anticipiamo la lotta contro il governo protestando contro Formigoni !
Il Pirellone accelera
sull'articolo 18
Pronto il pacchetto «per la crescita, lo sviluppo e
l'occupazione».
Il governatore Formigoni: «Non c'è nessuno strappo»
Quattro righe e 48 ore per rivoluzionare il mondo del lavoro. Domani la
giunta di Roberto Formigoni approverà il pacchetto di misure «per lo
sviluppo e l'occupazione». La legge «Cresci Lombardia», come l'hanno
ribattezzata al Pirellone, introduce di fatto un parziale superamento
dell'articolo 18 per i dipendenti da ricollocare sul mercato del
lavoro. «Garantire una indennità di terminazione, di durata e d'importo
proporzionati all'anzianità di servizio del lavoratore, in cambio della
rinuncia espressa da parte di quest'ultimo a qualsiasi rivendicazione
giudiziale». Eccolo il totem abbattuto, come anticipato dal Sole 24 Ore
di mercoledì. Un risarcimento in caso di esubero, e addio
all'impossibilità di licenziare senza giusta causa.
Roberto Formigoni
prova a minimizzare: «Non è un'abolizione dell'articolo 18. Non è la
Regione che fa contratti. Si tratta di misure che siamo pronti a
introdurre per facilitare il dialogo fra le parti sociali in vista
della contrattazione territoriale». Quanto alla concorrenza col tavolo
avviato da Monti, Formigoni assicura: «Non c'è nessuna gara, ma nemmeno
la voglia di aspettare, perché siamo la Lombardia, la regione più
produttiva d'Italia». E ancora: «Siamo attentissimi a quello che il
governo nazionale fa, però abbiamo ritenuto che la Lombardia possa e
debba fare di più». Invoca «flessibilità», anche il vicepresidente
leghista Andrea Gibelli, a conferma dell'accordo tra i due partiti
della maggioranza che «blinda» il provvedimento.
E nel mirino di
Palazzo Lombardia non c'è solo l'articolo 18: lo stesso progetto di
legge introduce anche il principio del reclutamento su base
«territoriale» degli insegnanti lombardi. Cgil sul piede di guerra,
anche in questo caso, mentre l'assessore Valentina Aprea, appena
insediata, ha benedetto la novità: «I provvedimenti che introducono
maggior autonomia avranno sempre il mio sostegno».
Alessandra Coppola e
Andrea Senesi9 febbraio 2012 (modifica il 10 febbraio 2012)©
RIPRODUZIONE RISERVATA
Metalmeccanico è crisi Raddoppiano lavoratori
in cassa
Gelo su Milano, Lecco e Varese
Aumenta del 54% il numero di
impiegati del settore in cassa integrazione ordinaria, mentre i
licenziati passano a 4.109. Ancora insufficiente il numero di contratti
di solidarietà. Bergamo, Brescia, Brianza e Mantova tra i territori più
coinvolti
Milano, 9 febbraio 2012 - Gelo sull'industria metalmeccanica
lombarda. Nel secondo semestre del 2011 sono stati licenziati 4.109
lavoratori, mentre altri 56.664 sono stati messi in cassa integrazione
ordinaria e straordinaria. Ben 2.224 sono le aziende colpite dalla
crisi (erano 1.994 nel semestre precedente). E' quanto emerge dal
32esimo Rapporto semestrale presentato a Milano dalla Fim Lombardia, il
sindacato della Cisl del settore metalmeccanico.
"La situazione è
drammatica: non solo le situazioni di difficoltà non si risolvono, ma
continuano ad aggiungersene di nuove - ha affermato Nicola Alberta,
segretario generale della Fim Cisl Lombardia -. La Regione deve
intervenire al più presto con un rinnovato impegno sulle politiche
industriali e settoriali. Occorrono interventi pubblici di sostegno
agli investimenti e all'accesso al credito, condizionati da programmi
di consolidamento industriale e piani sociali per l'occupazione da
parte delle imprese".
I dati relativi al secondo semestre evidenziano
che tutte le tipologie di sospensione sono in preoccupante aumento: la
cassa integrazione ordinaria del 54%, la straordinaria del 33%, la
mobilità del 19%. In sei mesi sono ben 1.263 le aziende che hanno
attivato nuove sospensioni di cigo per 35.415 lavoratori, 832 le
aziende con cigs per 21.249 lavoratori sospesi e 179 le aziende che
hanno proceduto a licenziamenti per 4.109 persone. Aumenta, anche se è
ancora insufficiente, l'utilizzo dei contratti di solidarietà: 97
aziende e 14.452 lavoratori nel 2011, cui si aggiungono 74 aziende e
7.649 lavoratori nel 2010. Sono quindi oltre 160 gli accordi di
contratti di
solidarietà stipulati dal 2010, per più di 22.000
lavoratori, segno di una nuova importante attenzione per questo
importante strumento di tutela dei lavoratori.
Si riduce drasticamente
la dimensione media delle imprese coinvolte da processi di crisi, che
passa dai 90 addetti per impresa del 2003 ai 38 del periodo
considerato, a conferma del drastico e costante coinvolgimento delle
piccole aziende nei processi di crisi, come dimostrato peraltro
dall'ampio utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga. I territori
maggiormente coinvolti sono quelli di Brescia (23% delle sospensioni),
Bergamo (18%), Milano (16%), Brianza (10%), seguiti da Varese (6%) e
Mantova (5%).
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