Questa Controinformazione ha al centro la situazione nelle grandi fabbriche: Stellantis e Acciaierie d'Italia;
Continua:
Su scioperi e mobilitazioni dell'area del sindacalismo di base
Nelle zone dell'alluvione la situazione è in "movimento"
Sulle fabbriche
Oggi parleremo di ciò che non appare sui giornali o nelle Tv, o appare al massimo nei trafiletti. Per cui più che di controinformazione si tratta di informazione.
Parliamo della situazione nelle fabbriche, nelle grandi fabbriche, centrali per il capitale e che devono essere centrali per la lotta di classe, per il ruolo degli operai contro i padroni e il governo.
Possiamo dire che proprio in queste fabbriche si mostra in maniera chiara, quasi ostentata da parte dei padroni, a che punto è arrivata la contraddizione capitale/lavoro, il livello di evidente manifestazione della legge tra aumento dello sfruttamento, riduzione al minimo necessario del salario, cioè della parte pagata dal capitale per conservare e riprodurre la forza lavoro e aumento del pluslavoro, che si traduce in pluvalore e profitti, con cui il capitale si sta ben difendendo dalla crisi.
E sul fronte del capitale, della ripresa della sua “salute”, a differenza dell’informazione molto lesinata che viene data sulla condizione degli operai, per non parlare sulle loro lotte, sia pur ancora parziali, la stampa da’ invece spazio.
In questi giorni, dal 26 maggio, a Trento si è tenuto il Festival dell’economia, a cui i giornali in generale hanno dedicato vari articoli e il Sole 24 ore, chiaramente giornale della Confindustria, ha dedicato per giorni numerose pagine. Ma su questo Festival parleremo un’altra volta.
Oggi, ripeto, vogliamo parlare di quello che succede nelle fabbriche per gli operai.
Partiamo da una notizia confortante. Ne abbiamo gia’ parlato in precedenti controinformazioni.
La lotta alla Stellantis di Pomigliano. Qui la protesta/la lotta sta continuando. Anche sabato scorso vi è
stato un nuovo sciopero dello straordinario, questa volta organizzato dallo Slai cobas, che ha avuto un’adesione del 40% , invece che 519 vetture cosi’ se ne sono prodotte appena 300.La ripresa dello sciopero del sabato, che si era fermata per molto tempo, ha avuto chiaramente rilancio con lo sciopero improvviso iniziato il 10 maggio e proseguito per tre giorni contro i carichi e l’aumento dei ritmi di lavoro, che ha portato da un giorno all’altro a una produzione da 10 a 20 auto a turno; uno sciopero partito dai reparti più pesanti, appoggiato dai delegati della Fiom, e dallo Slai cobas; uno sciopero anche per le condizioni di igiene e sicurezza esistenti nei reparti e negli ambienti della fabbrica, con capannoni fatiscenti e da anni dismessi; e per l’emarginazione di fatto, lavorativa e salariale degli Rcl.
La “novita’” dello sciopero di Pomigliano sta soprattutto nella sua modalita’, improvviso, partito dal basso, espressione della volonta’ di dire basta, di ribellarsi a quelle condizioni di lavoro sempre più insopportabili, In questo è un segnale, un esempio che parla sia agli altri stabilimenti Stellantis, sia ad altre fabbriche, in cui ugualmente le condizioni di lavoro peggiorano sempre più e i delegati, li’ anche Fiom, denunciano ma non organizzano fermate, scioperi, ma al massimo chiedono Tavoli.
Questa novita’ non deve rientrare nella “normalita’” anche degli scioperi del sabato; ma estendere la sua manifestazione di ribellione dal basso, fino a risultati concreti.
In questo può e deve essere un segnale anche per gli stabilimenti Stellantis, in particolare di Melfi e di Mirafiori.
Che succede in queste fabbriche, di cui la stampa parla poco, se non dalla collina del padronato?
A Melfi l'azienda ha annunciato nuovi 520 esuberi nello stabilimento di Melfi e trasferimenti addirittura in Francia e negli stabilimenti di Pomigliano, Rivalta e Termini Imerese.
Già 1.130 operai sono fuoriusciti con un incentivo all’esodo. L’azienda ha anche annunciato una riduzione da 17 a 15 turni per la lastratura e la verniciatura, come già avvenuto da un mese per il montaggio, con una ulteriore riduzione da 21 a 18 turni per la manutenzione, e la chiusura estiva del sito di produzione nel periodo che va dal 31 luglio al 20 agosto. A questo si unisce la cassintegrazione comunicata all’ultimo momento, mansioni pesanti e insostenibili.
