Fredda mattinata ieri al Cantiere Navale di Palermo per i pochi operai, soprattutto dell’indotto, che entrano alla spicciolata e con i quali i compagni del circolo discutono, tra un volantino e l’affissione delle locandine, delle iniziative dell’accanimento del governo Monti sull’art. 18 e sulla presa di posizione dei sindacati e di Bonanni in particolare che ha detto di essere d’accordo su una “robusta manutenzione” dell’art. 18, nella sostanza un sì all’abolizione; della mancanza di commesse, del poco lavoro, della cassa integrazione a rotazione che non è più finita …
La pesantezza delle decisioni del governo spinge gli operai a chiedersi cosa dobbiamo fare… i compagni del circolo, riassumiamo in breve, dicono la loro, partendo dallo sciopero del 27 e invitano alla costruzione dell’organizzazione politica che manca alla classe operaia e a partecipare attivamente al circolo…
In giornata arriva poi la brutta notizia, riportata dal Giornale di Sicilia che la gara d’appalto per la ristrutturazione del bacino di carenaggio da 19 mila tonnellate non se l’è aggiudicata la Fincantieri ma un’altra azienda, cosa che esclude l’impegno produttivo dell’azienda.
Si tratta di una assurdità e che ci fosse questo “pericolo” lo avevamo detto in precedenza.
Assurdità che cominciano dal livello di ribasso con il quale si aggiudicano le gare, che in questa occasione arriva al 27,11 per la azienda che ha vinto, passando per il 17 per cento della seconda e arrivando solo al 2 per cento della Fincantieri. Il “massimo ribasso”, si capisce, si scarica poi sugli operai.
Assurdità nel fatto che nella sostanza l’offerta di Fincantieri è stata voluta per perdere l’appalto, continuando nella politica di disimpegno progressivo dalle attività che potrebbero comunque far lavorare gli operai. Non si può immaginare, infatti, che dirigenti d’azienda non sappiano come vanno le cose nel “mercato”, come lo chiamano loro.
Assurdo che ancora una volta i sindacati presenti in azienda non sono stati in grado, o non hanno voluto, mobilitare gli operai per imporre che la ristrutturazione venisse fatta dagli operai della Fincantieri stessa per ovviare almeno per il momento alla mancanza di commesse serie, naturalmente derogando alle norme sulle gare d’appalto, ecc.; il fatto è che ormai ogni loro azione, o non azione, è comunque negativa per gli operai, e in questo senso le dichiarazioni del sindacalista della Cgil Calà sono a dir poco ingenue, “Speravamo che Fincantieri riuscisse a competere, per dare respiro alla manodopera interna e alla carenza di lavoro”, dobbiamo ricordare che chi di speranza vive…? Non solo ma l’“ingenuo” sindacalista continua dicendo che i sindacati sono preoccupati perché il bando del bacino di 19 mila tonnellate, a differenza di quello per i lavori del bacino di 52 mila, non contiene la clausola di salvaguardia a tutela dei livelli occupazionali del Cantiere.[sott. ns.] Così, nel caso di nuove assunzioni, l`impresa vincitrice non dovrà garantire la precedenza ai lavoratori appartenenti al bacino del Cantiere colpiti dalla crisi occupazionale, ovvero dell`indotto.
E chi avrebbe dovuto lottare per inserire questa clausola di salvaguardia?
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