giovedì 6 giugno 2024

pc 6 giugno - AFFARI ITALIANI IN ALBANIA: AZIENDE, MIGRANTI E TURISMO DI MASSA. LE “TANTE FACCE DI UN RAPPORTO NEO COLONIALE"


Gli affari italiani in Albania non si limitano agli accordi per la deportazione dei migranti: oltre alla delocalizzazione delle aziende degli scorsi decenni, è arrivato il turismo di massa. Si tratta di una nuova forma di colonialismo, rafforzato dall’asse Meloni-Rama, come esposto in un convegno che si è svolto a Roma lo scorso 30 maggio, intitolato “Pavarësi! Indipendenza! Contro il colonialismo italiano in Albania, dal CPR al turismo”. Hanno partecipato la Rete Mai più lager No Cpr, il collettivo Zane che raggruppa i giovani della diaspora albanese in Italia e i compagni della sinistra albanese del partito Lëvizja Bashkë – Movimento Insieme.

Nel frattempo proseguono i preparativi per la deportazione delle persone migranti nella

Repubblica d’Albania, paese della regione occidentale della penisola balcanica. Il ministero dell’Interno ha reso noto che il costo per il noleggio di una nave per 90 giorni, utile alle deportazioni da Lampedusa al porto albanese di Shëngjin, arriverà fino 13,5 milioni di euro. La spesa includerebbe una dozzina di viaggi, ognuno dei quali confinerebbe nel paese balcanico 200 migranti. Questi costi si aggiungono ai 65 milioni di euro previsti per la costruzione dei centri di detenzione e ai 134 milioni per 4 anni di gestione. Il tutto è appaltato ad aziende private italiane. Giorgia Meloni ha dichiarato che i centri saranno operativi da agosto, mentre secondo altre fonti giornalistiche non saranno in funzione prima di novembre. Precedentemente il governo italiano dichiarava che l’apertura sarebbe avvenuta nel mese di maggio.

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