Quindi la annunciata riorganizzazione per la transazione elettrica, e la produzione di nuovi quattro veicoli elettrici, si fara' con meno operai e aumento dello sfruttamento per chi resta.
Anche a Mirafiori l’aumento della produttivita’ ha portato a un aumento dei carichi di lavoro (dice un operaio: troppo lavoro, troppo carichi di lavoro, prima 10 pezzi, ora 15) a fronte di una diminuzione degli operai. L’accordo separato CCLS accompagna il peggioramento della situazione, a fronte di un aumento di 200 euro che non recupera affatto il salario perso, conferma l’uso dei contratti precari a discrezione dell’azienda, della flessibilita’, si parla di nuove pause da introdurre ma collegate al miglioramento della prestazione e del prodotto, non quindi per difendere la salute degli operai, e dell’aumento dei ritmi di lavoro in linea; anche una parte dei soldi è legata alla produttivita’, anche qui vi è un piano di “dimissioni incentivate”, un vero e proprio esodo, con le linee gia’ decimate da cassa integrazione.
Anche a Mirafiori gli operai, e in particolare le operaie dicono che “non ce la fanno più”:
si rovinano la schiena nel lavorare in linea, mentre ci sono tanti operai a casa in cassintegrazione, i vuoti produttivi vengono coperti con ore in più di lavoro; gli orari vengono modificati unilateralmente; i turni li comunicano spesso il giorno prima per il giorno dopo, così, dicono soprattutto le operaie, non riusciamo a riorganizzarci; po dicono glioperai non puoi neanche parlare, con i tempi che ci sono, i ritmi, ma anche per la repressione, se protesti vieni messa a fare i lavori peggiori.
Nello stesso tempo la Stellantis dichiara record di profitti nel 2022! "Le vendite sono diminuite ma compensate dai prezzi delle auto più alti. L’utile è salito del 26% Elkann ha dichiarato: “Siamo tra i primi 3 al mondo per ricavi e margini”. Stellantis mostra in maniera chiara la legge del capitale, la fonte dei suoi profitti è: sfruttamento degli operai, più carichi di lavoro, con meno operai.
Ma questo periodo può essere pieno di opportunità. Soprattutto a Melfi c’è un’area più positiva, meno passiva, più attenta. Alcuni operai dicono che forse questo è il momento giusto per muoversi, e lo sciopero di Pomigliano è visto come esempio positivo. Non dimentichiamo che qui ci sono stati i “21 giorni” che hanno davvero cambiato la faccia della fabbrica.
Oggi la centralita’ delle fabbriche, la riattivazione del conflitto di classe in seno alle fabbriche, il rilancio dei processi di autorganizzazione del sindacalismo di base e di classe sono un punto fondamentale della ripresa generale del movimento di lotta dei lavoratori.
L’altra realta’ emblematica è quella di Acciaierie d'Italia soprattutto per mostrare la eterna legge del sistema capitalista dei governi che sono dei "comitato d'affari" al servizio dei padroni.
Il Sole 24 ore annuncia che nelle scorse settimane vi è stato un incontro riservato tra il ministro Urso, e la famiglia Mittal, proprietaria di ArcelorMittal per accelerare i tempi dell’aumento del capitale pubblico nella societ Acciaierie d’Italia dal 38% al 60% Lo strumento è la conversione in aumento di capitale dei 680 milioni di finanziamento gia’ stanziati a inizio anno.
il governo prima salirebbe al 60%, ma sarebbe solo momentaneo, perchè poi cederebbe il 20% a imprenditori privati del settore,ma su questo 20% ArcelorMittal avrebbe il potere di dire SI o NO a un nuovo socio e potrebbe esercitare una propria opzione, che, quindi, lo farebbe tornare in maggioranza! Sembra una sorta di "gioco dell'oca" in cui si torna sempre alla casella di partenza.
Un "gioco" vecchio del capitale, del padrone più forte tra i padroni, e sempre attuale. Il governo mette soldi (pubblici) i padroni comandano e incassano il profitto.
Per cui per gli operai: o pubblico o privato l'attacco alle condizioni di lavoro e ai diritti è sempre uguale, sgombrando le false illusioni, la demagogia dei sindacati confederali e anche dell’Usb.
Negli ultimi giorni Taranto è stata meta di un “pellegrinaggio” di alti esponenti dei padroni, il pres. di Federacciai Gozzi, Timmermans della Comunità europea; e chi non è venuto ha rilasciato interviste, il Min. Urso, Fitto, Bernabè.
Gozzi ha fatto l’elogio della famiglia Riva, della serie “stavamo meglio quando stavamo peggio.
