PRIMI 100
GIORNI 2 –SECONDA PUNTATA-
DIFESA DEI POSTI DI LAVORO E ‘NUOVE’
PROSPETTIVE (EXPO?):
PIU’ LAVORO PER TUTTI? O NO? Come tutte le
Amministrazioni Locali anche quella di Pisapia si trova a dover
affrontare le mobilitazioni/la rabbia di - operai, giovani precari,
disoccupati, lavoratori immigrati -, sui quali il governo scarica la
Crisi (col beneplacito dell’uomo con la firma sempre pronta,
Napolitano, la gioia di Confindustria – che, comunque, vuole di più -,
il collaborazionismo di cisl e uil, lo stridulo “lamento” di cgil e PD
e il ‘silenzio’ di condivisione della cosiddetta opposizione). E dare
risposte in una realtà, Milano, che ha cambiato pelle; che da città
civile (la civiltà del lavoro/dei lavoratori, la civiltà culturale/del
diritto allo studio, della civiltà sociale/servizi e centri per
periferie popolari) è passata a metropoli della barbarie (clientelismo,
malaffare, esclusione,repressione,razzismo), non è né sarà facile. Ma
in questi primi cento giorni non danno segnali incoraggianti, tutt’
altro. Alcune vicende calde. LA SCUOLA, tra nidi/materne/civiche:
nemmeno è iniziato l’anno, scolastico, ed esplode la prima grana per i
32mila bambini che dovrebbero usufruire di questo servizio. Per 928 di
loro non c’è posto, perché mancano 130 educatrici. Eppure la vice
sindaco, Maria Grazia Guida, con delega all’Istruzione, aveva
dichiarato che l’anno è iniziato «senza intoppi e senza ritardi», e
subito dopo fare altre dichiarazioni: «Abbiamo le mani legate. Il
rischio è la chiusura di sezioni delle scuole materne — dice il
vicesindaco — anche se non vogliamo arrivare a questo. Fino a ora
abbiamo aperto classi e nuove sedi: quattro nidi, sette sezioni
primavera e presto inaugureremo altre tre fra materne e nidi. Ma per il
futuro, la situazione è grigia». Il famoso Patto di Stabilità.
‘Allarme’ già esternato in agosto al governo direttamente all’Unna, nel
senso di barbara distruttrice, Gelmini «L’ho spiegato personalmente al
ministro Gelmini. Se non avremo risposte adeguate e una deroga per
assumere il personale mancante nelle nostre scuole, nei prossimi giorni
faremo una pressione più forte insieme con altre città sul governo
perché è assurdo che il patto di stabilità blocchi servizi inderogabili
come quelli all’infanzia». E per non farsi mancare nulla, come estrema
ratzio, ha ventilato il proposito di prendere a contratto nelle scuole
personale esterno delle cooperative private. Tutte queste “belle”
trovate, la signora Giunta dovrebbe andare a dire agli insegnanti
precari che da inizio settembre sono in mobilitazione davanti l’USP (il
caro vecchio Provveditorato), contro i tagli della Gelmini e alle mamme
dei bambini (forse la vice sindaco si “dimentica” che le mamme sono
anche donne e lavoratrici, e non basta fare una giunta dal quoziente di
quote rosa alto, per non affrontare le proprie responsabilità). E il
ricorso alle cooperative forse è uno dei tanti tributi dovuti alla Lega
Coop/PD, che dove “hanno vinto” le gare d’appalto hanno fatto della
precarietà selvaggia il loro ‘credo’?. E sempre per quanto concerne
nidi e materne, vi è la questione qualità/costi/posti di
lavoro/appalti. Grazie alla denuncia di una ‘mamma’, la signora Lucia
Marchesi Folladori –con 3 figli-, che pur avendo diritto allo sconto
delle rate per questioni di reddito, ha messo in luce "Disinformazione
sulle agevolazioni". Visto che la domanda andava presentata entro il 31
luglio insieme alla documentazione ISEE, ma la Folladori non ha trovato
nulla nella cassetta della posta. Denunciando inoltre è anche la
difficoltà di reperire informazioni precise. Non era chiaro, infatti,
che ogni famiglia dovesse ripresentare tutti gli anni la dichiarazione
ISEE per ogni figlio. Anche nel caso il bambino fosse già iscritto al
secondo anno delle Elementari e nell'anno precedente avesse goduto
dell'agevolazione. Il rischio, quindi, è che Lucia debba pagare la
