da bgreport
E’ fissata per venerdì 10 febbraio alle ore 21, presso il piazzale degli Alpini, e si prevede l’affluenza di militanti da tutta la Lombardia. Il ricordo delle vittime delle Foibe è il pretesto, ma la dimensione regionale della chiamata ha il sapore della prova di forza, considerata la sistematica opposizione che le iniziative di Casa Pound hanno incontrato fino ad oggi a Bergamo. Pare che l’iniziale intenzione di lanciare una manifestazione sia stata ridimensionata in favore di un presidio, a seguito della riluttanza della Questura ad autorizzare l’iniziativa, forse in virtù delle problematiche nella gestione dell’ordine pubblico ad essa inevitabilmente connesse. Certo non è difficile immaginare l’imbarazzo del questore nell’apporre il nulla osta, considerata l’ondata d’indignazione che negli ultimi mesi, in tutto il paese, ha investito l’organizzazione neofascista, dopo la strage di cittadini senegalesi consumata a Firenze proprio da un suo militante, Gianluca Casseri.
Se le recenti polemiche hanno posto l’accento soprattutto sull’esplicito accostamento ideale di Casa Pound al fascismo, gli episodi di violenza che hanno coinvolto militanti dell’organizzazione fin dalla sua nascita rappresentano un aspetto della questione, certamente meno dibattuto, ma non per questo trascurabile. Gli episodi sono innumerevoli, a cominciare dai fatti di piazza Navona, nell’ottobre del 2009, quando un gruppo di militanti di Casa Pound, muniti di caschi e bastoni, si scontrava con i partecipanti ad una manifestazione studentesca, fino alla più recente aggressione ai danni di un gruppo di giovani del Partito Democratico, episodio a cui ha fatto seguito l’arresto del dirigente di Casa Pound Alberto Palladino. D’altro canto, lo stesso leader nazionale Gianluca Iannone è stato condannato nel2009 a4 anni di reclusione per l’aggressione ad un carabiniere in quel di Predappio, dove lo stesso si trovava per la guardia d’onore alla tomba di Mussolini.
Alcuni elementi emersi dalla corrispondenza riservata dei dirigenti di Casa Pound, carpita e resa pubblica dall’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre nel luglio del 2009, costituiscono poi fonte di motivata preoccupazione. Il giornalista Saverio Ferrari ha fatto osservare come la struttura compartimentata di Casa Pound presenti forte analogie con l’impianto già sperimentato dalle formazioni neofasciste degli anni settanta. Nel corso di queste corrispondenze sarebbe stato lo stesso Iannone, sotto lo pseudonimo di “Geronimo”, a fornire ai suoi quadri le istruzioni sulla struttura “militare”: «Compito dei coordinatori regionali è individuare gli attivisti più portati a discipline marziali e unirli sotto il servizio d’ordine locale. Il servizio d’ordine deve essere basato su un reale allenamento settimanale e una serie di letture mirate che saranno comunicate in seguito. Bell’aspetto e sangue freddo sono solo i primi due requisiti per accedere a questa struttura che avrà riunioni nazionali e compiti delicati». Ma quali sono i “compiti delicati” di cui parla Iannone?
Vi è poi un’altra storia che, pure non riguardando direttamente Casa Pound, costituisce un elemento sconcertante nella biografia dell’organizzazione. Nell’aprile del 2006, a seguito di una rapina presso una filiale Carivit di Civitavecchia, degenerata poi in una sparatoria con i carabinieri, le forze dell’ordine procedevano all’arresto di 5 persone, indicate dalla stampa locale come assidui frequentatori della sede romana di Casa Pound, presso cui uno di essi risultava persino residente. Il gruppo veniva sorpreso poco dopo presso una abitazione di Civitavecchia, dove veniva rinvenuto anche un fucile mitragliatore modificato per sparare proiettili calibro 5,56 Nato. La strage a sfondo razziale compiuta a Firenze da Casseri, che disponeva di una Magnum 357 con proiettili fabbricati in casa, confermerebbe la confidenza con le armi da fuoco di personaggi vicini all’organizzazione. Certo potrebbe trattarsi di due casi isolati, che suonano però come un campanello d’allarme.
In Lombardia Casa Pound è approdata inizialmente a Milano, come emanazione del circolo Cuore Nero, tra i cui fondatori spiccava la figura di Alessandro Todisco, già leader milanese di Hammerskin Nation (network internazionale originato a metà degli anni ottanta da una costola del Ku Klux Klan). Prima della nascita di Cuore Nero, la sede storica degli hammerskins milanesi era la tristemente nota SkinHouse di via Cannero, abituale luogo di frequentazione del gruppo di naziskins responsabile di una serie di accoltellamenti avvenuti nelle province di Bergamo e Milano tra l’estate del 2004 e la primavera del 2005. La stagione di violenza squadrista culminò in una serie di episodi che produssero non poco scalpore negli ambienti della sinistra bergamasca, come l’incendio doloso del centro sociale Pacì Paciana, l’accoltellamento di 3 suoi militanti e, alcuni mesi più tardi, di un giovane appartenente al Collettivo Autonomo Antifascista di Seriate.
A conclusione dell’esperienza di Cuore Nero, secondo quanto recentemente riportato dall’Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre, l’uscita di scena di Todisco avrebbe aperto la strada a Marco Clemente come nuovo leader di Casa Pound a Milano. Clemente, già candidato con il PDL alle ultime comunali, era stato travolto la primavera scorsa da un’autentica bufera mediatica in seguito alle indiscreazioni circa l’intercettazione ambientale di una presunta conversazione dello stesso con Giuseppe Amato, considerato uomo del clan Flachi. Stando a quanto riportato nell’ordinanza del gip Giuseppe Gennari, Amato si sarebbe lamentato di un commerciante che rifiutava di pagare il pizzo e Clemente avrebbe risposto lapidario: «Speriamo che muoia come un cane». D’altronde, diversi osservatori hanno sottolineato come, a Milano, Quarto Oggiaro (dove Casa Pound ha installato la sua sede) offra uno spazio di contiguità tra “onorate famiglie” e ambienti della destra. Il caso più eccellente è forse quello di Ciccio Crisafulli, esponente di Cuore Nero e nipote ed “erede” del boss Biagio Crisafulli, il “Re di Quarto Oggiaro”.
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