domenica 28 maggio 2023

pc 28 maggio - Alluvione. Dall'assemblea di Bologna: ma quali “angeli”(“we are not fucking angels”), “noi, il fango, lo buttiamo addosso ai mittenti”. 17 giugno manifestazione

Una grande e partecipata assemblea all’aperto, al Nettuno a Bologna, organizzata dal PLAT - Piattaforma di Intervento Sociale e dalla Colonna solidale autogestita (nata durante il covid), giovani compagni che in questi giorni, come tante altre realtà di movimento, stanno sostituendo Stato e Istituzioni nel soccorso agli alluvionati della Regione, da Rimini a Forlì a Ravenna e Faenza. Questi compagni, come immediata risposta al Consiglio dei ministri che ha destinato un’elemosina nel Decreto alluvione, avevano già portato due carriole piene di fango davanti alla prefettura di Bologna contro la Regione che ci consuma il suolo e che vorrebbe che questa terra diventasse l’hub della logistica nazionale e contro il governo Meloni che destina miliardi e miliardi per la guerra e, come uno sciacallo, fa la sua passerella-propaganda nelle zone colpite dall’alluvione. Di fronte all’impegno dei volontari, la risposta delle Istituzioni - oggi - è la comunicazione del Prefetto di Ravenna che dice di non venire a intralciare il lavoro!

I mezzi della Protezione Civile sono assolutamente insufficienti e quelli dell’Esercito sono inesistenti, mentre molte zone, molte case, devono ancora essere ripulite. Mezzi e uomini dell’Esercito che, invece, lo Stato aveva inviato alle esercitazioni in Sardegna mentre l’Emilia Romagna affogava nell’acqua!

Senza l’autorganizzazione popolare, senza l’impegno popolare e solidale, autorganizzato, delle organizzazioni politiche, sindacali, dei movimenti, gli effetti di quest’alluvione sarebbero stati enormemente più gravi. Non solo hanno messo in piedi la loro disponibilità personale ma hanno organizzato l’approvvigionamento di tutti i materiali necessari, dagli stivali alle pompe.

All’assemblea di ieri a Bologna hanno partecipato tutte le realtà organizzate, politiche e di movimento, di Bologna (Extinction Rebellion, Fridays For Future, Brigate solidarietà attiva, Cua, CampiAperti - Associazione per la Sovranità Alimentare, Laboratorio Crash, Bologna for Climate Justice) e con delegazioni dalla Regione, da Rimini, Ravenna, Forlì, Modena, dai centri sociali del nord est a quelli delle Marche, assieme al movimento autorganizzato per il diritto all’abitare di Bologna, al collettivo GKN al SiCobas a SGB, al comitato contro la Base militare di Coltano (dove verranno destinati 190 milioni di euro per cementificare la base) al movimento NO TAV, al comitato fuori dal fossile/contro il rigassificatore a Ravenna a Climate Class Conflict Italy. Da Paolo Pileri, docente di urbanistica al politecnico di Milano, che ha fatto appello a conoscere

per cambiare oltre all’impegno degli aiuti: ha denunciato come questi disastri che stanno avvenendo a ritmo accelerato hanno ben poco a che fare con il “naturale” ma sono dovuti al disprezzo che i governi hanno nei confronti delle masse e la Regione ER, con la sua legge sul suolo, ha dimostrato il suo fallimento. Karim del SiCobas ha messo in luce il nesso tra cambiamento climatico e migrazioni che vengono respinti in mare dai governi.

Alluvione e guerra, autorganizzazione e giustizia sociale. Assieme agli aiuti, avanza la critica anticapitalistica all’interno di una politica ecologista: da tutti gli interventi c’è la denuncia che crisi climatica e distruzione dei territori hanno un comune responsabile, che è il profitto capitalista, dei padroni, dei loro burattini amministratori, dei governi.

E’ una critica che è, sì agente, ma che è ancora sul piano della resistenza rispetto ad un sistema che soffoca le nostre vite, quelle dei lavoratori, dei giovani, delle donne, delle masse. Se le istituzioni, Stato, governi, amministrazioni non ascoltano le proposte che vengono dai territori non si può continuare così!

L’intervento che ho fatto, all’interno dei 3 minuti a disposizione, oltre ai necessari ringraziamenti per il lavoro svolto dai giovani a Ravenna come nei territori colpiti dall’alluvione, ha messo in risalto proprio che l’unica alternativa a questo sistema capitalista, oggi in putrefazione nella sua fase imperialista, è il suo rovesciamento.

Così come è ancora debole la lotta contro questo governo, fascista, del “tutto per i padroni” e per la guerra. Il suo Decreto alluvione assolutamente insufficiente per le popolazioni e la decisione della sospensione dei mutui si tradurrà in un aumento del debito per via degli interessi sospesi.

La manifestazione sarà il 17 contro un commissario, qualunque esso sia. Se verrà nominato Bonaccini, ha le mani sporche di sangue, ma se sarà un altro agirà per conto degli sciacalli della ricostruzione, una nomina che viene fatta sulla pelle degli alluvionati. Una marcia popolare a un mese esatto dall’alluvione per riportare alla Regione tutto il fango che è stato spalato.


Il comunicato finale dell'assemblea

Fermiamoli! Dichiarazione dell’assemblea popolare
Dichiarazione dell’assemblea di piazza del Nettuno a Bologna, 27 maggio 2023

Fermiamoli!

