I TRUCCHI CONTABILI DELLA MELONI
Niente di più falso.
La caccia al voto con l’avvicinarsi delle elezioni europee, fa delirare i governanti impegnati con i loro partiti a vendere fumo, realtà mistificate, o falsificate. Come fanno nel sostenere che, grazie al governo Meloni, sarebbero diminuite le disuguaglianze e la povertà.
Sono grossolane balle dal momento che:
1) L’attuale differenza tra potere d’acquisto dei salari e carovita è del 12,3%. Una divario accumulato negli ultimi 3 anni, con i salari reali aumentati del 4,7%, e i prezzi del 17%. Il “carrello tricolore” varato dal governo Meloni doveva contrastare il carovita, non gli ha neanche fatto solletico ed è rimasto il pesante divario del 12,3% tra salari e carovita.
2) Si fregiano dell’accresciuta occupazione, tralasciando il livello miserabile dei salari. Dividendo la massa dei salari per il numero dei dipendenti, sarebbe interessante confrontare la media salariale pro capite che ne esce, con il risultato della stessa operazione, fatta sui dati antecedenti l’occupazione “record”.
Per non dire delle condizioni di lavoro, che tragicamente parlano da sole con un crescente numero di operai, uccisi mandati allo sbaraglio per il profitto, senza formazione, misure di prevenzione e sicurezza.
3) Il governo Meloni ha affossato il salario minimo legale, poteva essere il primo passo per far uscire milioni di operai e lavoratori dalle paludi del salario e del lavoro irregolare.
4) Con l’abolizione del Rdc sono più di un milione le famiglie povere rimaste senza sussidi e senza salario. Le misure che dovevano sostituirlo, vedono finora solo 24 mila persone a fare la formazione, a fronte dei 250 mila che aveva sbandierato la ministra del Lavoro Calderone. Scrive il Fatto Quotidiano: “il governo tiene nascosti i dati su quante famiglie povere stanno ricevendo l’Assegno di inclusione (Adi) 480 euro variabile a nucleo famigliare; e quante stanno percependo l’assegno di 350 euro come Supporto formazione lavoro (Sfl)”.
La gabola meloniana
Per dare in pasto ai mass media che i salari da fame, il sussidio ai poveri, il salario minimo legale, e i poveri stessi, fossero solo questioni marginali con numeri irrilevanti, il governo Meloni è intervenuto con un colpo di mano commissariando l’Inps, dopo averne cacciato il direttore.
Nel 2023 governo e nuova direzione Inps, hanno cancellato 4,3 milioni di poveri che l’Inps aveva ufficialmente contato nel 2022. Al tempo stesso tempo hanno stabilito e ufficializzato 20.300 lavoratori poveri nel 2023. Da dove arriva questo numero?
Prima della gabola della Meloni 4,3 milioni di salariati erano riconosciuti poveri dall’Inps, perché percepivano un salario sotto i 9 euro l’ora. La commissaria dell’Inps messa dalla Meloni, ha abbassato la soglia da 9 a 7,5 euro l’ora. Perché fa riferimento allo standard europeo del 60% della retribuzione mediana, che corrisponde a circa 7,5 euro l’ora, meno di 6 euro netti.
Dopodiché l’Inps dal totale di questi lavoratori (sotto la soglia di 7,5 euro), sottrae (nel senso che li esclude) tutti i lavoratori che non hanno una occupazione permanente a tempo pieno e si arriva al fatidico numero: 20.300 salariati riconosciuti come lavoratori poveri. La gabola Meloni in un colpo solo ha fatto sparire 4.279.700 salariati poveri.
Il rapporto Istat di qualche giorno fa, non ancora addomesticato dagli emissari del governo, dice che l’Italia è l’unico paese Ue che nel 2023, ha retribuzioni reali inferiori a quelle del 2013. La Meloni vorrà commissionare anche l’Istat? Il nuovo presidente è stato nominato in questi giorni.
Saluti Oxervator. dsa operai contro
Dati statistici scelti con cura, dirigenti di INPS e ISTAT sempre più sensibili alle necessità politiche del governo, tutto per presentare una situazione sociale falsificata. Ma la realtà si fa beffa di tutti i tentativi di manipolarla.
Caro Operai Contro, un minimo recupero
salariale del rinnovo di diversi contratti di lavoro da ottobre 2023, è
bastato alla Meloni per dire che “l’aumento dei salari del 3% è
superiore all’inflazione”, lasciando intendere che con il suo governo,
si sarebbe appianato il divario tra carovita e salari.
Niente di più falso.
La
caccia al voto con l’avvicinarsi delle elezioni europee, fa delirare i
governanti impegnati con i loro partiti a vendere fumo, realtà
mistificate, o falsificate. Come fanno nel sostenere che, grazie al
governo Meloni, sarebbero diminuite le disuguaglianze e la povertà.
Sono grossolane balle dal momento che:
1)
L’attuale differenza tra potere d’acquisto dei salari e carovita è del
12,3%. Una divario accumulato negli ultimi 3 anni, con i salari reali
aumentati del 4,7%, e i prezzi del 17%. Il “carrello tricolore” varato
dal governo Meloni doveva contrastare il carovita, non gli ha neanche
fatto solletico ed è rimasto il pesante divario del 12,3% tra salari e
carovita.
2) Si fregiano dell’accresciuta occupazione, tralasciando
il livello miserabile dei salari. Dividendo la massa dei salari per il
numero dei dipendenti, sarebbe interessante confrontare la media
salariale pro capite che ne esce, con il risultato della stessa
operazione, fatta sui dati antecedenti l’occupazione “record”.
Per
non dire delle condizioni di lavoro, che tragicamente parlano da sole
con un crescente numero di operai, uccisi mandati allo sbaraglio per il
profitto, senza formazione, misure di prevenzione e sicurezza.
3) Il
governo Meloni ha affossato il salario minimo legale, poteva essere il
primo passo per far uscire milioni di operai e lavoratori dalle paludi
del salario e del lavoro irregolare.
4) Con l’abolizione del Rdc sono
più di un milione le famiglie povere rimaste senza sussidi e senza
salario. Le misure che dovevano sostituirlo, vedono finora solo 24 mila
persone a fare la formazione, a fronte dei 250 mila che aveva
sbandierato la ministra del Lavoro Calderone. Scrive il Fatto
Quotidiano: “il governo tiene nascosti i dati su quante famiglie povere
stanno ricevendo l’Assegno di inclusione (Adi) 480 euro variabile a
nucleo famigliare; e quante stanno percependo l’assegno di 350 euro come
Supporto formazione lavoro (Sfl)”.
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