Anche la Sevel, società del gruppo Fiat, il più grande stabilimento di veicoli commerciali leggeri d’Europa con oltre 5.000 lavoratori e dove viene prodotto il Fiat Ducato, pronta ad uscire da Confindustria. Si profila il modello Pomigliano.
"Avere un tavolo locale è una vittoria e Sevel si dimostra una specificità nella galassia Fiat". Si legge una certa euforia nelle parole di Nicola Manzi, segretario provinciale Uim-Uil, dopo l’accordo del 12 settembre tra sindacati (con esclusione di Fiom e Cobas) e la Sevel, il più grande stabilimento di veicoli commerciali leggeri d’Europa con oltre 5.000 lavoratori e dove viene prodotto il Fiat Ducato. "Un accordo storico" è la definizione che ne dà Domenico Bologna della Fim-Cisl. E questo è vero.
Si sottolinea, di quell’accordo, l’erogazione di un premio straordinario Sevel "fino a 900 euro in due tranche da erogare tra ottobre 2011 e febbraio 2012", si legge nel comunicato stampa di Fim Cisl e si sottolinea l’assunzione di 250 nuove giovani con contratto interinale. Ed in questo caso si tratta di un ritornello, visto che in Sevel periodicamente si annunciano assunzioni con contratti interinali. Meglio di niente, ma non certo un contrasto alla disoccupazione ed alla precarietà, come afferma con entusiasmo Bruno Vitale, segretario nazionale Fim Cisl. Il quale addirittura si spinge a dire che quello firmato da Fim, Cisl, Fismic e Ugl sarebbe "un accordo importantissimo che valorizza una contrattazione innovativa volta ad aumentare i salari laddove si creano condizioni produttive positive". Siamo alla pura propaganda.
Quel premio, si legge nell’accordo, "sarà corrisposto in via straordinaria" e "una tantum". Dire quindi, come fa la Fim Cisl, che si aumentano i salari, è una balla colossale. Pura propaganda che non corrisponde a realtà, come verificheranno gli operai e le operaie Sevel leggendo le prossime buste paga.
E si omette di specificare che la possibilità di erogazione di quel premio straordinario rimane tutta in mano alla Sevel, visto che sarà erogato solo "nel caso di raggiungimento dell’obiettivo produttivo per l’anno 2011 di 224.000". Produrre un furgone di meno significa, per operai ed operaie, non vedere un centesimo di premio che, è bene specificare, è previsto di 900 euro solo per chi avrà lavorato nel 2011 almeno 1.700 ore, dal cui computo "sono esclusi i permessi annui retribuiti, le ferie, la mezz’ora di mensa, le ore di inattività, le assenze la cui copertura retributiva è per legge e/o contratto parificata alla prestazione lavorativa, ogni altra assenza/mancata prestazione lavorativa retribuita o non retribuita a qualsiasi titolo". In pratica, un lavoratore che durante l’anno si è ammalato, o una donna incinta, o chi abbia usufruito dei permessi previsti dalla legge 104/1992 per assistere un familiare affetto da grave handicap, non riuscirà ad ottenere quei 900 euro lordi di premio. Forse otterrà qualcosa meno. Magari 150 euro lordi in due tranche ma solo se avrà lavorato almeno 1.501 ore.
La logica rimane quella Fiat: aumento dei ritmi di lavoro (anche giustificati con l’Ergo Uas, entrato in Sevel con un accordo sindacale nel luglio scorso), maggiore produttività, più straordinari (pure previsti in quest’ultimo accordo). E solo al raggiungimento di un risultato deciso dall’azienda si eroga un premio. La filosofia è che il lavoro ed il suo costo sono variabili dipendenti degli obiettivi aziendali. Altro che "Sevel specificità nella galassia Fiat".
E che siamo di fronte ad una "normalità" della Fiat modello Marchionne, è la decisione di Sevel di uscire da Confindustria. Nell’accordo è scritto che "le parti convengono di incontrarsi nel mese di novembre 2011 per definire gli assetti contrattuali da applicare in SEVEL s.p.a. con decorrenza dal 1° gennaio 2012". In pratica Sevel il prossimo novembre comunicherà ai sindacati la sua decisione di uscire da Confindustria. Che è certa dal luglio scorso, quando la Sevel, come previsto dall’articolo 8 dello Statuto di Confindustria, ha inviato all’associazione degli industriali una comunicazione scritta a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, comunicando la volontà di uscire da Confindustria. A rivelare la notizia è Paolo Primavera, presidente di Confindustria Chieti, il quale all’AGI dichiara che "l’associata Sevel Spa ha comunicato il probabile, quasi certo, recesso dalla nostra associazione con decorrenza dal primo gennaio 2012".
Pertanto, a partire dal 1° gennaio 2012, Sevel potrà considerare carta straccia il contratto collettivo nazionale ed applicare un contratto specifico come per Pomigliano. Tutto come da previsione: Sevel entra tutta nell’orbita Fiat, prima con la nuova metrica del lavoro Ergo Uas; poi con quest’ultimo accordo, in linea con il diktat di Marchionne, che lo scorso giugno, in una lettera alla presidente di ConfindustriaMarcegaglia dichiarava la volontà di Fiat di uscire dal "sistema confederale a partire dal primo gennaio 2012 nel caso in cui, entro l’anno 2011, non si fossero realizzati ulteriori passi a garanzia dell’esigibilità necessaria per gli accordi raggiunti a Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco". Tutto come era facilmente prevedibile. Compresa la "complicità" di Cisl, Uil, Fismic e Ugl.
Carmine Tomeo
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