il quadro delle fabbriche in crisi
L'AQUILA. Chissà cosa ne pensano, delle esternazioni del premier Monti in merito alla «noia» del posto fisso, tutti quei lavoratori aquilani che rischiano, da un giorno all'altro, di perdere per sempre il loro posto di lavoro. La cronaca sindacale del territorio è da anni un triste bollettino di guerra. Dopo il 6 aprile 2009 la situazione è drammaticamente peggiorata. A leggere i titoli dei giornali sembra di parlare sempre della stessa vertenza. In realtà, a ben vedere, sono vicende diverse, si passa da una fabbrica all'altra, da un settore all'altro, da un'emergenza all'altra. Dietro ci sono le storie di centinaia di persone: cassintegrati, lavoratori in mobilità, precari, giovani e meno giovani, uomini e donne. Ci sono questioni tristemente note, come quella della Finmek. Altre più recenti, ma altrettanto gravi, come quella della Otefal di Bazzano, della Intercompel e della P&A Service, della Fida Spa del polo elettronico, che ha chiuso definitivamente i battenti. E poi la Selex Elsag, dove i dipendenti attendono ancora di sapere se verrà costruito il nuovo stabilimento. Ancora, e siamo in un settore apparentemente solido, il caso del polo farmaceutico, messo a rischio dal decreto del governo sulle liberalizzazioni. Infine, la vertenza del personale dell'ex casa di cura Sanatrix che per una firma mancata ancora non viene ricollocato dalla clinica privata Villa Letizia. FINMEK. Dopo anni di cassintegrazione a 700 euro al mese, gli ultimi «reduci» di quello che un t
empo è stato il polo elettronico aquilano non possono godersi neanche la pensione: in 150 (compresi alcuni colleghi della Compel) non possono accedervi direttamente, a causa degli effetti della riforma del sistema pensionistico. Si cerca una via d'uscita, la speranza è un emendamento al decreto Milleproroghe. OTEFAL. L'azienda specializzata in laminati opera in regime di concordato preventivo: entro marzo va sanata la prima tranche del debito di 8 milioni di euro. In ballo ci sono 200 posti di lavoro. GRUPPO COMPEL. Il 15 febbraio arriva all'Aquila l'amministratore Francesco Carvelli: dovrà chiarire che fine faranno i circa 100 dipendenti dei due stabilimenti aquilani, la Intercompel e la P&A Service, alle prese con una drastica mancanza di commesse. Si parla di liquidazione per la Intercompel e di vendita per la P&A. FIDA. Qui la parola fine è stata già messa: l'azienda elettronica è stata chiusa nei mesi scorsi con 60 lavoratori, tutti giovani, a casa. SELEX. I 150 dipendenti, dislocati in altri siti dopo il terremoto, hanno dichiarato lo stato di agitazione: vogliono sapere se e quando verrà ricostruito lo stabile. MENARINI. Il direttore generale Carlo Colombini lancia l'allarme: «Noi costretti a delocalizzare se non cambia il provvedimento sulle liberalizzazioni». Nell'azienda farmaceutica lavorano 120 persone, altrettante nell'indotto. Sono 700 gli addetti del settore, che all'Aquila conta anche Dompè e Sanofi Aventis. SANATRIX. Nonostante da due mesi sia stato raggiunto l'accordo per il riassorbimento dei 59 ex dipendenti da parte della clinica Villa Letizia, manca la voltura di autorizzazione del Comune. E i 59 lavoratori restano in cassa integrazione.
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