retta intera per tutti e tre i figli. Eppure la Giunta aveva assicurato
che le rette dei nidi e della refezione scolastica non aumenteranno a
breve: «Ma faremo controlli rigorosi sulle mancate dichiarazioni Isee
da parte delle famiglie. Tutti devono pagare il dovuto». E in
riferimento alla nomina del nuovo CDA (si vocifera come presidente un
nome illustre, il Professore Franco Berrino dell’Istituto Tumori,
ricercatore di fama mondiale in campo oncologico) di Milano
Ristorazione (la municipalizzata che gestisce la ristorazione), che
sotto la Moratti era presieduto da R. Predolin, sempre la sciura Guida
ha annunciato che nel cda potrebbe entrare anche un genitore,
rappresentante delle commissioni mensa, visto che sono state presentate
tre candidature sostenute ciascuna da 100 firme. «Noi vogliamo in tutti
i modi garantire un rapporto diretto di consultazione di confronto con
le famiglie, con le commissioni mensa, con le associazioni che lavorano
attorno al mondo della scuola — assicura il vicesindaco — Abbiamo già
avuto diversi incontri e faremo tavoli permanenti per raccogliere
consigli e aiuti da parte della società civile». E continuando:
«Faremo controlli rigorosi sui servizi in appalto, su quelli in
accreditamenti e una “carta di indirizzo” per le mense scolastiche». Da
parte sua Milano Ristorazione ha assicurato che non sbatte la porta in
faccia a nessuno, lasciando aperto lo spiraglio per quanti avrebbero
diritto alle agevolazioni: “Stiamo cercando di valutare con il Comune
di Milano la possibilità di una deroga almeno per chi ha vissuto
situazioni analoghe. In ogni caso potrà presentare la richiesta formale
di revisione della quota, da inoltrare alla commissione del Comune di
Milano, allegando la certificazione Isee”. A parte a rafforzare l’
attenzione su queste promesse, bisognerà tenere in considerazione che
nel recente passato Milano Ristorazione è stato oggetto di denunce
sulla cattiva qualità dei pasti e del no rispetto dei menù per i figli
di immigrati e della lotta delle ‘scodellatrici’ -le lavoratrici
addette alla distribuzione-, che si sono più volte mobilitate contro
la carenza d’organico. Sempre in zona scuola esiste la questione delle
civiche o, come ha chiarito la lotta degli studenti del serale del
Bertarelli, classi pollaio (sino a 60 alunni per classe). Eppure
Pisapia nel suo messaggio di augurio di inizio anno scolastico ai
440mila studenti-44mila insegnanti-3337 tra bidelli, segretari, tecnici-
259 presidi- il tutto spalmato su 380 istituzioni scolastiche, ha
detto: « Penso che il compito di tutte le istituzioni sia di impegnarsi
con forza perché la scuola funzioni al meglio, è un nostro preciso
dovere lavorare perché l’istruzione pubblica possa darvi una formazione
moderna e completa, in grado di aiutarvi nel percorso di crescita e
cittadinanza» e proseguendo «la scuola pubblica è infatti uno strumento
fondamentale per la conoscenza dei diritti e dei doveri civici>> e
citando l’articolo 33 della Costituzione «enti e privati hanno il
diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per
lo Stato>>. A parte la risposta piccata di Formigoni, che ha bollato il
tutto come “un ritorno all’800”, chiaramente vedendo troppa laicità
negli auguri di Pisapia, che se realmente applicati danneggerebbero
gli interessi economici degli amici di sempre del governatore della
Lombardia, gli ominidi con la tonaca, a parte questo il nostro
“arancione” Giuliano s’è preso un bell’impegno. Per adesso gli studenti
del Bertarelli, con la lotta determinata e l’occupazione, si sono
ripresi i loro diritti senza manco l’ombra della giunta, e non vorremmo
che in seguito e con la scusante del “Patto di stabilità”, questi
ragazzi subiscano lo stesso trattamento che la precedente giunta ha
riservato agli studenti del Ghandi. Le consociate e i servizi comunali:
