giovedì 22 settembre 2011

pc 22 settembre - sulla situazione in nepal - una nota dei compagni indiani Naxalbari che proletari comunisti condivide

Sulla situazione attuale in Nepal e le sfide che i maoisti hanno di fronte


In Nepal la partecipazione al processo Costituente, e nel governo, è stata utilizzata dalla direzione del PCNU (Maoista) per liquidare le natura rivoluzionaria del partito e affondare nella palude del parlamentarismo. Ormai da tempo questa è politica concreta di revisionismo, del deragliamento del partito dalla via della Rivoluzione di Nuova Democrazia. Ma, con la recente nomina del Dr. Baburam Bhattarrai a Primo Ministro del Nepal, grazie a un accordo con i partiti Madheshi, noti agenti dell’espansionismo indiano, si è dato un salto. Seguendo un copione già dato dai reazionari e approvato dalla direzione del PCNU (Maoista), il nuovo governo ha immediatamente consegnato le chiavi dei container in cui erano accantonate le armi dell’Esercito di Liberazione Popolare (PLA).
Dopo averlo svuotato della sua qualità combattente, attraverso le politiche imposte dalla leadership del PCNU (maoista), per completare l’opera si prepara ora la formale eliminazione di una delle superstiti, e tra le più importanti, conquiste dei 10 anni di guerra popolare. Il popolo così non ha più nulla si cui contare e viene gettato inerme tra le fauci dei lupi reazionari.
10 anni di eroica guerra delle masse e di immensi sacrifici hanno dato alla piccola organizzazione del PCN (Maoista) fama e riconoscimento internazionali. Questo partito, emerso come splendido paladino nella gloriosa storia del movimento comunista internazionale, è ormai ridotto a nient’altro che un misero partito politico che mercanteggia spudoratamente per qualche posto tra le panche della classe dominante. Gli stessi dirigenti di questa organizzazione svendono i sacrifici e la sofferenza delle masse rivoluzionarie per ottenere qualche carica ministeriale e il riconoscimento da parte dell’espansionismo indiano, al servizio dell’imperialismo. Ogni loro passo è pensato per dimostrare ai loro aakkas (padroni) che sono realmente intenzionati ad abbandonare la via della rivoluzione.
Quando dei comunisti cambiano colore e degenerano, la putredine è molto peggiore. La parola d’ordine “servire il popolo” si trasforma in “servire i padroni imperialisti-espansionisti”. Quanto più si cambia la natura di classe del partito, tanto più favore si acquisisce presso le classi dominanti. Ci si spoglia anche del velo di un minimo di moralità borghese. L’aperta degenerazione, la ricerca di benefici e lussi, prendono il posto di uno stile di vita semplice, comunista, rivoluzionario, dignitoso e modesto. I revisionisti sono il seme della reazione e i servi degli imperialisti nelle file della rivoluzione. In nessuna occasione storica hanno dovuto contagiare l'intera organizzazione, per decapitarne la forza ideologica e spogliarla del suo fervore rivoluzionario. La prima cosa che fanno per liquidare un’organizzazione rivoluzionaria è introdurvi il liberalismo al posto di una posizione ideologica ferma e chiara. Aborrono i principi del partito leninista e trasformano l'organizzazione in un forum di discussione aperto e inconcludente. Fanno delle manovre e manipolazioni la sua norma di funzionamento. Tutte queste caratteristiche sono oggi ben visibili nel PCNU (maoista).
I maoisti avevano guadagnato un vantaggio strategico, grazie ai dieci anni di Guerra Popolare che avevano liberato vaste regioni del paese e vi avevano stabilito il potere popolare. L'avanzata della rivoluzione aveva aggravato la crisi all'interno delle classi dominanti e messi all'angolo i loro padrini imperialisti ed espansionisti.
Questo costituì il contesto per l'accordo di pace del 2006 e la sollevazione di massa che pose fine alla monarchia dell’odiato Gyanendra. Il partito maoista guadagnò la posizione di unica leadership nazionale, ottenendo uno straripante sostegno per l'agenda incompiuta della rivoluzione. Ma, invece di utilizzare questi fattori favorevoli e applicare tattiche adeguate per realizzare le aspirazioni del popolo, la leadership ha deviato dai compiti strategici della rivoluzione.
Le radici ideologico-politiche di questa deviazione, comprese le diverse tendenze contenute nel passaggio a “tattiche di pace” sono già terreno di lotta ideologica all'interno del movimento maoista nepalese e internazionale.
Le opinioni del nostro partito su questo argomento, compreso il carteggio con la direzione del PCUN (Maoista), è stato pubblicato può essere letto sul n.3 di Naxalbari (http://www.thenaxalbari.blogspot.com). Questa lotta ideologica va sicuramente approfondita, soprattutto da parte degli stessi maoisti nepalesi. Ma il compito immediato che hanno i maoisti e le masse rivoluzionarie in Nepal è quello di alzare la bandiera della ribellione aperta contro il quartier generale revisionista e quindi avviare la ricostruzione del partito su solide basi marxiste-leniniste-maoiste, saldamente uniti alle masse. Devono uscire dalla palude revisionista dell'Assemblea Costituente, facendo politica e riprendendo la strada della rivoluzione. L'eredità rivoluzionaria dei maoisti in Nepal, grandemente arricchita dall’eroica guerra popolare che hanno diretto e dai gloriosi sacrifici fatta da migliaia di valorosi figlie e figli del Nepal, unita alla solidarietà senza frontiere dei popoli di tutto il mondo con la rivoluzione nepalese, rappresentano la solida base per raccogliere questa sfida. Come richiamato dalla Risoluzione politica del CCOMPOSA, “i popoli di tutto il mondo guardano ai maoisti in Nepal affinché escano da tutti i complotti, interni ed esterni, e avanzino con determinazione verso il completamento della rivoluzione di nuova democrazia”.

Krantipriya
Portavoce,

6 Settembre 2011

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