Quindi ha ditto che dobbiamo “seguire il modello ibrido che segue tutta la siderurgia europea e la transizione, quella dei tedeschi e dei francesi che ci dicono stanno lavorando perchè tutta la produzione dell’acciaio sostituita da forni elettrici”. Ma tutto questo lo deve fare lo Stato, solo così il privato potrà fare profitti con la fabbrica ambientalizzata; che ci vogliono investimenti per una fabbrica in cui conviveranno area a caldo, idrogeno e gas, con una montagna di soldi che deve mettere lo Stato.
Gozzi ha sostanzialmente attaccato Acciaierie d’Italia e l’attuale management rappresentato dalla Morselli, Esiste un contrasto reale nel mondo dei padroni, fare investimenti o a passare la mano.
Naturalmente i padroni hanno bisogno dell’Europa per fare tutto questo, e l’Europa si deve presentare alle masse come il “papa buono”. E la visita di Timmermans è servita a questo. Ha preso sotto la sua tonaca Taranto e ci ha mostrato come va avanti il cammino verso il “paradiso”, mettendo in bella copia il piano delle “buone intenzioni”.
Il presidente di Acciaierie d’Italia, Bernabè come sempre negli ultimi tempi fa il difensore d’ufficio dei proprietari effettivi di AdI. Poi parte dicendo che ci vogliono 10 anni per la costruzione di forni elettrici, e continua affermando che AdI è una società che ha caratteristiche completamente diverse da tutte le altre aziende,perchè lavora su impianti sequestrati e con la richiesta di conquista. Si torna, quindi, costantemente al punto: tutto ciò si può fare ma ci vuole lo scudo penale, che il governo ha gi’ rispristinato con l’ultimo decreto; ci vogliono che i soldi ad AdI affluiscano.
Ma come sta la situazione tra gli operai? Male, molto male. 2500 operai vengono messi in cassintegrazione solo a Taranto e costituiscono i futuri esuberi; nell’appalto significa gia’ rischio licenziamenti. La stampa riporta con evidenza i rifacimenti degli Altoforni, ma intanto non vi è neanche la normale manutenzione degli impianti, e il rischio incidenti e infortuni è permanente.
Qui è ancora più evidente che l’ostacolo ad una lotta sono i sindacati in fabbrica. Perchè nelle poche volte che hanno chiamato allo sciopero gli operai hanno risposto in massa, anche andando oltre le ordinarie iniziative, ma i sindacati chiedono tavoli e tavoli locali e nazionali. E c’è l’anomalia della Fiom. Se alla Stellantis la Fiom è stata esclusa dagli accordi, ad Acciaierie è lei che insieme alla Fim, Fismic, Ugl fa accordi separati, accontentandosi di miserie, mentre l’azienda dice chiaro che la cassintegrazione si trasformera’ in esuberi futuri e non tiene fede neanche al misero accordo e decide unilateralmente di aumentare la cigs.
Ma in questa fabbrica gli operai hanno una forza a loro favore: il numero. Vi sono più di 10mila operai diretti, a Taranto 8200, più oltre 3mila di operai dell’appalto.
Ma parafrasando Marx, possiamo dire che il numero senza la coscienza della lotta non basta.
Nell'area del sindacalismo di base
Questa controinformazione era assolutamente indispensabile per comprendere il senso della Controinformazione rossoperaia: vale a dire che essa cerca di dare voce agli operai che non hanno voce e di contribuire, per chi ha “voce”, a fare in un passo in avanti nella coscienza e nell'organizzazione.
Senza la classe operaia i movimenti di massa – di cui pure, in qualche maniera, si assiste ad un certo risveglio - non hanno l'ossatura centrale e l'alternativa sociale politica che possa mettere in discussione il potere dei governi e dei padroni.
Su questo una lavoratrice, la scorsa settimana, che ascolta quasi sistematicamente la Controinformazione ci ha scritto: sempre brutte notizie vengono da qua, sempre cose brutte ci raccontate.
Questa è una frase che ci colpisce. Vorremmo - eccome - raccontare cose buone; ma se dobbiamo svolgere un ruolo essenzialmente di denuncia, di smascheramento, di ciò che dicono i padroni, il governo e i loro organi di stampa è certamente perché lo consideriamo un lavoro indispensabile perché possano sorgere dalle lotte le nuove notizie, le notizie buone.
Comunque alcune notizie buone si possono dare.
Nel movimento sindacale esiste una necessità di lotta che si sta esprimendo.
C’è stato uno sciopero dell'USB. Certo, noi non abbiamo condiviso questo modo di auto-sciopero che alcune organizzazioni sindacali di base tendono ad organizzare - che spesso è di pura bandiera, di pura rivendicazione, indipendentemente dalla costruzione della forza materiale che può conquistare le giuste rivendicazioni che pure vengono poste.