Sogemi-Milano Sport-Anagrafe, queste le vicende calde. Il Patto di
stabilità, che significa in buona sostanza individuazione dei livelli
di risparmio (che si chiamano tagli) e sanziona i Comuni inadempienti
(quelli che sforano la spesa e non li fanno i tagli) che per Milano
rispondono alla ragguardevole cifra di 300 milioni (e si mormora che
arrivino a 400) verrà messo a regime dal 1° gennaio 2012. La soluzione
del governo per essere virtuosi è una sola – la vendita dei gioielli di
famiglia, ovvero gli immobili appetibili a palazzinari e soci -. La
giunta Pisapia nella difficoltà di rientrare di questi soldi ha
cominciato ad ipotizzare alcuni provvedimenti: vendita di SEA
(aeroporti) e Serravalle (autostrada Milano/Genova) se non si vuole
“ricorrere” al blocco delle assunzioni e quindi anche il tramontare
della stabilizzazione dei precari dall’Anagrafe agli altri servizi
comunali; sulla Sogemi Pisapia è stato lapidario: «La Sogemi — dice
Giuliano Pisapia — è una società che rischia il fallimento da un giorno
all’altro. Si rischia un nuovo caso Zincar». Il riferimento è alla
controllata del Comune, attiva nel settore delle energie alternative,
affondata per un crac da 18 milioni di euro. E più preciso è stato l’
assessore alle Attività Produttive, Franco D’Alfonso, «Ci sono due
questioni di fondo a cui dar risposta. La prima è: i mercati all’
ingrosso devono essere gestiti dal pubblico o no? Io dico no. Le
priorità sono altre, meglio che il pubblico si occupi di asili. L’altra
questione è: c’è bisogno di un nuovo Ortomercato. Le strade sono due:
ristrutturare l’esistente o trasferirlo e ricostruirlo in un’altra
area, ad esempio l’area Expo. Quale che sia la scelta, la Sogemi Spa
così come è oggi può far fronte all’investimento? La risposta è ancora
no, si illude chi pensa il contrario. La società ha un debito di 22
milioni di euro, a fronte di un fatturato di 16 milioni. Dipendesse
solo da me, chiederei quindi ai privati di investire». Non si tratta di
una privatizzazione tout court. L’idea di Palazzo Marino è che il
Comune resti controllore di Sogemi, ma che siano altri, i privati, a
gestire i mercati all’ingrosso. Le ultime 2 righe sono la valutazione
del giornalista Giambattista Anastasio, la nostra è che questa ipotesi
della giunta è privatizzazione bella e buona. Queste dichiarazioni
hanno non poco allarmato i lavoratori, circa 9000, e l’associazione dei
grossisti, AGO, che operano all’Ortomercato. I primi giustamente si
sono indignati per il fatto che nelle dichiarazioni, gli esponenti
della giunta, non hanno sottolineato che nello sfacelo di Sogemi i
lavoratori sono le vittime e non i complici. I secondi per bocca di uno
dei suoi rappresentanti, Alberto Albrizzi, ha ricordato che parte dell’
accordo col Comune (ndr votato ad aprile da centro destra e centro
sinistra) e Sogemi prevedeva la copertura dei costi di bonifica dei
tetti dall’amianto da parte dei 70 operatori. I lavori sono in ritardo
di 6 mesi ma contavano di versare comunque entro ottobre l’ultima
tranche di 2,4 milioni. Ora «visto che Pisapia ci tratta da burattini e
rimette in discussione gli accordi, come è nel nostro diritto
blocchiamo i pagamenti fino a opere finite. Spiegherà la situazione ai
lavoratori che busseranno a Palazzo Marino per reclamare gli stipendi.
Altro che suonare i fischietti, la prossimo volta gli porteremo i
pomodori in Piazza Scala>>. Come dire il Comune non rispetta gli
accordi chi paga? I lavoratori, come sempre. Stessa sorte si prospetta
per i lavoratori di Milano Sport (che tra l’altro gestisce le piscine
comunali), anche informati a mezzo stampa, senza che venissero
convocati i loro rappresentanti sindacali, del preventivato
smantellamento della società. Ma la giunta Pisapia non doveva essere
quella delle “porte aperte” “dell’ascolto” “della trasparenza?
proletari comunisti Milano
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