sociale.
Anche
la politica di Hollande potrà cambiare le forme ma non la sostanza
dei problemi.
Comunque
le aperture dell'ultimo Vertice verso ulteriori fondi da immettere
nel circuito e l'accenno alla Tobin tax servono a rafforzare l'unità
e l'immagine di questi Vertici per consentire ai vari governi di
contenere la crisi di consenso.E'
sulla crisi di consenso che ora fondamentalmente si lavora.
Le borghesie imperialiste europee fronteggiano un problema interno. Quello rappresentato dall'estrema destra sia esplicita,
Le Pen, Alba dorata greca che implicita, molto più
pericolosa, interna alle attuali maggioranze e che nell'accentuarsi
della crisi e delle contraddizioni verrà ancora più allo scoperto
in ognuno dei paesi, nelle forme adatte. Nel nostro paese questa
estrema destra si chiama e continua a chiamarsi Silvio Berlusconi,
che lungi da essere un cane morto come si sono affrettati a
dichiarare tutti, è lì a sostenere il governo tecnico, come la
corda sostiene l'impiccato.
La
dittatura dei tecnici fa leva sulle contraddizioni nella maggioranza
governativa per marciare decisa nelle riforme richieste dalla
borghesia e nella loro estensione in tutti i campi della società –
vedi articolo sull'ultimo numero di giugno di proletari comunisti - ma
chiaramente accentuandosi con questo agire la crisi di consenso verso
le masse popolari e divenendo il PD di Bersani il suo principale
puntello, apre la strada al riemergere dell'estrema destra
berlusconiana come soluzione. Berlusconi da causa vuole trasformarsi
in soluzione. E in questo filone confluiscono, che lo vogliano o no,
l'antipolitica e il grillismo.
Monti e PD stendono un tappeto
dorato a questa situazione.
Questi movimenti interni alla borghesia hanno nei confronti delle masse popolari un solo e unico
sbocco: moderno fascismo come
sistema di trasformazione dello Stato, fascismo padronale e neo
corporativismo, Stato di polizia per contenere e reprimere le lotte
proletarie, i movimenti di opposizione.
La
mancata assunzione della categoria del moderno fascismo come fenomeno
globale, dalla fabbrica allo Stato, dallo Stato alla fabbrica, dal
sociale al politico e dal politico al sociale, è l'elemento debole
delle forze che sono effettivamente all'opposizione della borghesia,
del suo Stato e dei suoi governi, così pure del sindacalismo di base
e di classe e dei movimenti. La visione di quest'insieme di forze
dell'attuale stato della situazione risulta complessivamente
edulcorata e l'orizzonte resta complessivamente riformista e
socialdemocratico, anche quando la denuncia è forte, la lotta è
vera e gli obiettivi dichiarati più radicali.
Per
i comunisti conseguenti e le avanguardie proletarie coscienti non si
tratta certo di giudicare e stare a guardare, ma di agire con
determinazione su tutti i piani, ideologico, teorico, politico,
culturale, organizzativo, ponendosi alla testa e non alla coda delle
lotte e dei conflitti comunque in corso in tutti i campi, per
costruire con spirito critico e senso pratico gli strumenti necessari
all'obiettivo della guerra di classe e della 'nuova Resistenza' per il potere proletario.
Questa
linea vale per la costruzione del Partito, per lo sviluppo del Fronte Unito, per l'organizzazione della Forza combattente.
Proletari
comunisti / PCm – Italia.
24 giugno
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