Se siamo tutti colpiti dalla politica economica e dall'economia politica - che oggi, in parte, è economia di guerra dei padroni e del nuovo governo - sarebbe del tutto opportuno costruire uno sciopero generale con l'unità di tutti, perché lo sciopero generale con l'unità di tutti è la condizione per fare come in Francia, dove la lotta è in corso, ed è una grande lotta. Il giorno 6 giugno vi sarà una nuova giornata di lotta. Certo, anche lì non è che si sia vinto, la partita è ancora aperta.
I governi rispondono in maniera fascista e autoritaria alle lotte dei lavoratori. In Francia Macron non sarebbe un fascista ma come tale si è comportato rispetto alla riforma delle pensioni. Questo ci consente di dire che, quando parliamo di moderno fascismo, non è che parliamo solo della Meloni - che è una fascistella rinnovata - ma parliamo del modo di interpretare la dittatura dei padroni da parte di tutti i governi.
Il Si Cobas annuncia la possibilità di un nuovo sciopero per luglio. Come dire di no a questi scioperi! Però rifacciamo, come l'USB, uno sciopero autoreferenziale, chi ci sta ci sta? Non facciamo alcuno sforzo per farlo diventare uno sciopero più grande, più generale? Ci accontentiamo noi di avere la linea giusta, le giuste rivendicazioni? E, come tale ci comportiamo con egemonismo, arroganza, paternalismo? verso le realtà dei lavoratori, comprese fette consistenti di lavoratori tuttora organizzati dai sindacati confederali che guardano ad un'alternativa, che sentono l'esigenza della lotta vera e vedono che i loro dirigenti sindacali, fino al Landini di turno, non sono in grado né di organizzare una vera lotta e né, soprattutto, di ottenere alcun risultato in materia di salario, lavoro, diritti, salute, eccetera.
Però è positivo che ci sia questa volontà di arrivare ad un vero sciopero generale; così come sono positive le manifestazioni che sono avvenute da un arco diffuso di associazioni nella giornata di sabato che hanno rivendicato con forza il reddito, a fronte dell'attacco frontale del governo sul reddito di cittadinanza e del rifiuto assoluto di questo governo del salario minimo, che poi vuol dire salario garantito per i precari, per i lavoratori che effettivamente non hanno né certezza di lavoro né certezza di condizioni di lavoro e il loro salario è al mercato delle vacche dei bassi salari, degli appalti al massimo ribasso. Questa manifestazione di Roma è stata positiva.
Nelle zone dell'alluvione
Così come è positiva l'assemblea di Bologna che ha promosso una grossa mobilitazione per il 17 di giugno rispetto all'alluvione. Soldi per l'alluvione assolutamente insufficienti/soldi per le armi, tanti. L'alluvione gestito con la corsa di chi deve fare il commissario.
A noi fa un po' rabbia e, crediamo, dovrebbe fare rabbia anche alle popolazioni nelle zone colpite, tutte le foto della Meloni, della Von der Leyen, di Bonaccini, che vanno d’amore e d'accordo, tutti sorridenti, tutti come se stessero provvedendo, tutti come se fossero loro i salvatori, la speranza per gli alluvionati. Ma non è così!
Le masse piangono o si danno da fare in situazioni che permangono assolutamente inadeguate e questi ridono... Ridono e sono impegnati a fare i conti o a fornire aiuti che - sappiamo bene – in buona parte non finiranno nelle tasche dei lavoratori, delle masse colpite, delle famiglie, delle popolazioni, ma finiranno nelle mani dei padroni di sempre che li useranno per ricostruire la stessa condizione che la prossima alluvione creerà.
Però c'è la volontà di lotta, è questa volontà di lotta che bisogna stimolare e rafforzare.
Infine, le zone alluvionate sono piene anche di volontari, di giovani soprattutto, chiamati “angeli” – ma quando li si liscia chiamandoli “angeli”, il governo vuole usarli come supporto della Protezione Civile, come manovalanza gratuita. Questo va tenuto in conto.
Però la presenza di giovani ed iniziative di volontari comincia a dar fastidio. I Prefetti ieri hanno detto che è inutile che veniate, adesso basta, ci pensiamo noi. Ecco: quando il potere ti dice questo, vuol dire che forse un po' di fastidio glielo stai dando.
In questo senso, la costruzione di comitati popolari e la mobilitazione, non solo nell'aiuto ma neanche nel dare voce alle esigenze negate delle masse delle zone alluvionate, è una parte importante di un movimento di lotta che mette in discussione lo stato di cose presenti.
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