Ogni giorno i paesi imperialisti gettano benzina sul fuoco della guerra. Continuando le guerre in corso innanzi tutto, e poi con quelle che preparano, con il relativo aumento delle spese militari, vendita di armi ecc. Sullo “scacchiere Africa” si gioca una delle partite in corso. Nella sostanza gli Stati Uniti, preoccupati dall’allargamento della presenza dell’imperialismo russo e del suo braccio armato, formato dai mercenari della Brigata Wagner, hanno organizzato diversi incontri (Washington, Roma, Senegal) con i capi di stato e militari di tanti paesi africani cercando di “convincerli” a interrompere i legami creati. Incontri “segreti” che adesso vengono alla luce.
“Usa: forza militare in Africa contro Wagner” è il
titolo di un articolo del Sole 24 Ore del 22 febbraio scorso: l’Africa negli
ultimi anni è diventato il continente su cui tutti gli imperialisti cercano di
mettere le mani sia per l’enorme quantità di materie prime, sia per
l’accaparramento di terre, sia per scopi strategico-militari.
L’imperialismo statunitense per anni si è cullato sui vecchi rapporti e accordi in vigore con tanti paesi
africani e non si è “accorto” (“distrazione” dovuta alla spasmodica attenzione verso l’Asia e in particolare verso la Cina!) che nel frattempo, le cose stavano cambiando a tal punto che hanno da poco fatto una “proposta” alla Repubblica Centrafricana per limitare l’influenza russa!“Una forza di assistenza militare e l’aumento degli aiuti
umanitari in cambio della rottura con i mercenari russi di Wagner.” È
questa la proposta, come riporta il quotidiano dei padroni italiani, è questa
“l’offerta che l’amministrazione degli Stati Uniti avrebbe avanzato al
presidente della Repubblica centrafricana, Faustin-Archange Touadéra, in
un’operazione diplomatica svelata dal quotidiano francese Le Monde.”
Bell’offerta davvero: sostituire la forza militare di un
imperialismo con un’altra, con l’aggiunta dell’elemosina di più aiuti
umanitari! E di fatto con un ultimatum, a troncare entro 12 mesi i rapporti con
i russi, a conferma, se mai ce ne fosse bisogno, dell’arroganza senza limiti
dell’imperialismo americano.
Questa proposta, dice infatti il Sole 24 Ore, “… sarebbe stata contenuta in un documento diffuso nel dicembre 2022, in coincidenza con il vertice Usa-Africa voluto dalla Casa Bianca a Washington. Lo scambio non si configurava come un ultimatum alle autorità centrafricane, anche se fissava una scadenza di 12 mesi per recidere i legami con la società fondata dall’oligarca Yevgeny Prigozhin.” Cioè dell’imperialismo russo.
Ma quando sono arrivati i russi in Africa? Innanzi tutto,
grazie proprio ai paesi imperialisti, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna,
Italia che hanno distrutto la Libia nel 2011, spaccandola in due parti
(almeno). La Russia ha deciso di sostenere Haftar e si è insediata con tre basi
militari, allargandosi subito dopo, come riporta la Repubblica di oggi,
controllando “miniere di diamanti ed oro nella Repubblica Centrafricana, hanno
basi in Sudan ed ora puntano a rovesciare il governo di Mahamat Idriss Deby in
Ciad.” Su richiesta della Repubblica Centrafricana.
“Si ritiene che i mercenari russi siano approdati nella
Repubblica – continua il Sole 24 Ore -centrafricana nel 2018, in seguito a un
accordo che impegnava Mosca a fornire ‘formazione militare’ a uno stato piagato
dai conflitti fin dagli anni ’60 del secolo scorso. L’intesa rientrava nel cambio
di orizzonte impresso da Touadéra, al potere dal 2016, con uno sguardo sempre
meno favorevole alla Francia e sempre più aperto alla collaborazione con Mosca.”
Questa “avversione” nei confronti dell’imperialismo francese è più che
comprensibile visto che la sua presenza in Africa è stata tra le più feroci:
stragi, depredazione di materie prime e soldi e nell’uso militare contro i suoi
“oppositori”! Ma qui si passa di fatto da un imperialismo all’altro!
“Da allora i miliziani di Wagner hanno ampliato il proprio
raggio di attività nelle stesse branche seguite in altre regioni dell’Africa:
dal più classico servizio di sicurezza alla sorveglianza delle miniere d’oro
e diamanti, fino alla produzione di birra, whisky e altri alcolici.” Ma
anche accordi militari: “Mosca ha sottoscritto per ora quasi 20 accordo
militari con i governi africani, mentre la presenza dei contractors
di Wagner è stata rilevata in sei Paesi, tra cui la stessa Repubblica
Centrafricana, il Mali, il Mozambico e al Libia.”
