Lo scandalo Berlusconi accentua la crisi di legittimità del governo e trascina in questa crisi le istituzioni, Napolitano in testa, che coprono la sostanza ella questione che non è solo la corruzione è l'immoralità ma l'uso aperto dello Stato e delle cariche governative a fine affaristico privato, malavitoso e personali, non solo nella persona di Berlusconi ma di uomini da lui messi al governo, nel parlamento, nelle televisioni, nelle aziende e in ogni ganglio del potere borghese inteso in senso lato.
Questa piovra malata e sistemica deve essere spezzata e schiacciata. Se questo non è in grado di farlo, in una sorta di autotutela, il parlamento, allora è assolutamente necessario che intervengono coloro che pure risultano i soggetti depositari della stessa democrazia borghese e costituzione, il cosiddetto “popolo”, attraverso l'intervento diretto e l'azione diretta.
Non farlo è accettare che il peggio avanzi e diventi l'immagine e il manifesto pratico del moderno fascismo e della dittatura personale.
Per questo è necessaria non solo l'indignazione, la mobilitazione, la richiesta di dimissioni e di nuove elezioni ma la ribellione, l'atto di forza.
E' a questo che Proletari comunisti invita e fa appello.
Se fossimo un partito già ora forte e radicato nella classe operaia e sostenuto dalle forze del popolo, lo avremmo già fatto, costi quel che costi. Perchè una classe sociale e un partito che la rappresenta che non faccia questo non ha neanche il diritto di chiamare al cambiamento e alla trasformazione sociale. E proprio la profonda distanza da quello che sarebbe giusto e legittimo fare e quello che fa l'opposizione parlamentare, quella ex parlamentare di sinistra e, con chiare responsabilità minori, la stessa opposizione extra parlamentare, che mostra l'altro lato davvero grave della crisi, potremmo dire perfino più importante della crisi economica scaricata sui proletari e le masse popolari.
La mancanza di un'azione di forza degna di questo nome, crea una crisi di legittimità della stessa opposizione in tutte le sue fasi e contribuisce alla prospettiva di un futuro ancora più nero.
Per questo il nostro non può che essere un appello. Serve costruire non tanto una generica rivolta sociale ma un atto di forza politico, sostenuto possibilmente dalla rivolta sociale che intanto metta fine all'orrore senza fine costituito da Berlusconi e dal suo governo e costruisca una grossa ipoteca verso ogni futuro governo che ad esso possa succedere. Governo non solo che deve rispondere alle esigenze di difendere le condizioni di vita e di lavoro dei proletari e delle masse povere nella crisi, ma che abbia l'autorità morale per l'esercizio di una sorta di giustizia popolare nei confronti di ciò che assume il carattere di crimine, anche alla luce delle stesse leggi esistenti e della stessa Costituzione.
Se nell'opposizione alla manovra economica che attacca frontalmente i redditi e i servizi sociali essenziali all'esistenza delle masse popolari, così come nei movimenti di opposizione ai diversi aspetti della politica governativa e della borghesia (No Tav, privatizzazioni, scuole, ecc.) , non si porta con forza la necessità urgente dell'atto di forza per rimuovere questo governo, allora si è votati alla sconfitta, non si affronta l'essenziale e non si dà uno sbocco alle stesse lotte sociali, territoriali, di opposizione in corso.
Serve un fronte comune? Si. Serve mettere da parte nella fase un eccesso di identità e di appartenenza? Si. Serve unire la classe operaia a tutto ciò che si oppone alla sostanza di questo governo? Si. Serve il fronte unito dal basso delle organizzazioni sindacali che tutelino realmente, senza conciliazione, gli interessi proletari e delle masse? Si.
Ma solo se finalizzati principalmente alla costruzione dell'atto di forza. Altrimenti sarebbe una mobilitazione impotente a raggiungere gli obiettivi che essa stessa dichiara di voler raggiungere.
Proletari comunisti – PCm Italia
19 settembre 2011
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