14 alpini sono stati feriti gravemente in Kosovo.
Noi non siamo solidali con loro, non diciamo che siamo contenti perché sono stati feriti perché non sarebbe umano, pensiamo che siano soprattutto soldati mandati, non certo che hanno scelto di stare in quel posto, a quell'ora in cui sono stati colpiti e pensiamo che le loro famiglie abbiano diritto a tutta la comprensione possibile per la sorte dei loro cari.
Ma i soldati alpini sono andati lì in missione NATO per fronteggiare una popolazione che ha tutte le ragioni per ribellarsi. E chi si mette in mezzo è giusto che venga colpito.
C'è solo un modo di essere solidali con gli alpini colpiti nel Kosovo: quello di ritirarli, di levarli di
mezzo, di fronte a una situazione in cui le masse serbe di quella zona hanno ragione.Che cosa succede in Kosovo non ne parliamo a lungo in questa occasione, ma se il fuoco si accenderà e si alimenterà saremo costretti a parlarne a lungo, perché questi 14 soldati feriti possono essere l'anticamera di centinaia di soldati feriti e morti e sarebbero migliaia tra la gente del popolo, in una nuova guerra fratricida, nazionalista, serbo-albanese, che perirebbero.
Però una verità: nella zona serba del Kosovo i serbi rappresentano la larga maggioranza della popolazione. Il governo reazionario e filo NATO del Kosovo pensa di cancellarli, di aprire, attraverso la cancellazione politica, una nuova pulizia etnica. E i serbi, che sono stati protagonisti di pulizia etnica durante tutta la guerra balcanica, questa volta ne sarebbero le vittime.
In questo stato-fantoccio, in queste zone, la larga parte della popolazione è serba e fino allora esprimeva dei sindaci serbi, com’è naturale.
Il regime reazionario ha imposto che i sindaci fossero albanesi e ha cercato perfino di fare un'elezione per imporre i sindaci albanesi: il risultato è che a queste elezioni ha partecipato il 3,4% della popolazione, il governo non ne ha tenuto conto e ha imposto questi sindaci. La popolazione non li accetta - e ha tutte le ragioni.
Noi siamo solidali con la popolazione serba del Kosovo che si sta ribellando e lottando. Non solo, ma l'idea che sia una vera e propria pulizia etnica, sta nel fatto che il governo pretende nelle zone serbe di cancellare tutto, perfino le targhe delle macchine, e pensiamo, ben presto, la lingua e tutto il resto.
Il meccanismo perverso che ha dato luogo all'orrida carneficina della ex Jugoslavia torna a rappresentarsi a due passi dall'Italia, per questo l'Italia è lì, che è anche il paese imperialista, interessato e presente, in questa zona.
La NATO interviene per timore che i serbi siano filorussi e, chiaramente, finirà per considerare la popolazione serba che si ribella, filo-Putin e, quindi, gli farà la guerra, come se fossimo in Ucraina.
Ecco, la guerra che si estende, dal focolaio ucraino ai Balcani. Ogni vicenda rientra in questo crogiolo tragico della situazione mondiale che è la marcia verso una guerra imperialista mondiale che non lascia in pace nessuno.
E neanche l'Italia.
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