Da oggi tutti i prezzi di prima necessità sono aumentati. Con un colpo solo, padroni, governo, con l'accompagnamento di Napolitano e la ben fragile opposizione parlamentare, rendono le condizioni anche del disoccupato, del precario, del pensionato, dell'immigrato, del povero ancora peggiori. Alla fine la crisi la pagano coloro che erano vittime di questo sistema anche quando dichiarava di non essere in crisi. E nella crisi i responsabili di esso, come persone e come sistema, mantengono le loro ricchezze e alcuni di loro perfino le incrementano.
Si può accettare tutto questo? Si può sottoporre tutto questo al gioco delle parti truccato; governo che decide e, parlamento che approva, Napolitano che firma, Confindustria che dice che è ancora insufficiente, sindacai compiacenti con timide riserve, e la litania della Camusso e di Bersani sull'iniquità della manovra.? E noi tutti che dovremmo dichiarare l'esigenza dello sciopero generale e della mobilitazione sociale? Ma per favore!
A un attacco di questo genere si risponde con la difesa rigida a partire dalle fabbriche dei salari e dei redditi, con la richiesta di un salario minimo garantito per i settori senza lavoro e senza reddito, alla ribellione aperta alla perdita del diritto a curarci, a prendere i bus, ad avere la luce e l'acqua in casa senza doverci svenare.
Ma questa difesa non può che muoversi sulla base di azioni di attacco che facciano sentire la pesantezza della condizione e la sostanza materiale dell'opposizione a tutto questo. Non per partito preso o per politica antiberlusconiana, ma rabbia e odio verso chi ci sbatte in faccia intanto ricchezza, rapina legalizzata e immunità.
Questa lotta e questa opposizione non si fa con i rituali dell'ordinaria lotta sindacale e campagne elettorali anticipate. Ma rendendo i Palazzi del potere i luoghi della finanza e della ricchezza, le sedi, le case dei ricchi e dei potenti, luoghi da assediare. O noi o loro. Non ci sono altre soluzioni. Sarà bene che ce ne si convinca.
proletari comunisti - PCm italia
19 settembre 2011
Nessun commento:
Posta un commento