Tra gli obbiettivi, ricorda la Repubblica ci sarebbero:
“Primo: creare una continuità territoriale con Libia,
Repubblica Centrafricana e Sudan ovvero un blocco di Stati filorussi a cavallo
del Sahara. Secondo: privare gli Stati Uniti delle basi operative
ciadiane da dove truppe speciali e droni alleati intervengono contro i gruppi
jihadisti fedeli a Stato Islamico e Al Qaeda che operano in Niger, Camerun,
Nord della Nigeria e altrove nel Sahel. Se a questo aggiungiamo l’aumentata
visibilità di gruppi filorussi in Mali dopo il ritiro delle forze francesi e il
sospetto che la Brigata Wagner sia riuscita anche a fomentare l’ostilità
popolare che ha obbligato Parigi dopo ben 15 anni – a ritirare i militari dal
Burkina Faso, non è difficile capire perché il generale Langley abbiamo
spiegato ai colleghi africani che ‘dopo aver destabilizzato il Sahel negli
ultimi anni, ora i russi puntano a espandere la loro presenza’ in quest’area
strategica.” Senti chi parla di destabilizzare!
L’imperialismo russo comunque, secondo queste informazioni,
sembra avere le idee chiare sul valore strategico di quest’area: “Insediarsi a
cavallo del Sahara può garantire a Mosca di avere influenza sulle due maggiori
minacce che si proiettano verso l’Europa – terrorismo jihadista e flussi
migratori – oltre alla possibile realizzazione di un sistema di difesa
aerea in Libia in grado di fronteggiare quello della Nato basato in Sicilia,
a copertura del Mediterraneo Centrale.”
Il giornalista Molinari di Repubblica è la voce dell’imperialismo
italiano quando considera i “flussi migratori” una minaccia per l’Europa.
Gli Stati Uniti, quindi, che da un lato vorrebbero anche sostituire
la Francia che sembra allentare la sua presenza militare, stanno correndo con i
vari colloqui: “a Roma durante l’incontro a porte chiuse fra il generale
americano Michael Langley, capo del Comando Africa (Africom) del Pentagono, e i
capi di Stato Maggiore di 43 Paesi africani ‘partner’ di Washington (su un
totale di 54). Poco prima in Senegal si era svolta un’analoga seduta fra
i capi delle aviazioni militari di 38 Paesi africani con i rappresentanti
americani.”
Visto il complicato intreccio di guerre locali e gli
interessi in ballo, secondo il quotidiano degli Agnelli, c’è “la necessità di
una maggiore collaborazione degli Stati Uniti con Francia, Italia e Spagna – i
tre Paesi Ue tradizionalmente più presenti in Sahel e Nordafrica” per fare
cosa? Ma “per coordinare interventi economici e diplomatici a sostegno
dei Paesi africani che non vogliono diventare pedine nel mosaico del Cremlino
né cadere nella rete degli investimenti-trappola cinesi.”
L’economia, viene ripetuto, è l’obbiettivo di questa “corsa
all’Africa” e infatti, alla fine spunta la Cina come imperialismo concorrente!
Una “corsa” che conferma ulteriormente quello che si dice
nella Dichiarazione congiunta firmata da diverse organizzazioni e
diversi partiti rivoluzionari:
“Fondamentalmente, le guerre per interposta persona e
quelle commerciali in corso, gli emergenti blocchi commerciali e militari, lo
stanziamento di ingenti spese militari, la produzione di gigantesche armi di
distruzione di massa, la modernizzazione delle forze armate e i vari tipi di
preparativi per la guerra mondiale, perfino nello spazio, dimostrano l’accanita
competizione per le risorse economiche e il controllo politico sui paesi di
Asia, Africa e America Latina, inclusi diversi paesi dell'Europa orientale.
Tutto ciò indica l'intensificarsi delle contraddizioni inter-imperialiste e la
corsa per la divisione dei mercati e l'egemonia mondiale.”
Per l’Africa, continente di paesi semi-coloniali e semi-feudali,
vale quest’altro estratto della Dichiarazione su ciò che è necessario
fare: “…contro i preparativi per una nuova carneficina mondiale
imperialista; unire e coordinare gli sforzi per promuovere in tutti i paesi la
lotta rivoluzionaria degli eserciti proletari contro la mobilitazione delle
truppe e delle armi per le guerre reazionarie; fare fronte comune con tutte le
forze rivoluzionarie, antimperialiste, democratiche e ambientaliste che si
oppongono alla guerra e al sostegno militare dei regimi lacchè ai loro padroni
imperialisti in tutto il mondo, specie nei paesi semi-coloniali e semi-feudali;
respingere e denunciare come traditori i satrapi opportunisti che, in nome
del proletariato e dei popoli, appoggiano una delle fazioni imperialiste,
perché sono tutte nemici mortali degli oppressi e degli sfruttati del mondo…”
(per la Dichiarazione: https://proletaricomunisti.blogspot.com/2023/01/pc-18-gennaio-dichiarazione.html)
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