Il pestaggio, in stile squadraccia fascista, ai danni della donna/trans a Milano, non è una pratica nuova per i vigili milanesi. La “novità”, per così dire, è un video che testimonia la violenza dei quattro agenti di polizia locale che si sono accaniti contro la transessuale prendendola a manganellate, accecandola con lo spray al peperoncino, umiliandola a pancia a terra per ammanettarla e portarla via.
Così come non è nuovo che queste violenze colpiscono a 360°, dai cosiddetti diversi o disagiati sociali (tossici-senza fissa dimora - zingari) agli occupanti di case per necessità; ai migranti (magari richiedenti asilo) costretti a bivaccare in giro per la città, dalla stazione centrale ai Bastioni di Porta Venezia.
Ricordiamo anche gli sgomberi violenti di donne con figli o dei ragazzi e proletari, che cercano di socializzare nella pubblica piazza, non potendosi permettere “la movida milanese”.
Così come non è una novità che il corpo dei vigili operi come gli altri corpi di polizia, anziché prevenire i problemi (come gli incidenti stradali, è da anni non ci sono più i vigili agli incroci delle strade, quando questo sarebbe necessario, visto che Milano è la città con un alto tasso di incidenti mortali, di ciclisti e pedoni in primis).
Così come non viene garantita la salute e sicurezza di operai che svolgono lavori per conto del Comune (ricordiamo quelli caduti dalle impalcature in pieno centro).
Per questo suona offensiva la falsa “indignazione” di Sala. Perché proprio la sua giunta, più di altre, a guida PD, ha condiviso con la destra le politiche securitarie, in nome e per conto degli interessi e dei profitti, di palazzinari e speculatori; cosi' come ha tollerato le scorribande dei fascisti di Blocco studentesco sin dentro Palazzo Marino o non ha sfrattato la feccia di Forza Nuova da uno stabile Aler in un quartiere popolare. Anzi ha fatto di più: partecipando alle commemorazioni di Ramelli, in nome della cosiddetta pacificazione nazionale cavallo di battaglia di fdl, con Meloni e La Russa in testa, ha dato e dà una mano a questo governo di fascisti che fanno i fascisti.
Per queste ragioni non possiamo rimanere silenti. Servono risposte di denuncia, come il video, ma ancor di più servono mobilitazioni di contrasto alla marcia verso il moderno fascismo, iniziative politico-ideologico-culturali, consapevoli che: 1) che non esiste un contrasto nelle aule parlamentari o nelle giunte regionali e comunali; 2) che è questo sistema capitalista/imperialista che produce guerra-razzismo-sessismo, che non si può cambiare ma si deve solo rovesciare per una nuova società senza questa barbarie.
Il 24 Maggio a Livorno un uomo che aveva appena portato via da un negozio una cuffia per cellulari e cibo per cani è stato raggiunto, immobilizzato e poi, una volta a terra, selvaggiamente preso a calci da due carabinieri.
Non sono episodi isolati, sono il ben noto “modus operandi”, di un modo di agire permanente dei vigliacchi in divisa in questo paese. Soprattutto sono figli di un clima di protezione, di sacralizzazione delle forze dell'ordine che questo governo va imponendo.
Di fronte a questo non possono bastare bastare le dichiarazioni dell'Arma che ha dichiarato “non conformi all’ agire” dei Carabinieri i fatti avvenuti a Livorno, nè possono bastare la denuncia ampia e le richiesta di punizione dei colpevoli che vengono da tanti settori democratici anche dalla grande stampa.
Noi che conosciamo bene la violenza delle forze dell'ordine, noi che conosciamo bene la loro attitudine a essere crudeli con i deboli e servili verso i forti, che conosciamo la violenza esercitata in questo paese non solo nelle strade ma anche nelle carceri, contro i picchetti e le forme di lotta dei lavoratori, contro le donne, a noi tutto questo deve ricordarci la lezione di Lenin. Lenin in “Stato e rivoluzione” individuava nei “contingenti speciali di uomini armati” uno degli elementi costitutivi dello Stato borghese. Questi uomini armati, ci insegna Lenin, non servano a difendere l'intera società come pretendono, ma servono a mantenere l'ordine costituito, cioè servono a mantenere il dominio di una classe sulle altre.
E quanti lottano per cambiare questa società, non possono non tener conto, non ricordare che ogni prospettiva di cambiamento deve contemplare, prevedere, preparare, il dover fare i conti con questi “contingenti di uomini armati”.
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