Il 17 giugno, a un mese esatto dall’alluvione: 10mila stivali per portare sotto la Regione il fango che abbiamo raccolto – Per una ricostruzione sociale dei territori

La crisi climatica ha mostrato i suoi effetti sull’Emilia-Romagna, mentre la cementificazione del territorio ha trasformato precipitazioni intense in una catastrofe con morti e devastazioni. Siccità prolungate, ondate di calore e poi inondazioni improvvise provocano disastri, mettono in discussione la possibilità di produrre cibo di qualità e di avere acqua per tutte.

Piogge intense saranno sempre più frequenti e l’acqua, su territori cementificati e impermeabilizzati, scorrerà velocemente verso il mare, lasciando alle proprie spalle la distruzione delle alluvioni e i pozzi comunque a secco. 

Eventi sempre più frequenti che distruggono case e luoghi di lavoro, ma anche gli spazi sociali e collettivi, mentre nuovi lockdown diventano normalità, con la chiusura delle scuole e dei luoghi di socialità, e tante lavoratrici e lavoratori sono costrette a mettere a rischio la propria vita perché anche in situazioni d’emergenza la macchina del profitto non si può fermare. L’ennesima crisi, che graverà sulle nostre spalle, che scaricherà con la solita violenza il lavoro di cura in primis sulle donne, sulle povere, sulle ultime. Crisi che si svolge in simultanea con la folle escalation bellica. Guerra e crisi climatica sono due riquadri dell’emergenza continua in cui viviamo. 

Tutto ciò non è un evento improvviso, è crisi climatica; è la volontà politica di investire per decenni sul costruire un territorio per il profitto e non per la vita bella e sicura di chi lo vive. E la crisi climatica è stata studiata ed annunciata, con i report sui tavoli di amministrazioni locali, regionali e governi. Sapevamo, sapevano! Di fronte a questa responsabilità, è ancora più irresponsabile affermare che “ricostruiremo tutto come prima”, e che le grandi opere vanno avanti. Dobbiamo fermarli!

La ricostruzione deve essere cura e salvaguardia del territorio, perché esso sia ospitale per quante lo abitano. Non ci servono grandi opere che, cementificando il territorio, mettono a rischio le nostre stesse vite, ma grandi scelte capaci di mettere la nostra vita degna e bella prima di ogni altro interesse.

Fermare le cause che peggiorano la crisi climatica, fermare il consumo di suolo, ricostruire socialmente i territori. Non possiamo accettare la logica dell’emergenza, che impone che le decisioni sulla ricostruzione siano prese in modo autoritario e verticale. Vogliamo soldi per la ricostruzione, basta soldi spesi in armi per le guerre! Diciamo chiaramente NO a una ricostruzione che punti a rifare tutto come prima. E NO a una ricostruzione costruita da un capo-Commissario con le mani sporche di cemento. Al contrario, dobbiamo commissariare noi chi in questi anni ha costruito il disastro. Vogliamo esercitare un legittimo potere di veto sulle scelte dannose per i nostri territori e le nostre vite. Vogliamo che le scelte su politiche e fondi non siano appannaggio di qualche capo supremo ma siano un’occasione per ripensare collettivamente i territori. Per ridisegnare socialmente, ecologicamente e radicalmente la Regione. 

Chiediamo anche la moratoria immediata su due grandi opere simbolo delle scelte irresponsabili di amministrazioni locali, Giunta Regionale e governo:

·   il rigassificatore di Ravenna, che ci costringerebbe a decenni di dipendenza dalle fonti fossili, la cui combustione è una delle principali cause dei cambiamenti climatici;

. Il Passante di Bologna, il cui allargamento consentirebbe l’ampliamento delle altre autostrade regionali, e che è l’opera simbolo della cementificazione della nostra regione con decine di ettari che verrebbero sacrificati sull’altare dell’asfalto.

Per tutti questi motivi, l’assemblea di piazza del Nettuno a Bologna del 27 maggio lancia per il 17 giugno, a un mese esatto dall’alluvione del 17 maggio, una marcia popolare che partirà alle ore 16 da piazza XX settembre a Bologna e arriverà sotto la sede della Regione Emilia-Romagna. In questi giorni, a migliaia, stiamo spalando fango in tutta la regione. Il 17 giugno questo fango lo porteremo sotto le istituzioni che hanno responsabilità con quanto successo.

La crisi climatica non ci pone solo la sfida di salvare il Pianeta, ma quella di costruire giustizia sociale e climatica. Case belle e per tutte e tutti, redditi e servizi sanitari di qualità, nuove forme di welfare, mobilità collettiva e gratuita nelle città e nelle aree rurali e montane, cura delle aree interne e appenniniche e del sistema idrogeologico, difesa del suolo e della biodiversità, nuovi spazi pubblici e forme di mutualismo cooperativo per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale, devono essere le bussole intorno al quale ricostruire dopo la catastrofe. Che il 17 giugno sia anche un grande momento di convergenza! La sfida che lanciamo è quella di andare con 10mila stivali sotto la Regione!

Spaliamo il fango con solidarietà e rabbia, perché sappiamo che non è stato un caso. Spaliamo, ma non siamo angeli mansueti come ci vogliono dipingere! Continueremo a farlo finché sarà necessario, ma siamo pronte e pronti a portare quel fango a chi vuole far finta di niente, a chi vuole decidere sulle nostre teste. Perché dobbiamo fermarli, o le cose andranno sempre peggio. Dobbiamo cambiare i rapporti di forza in questa società. Dobbiamo costruire un nuovo territorio e un nuovo futuro possibile.

Sabato 17 giugno, marcia popolare verso la sede della Regione Emilia Romagna!

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