venerdì 10 marzo 2023

pc 10 marzo: Vi raccontiamo ancora l'8 marzo. Delle operaie della Beretta: dalle lotte immediate, ai bi/sogni delle donne lavoratrici, per cui tutta la vita deve cambiare. Delle compagne femministe e del Mfpr de L'Aquila contro l'operazione mediatica del Comune di FdI

BERETTA
8 marzo, sciopero delle donne per tutta la giornata, alla Beretta di Trezzo, animato e partecipato dalle operaie dell’appalto Mpm, sotto attacco perche’ sindacalizzate e ribelli, in prima linea in fabbrica a difendere lavoro, salute salario e diritti, che inevitabilmente si collegano a tutta la condizione della donna e cercano in tutti i modi possibili, l’unità tra le operaie, tra tutte le operaie della fabbrica, tra tutte le donne in lotta.

Per una movimentata giornata, dalla portineria al Comune, e con i calorosi e solidali collegamenti con le altre lavoratrici in sciopero da Milano e Taranto.

E quanto questa lotta ‘parli a tutte le operaie’, di come rappresenti il bisogno di unità delle lavoratici, divise con gli appalti e le agenzie in seria A, B, C…, ha trovato una dura conferma proprio nella notizia di questi giorni, circa la chiusura di un reparto della fabbrica, con lo spostamento delle operaie negli altri reparti, ‘tranquille mandiamo via le operaie precarie…’.

Perché nessuna possa sentirsi dire vai via, tu non conti, sei dell’agenzia, sei dell’appalto. Una ragione in più per scioperare l’8 marzo, dove centrale è stata l’importante richiesta di riprendere il lavoro sulle linee 4, 5 e controllo isole, come elemento di tenuta dell’appalto; senza queste linee (ora occupate incredibilmente da personale Beretta!) per l’appalto, forte è il rischio della liquidazione, dato che Beretta dimostra di averne la gestione imponendo le ‘sue operaie’, e per le operaie Mpm sono già aumentate le giornate di riposo forzato senza lavoro.

Uno sciopero contro l’autoritarismo e la repressione verso le operaie che lottano, discriminate sui turni, come seguite e guardate a vista tra le linee, al pari di una caserma, con i capi più caporali che responsabili di produzione, per farti saltare i nervi.

Uno sciopero dalla fabbrica rivolto a tutte le donne, alla loro condizione, di denuncia per le immigrare fatte morire a Crotone, solidale con le donne iraniane, con tutte le donne nel mondo che si ribellano, contro le discriminazioni, la violenza quotidiana, i femminicidi, che questo sistema marcio riversa contro le donne, perché tutta questa vita deve cambiare.

Una lotta portata a tutta la fabbrica, con un partecipato presidio alla portineria, buona occasione per coinvolgere, per avvicinare le tante altre operaie dello stabilimento, fianco a fianco tutti i giorni, ma irraggiungibili durante il turno. Operaie che invece sono molto simili per la doppia oppressione che le donne subiscono, per le dure condizioni di lavoro, che segnano la loro salute, nelle mani, schiene, spalle; di tutte le operaie, senza distinzioni tra dirette Beretta, delle agenzie, dell’appalto. Una occasione per parlare da operaia a operaia della paura che c’è nei reparti, degli altri sindacati che non fanno niente, delle operaie che pensano solo per loro o che passano direttamente dalla parte dell’azienda e si mettono contro le colleghe.

Uno sciopero per i diritti e l’unità tra donne/lavoratrici, tutt’altro che formale, perché il lavoro per le donne è indipendenza economica ma anche emancipazione, in un sistema produttivo dove i salari sono ancora più bassi per le donne, che hanno in maggioranza posti di lavoro meno qualificati e tutelati.

L'AQUILA

Un corteo giovane, rumoroso e determinato, organizzato dal collettivo Fuori Genere e che ha visto la partecipazione anche delle compagne del collettivo Malelingue di Teramo, ha attraversato L'Aquila a partire dall'Università fino al csoa Casematte, con 4 soste, scandite dal susseguirsi di numerosi interventi al microfono su formazione/educazione, diritto all'abitare/gentrificazione, guerra, migranti, lavoro, salute, autodeterminazione, violenza.
Nella sosta davanti a un Comune blindato e guardato a vista dalla digos, che ci ha accompagnato per tutto il corteo, sono stati fatti interventi e slogans contro il fascismo, il razzismo e l'operazione mediatica "marzo in rosa" dell'amministrazione di Fdi, inaugurata dall'incontro con la ministra Roccella, intervenuta in città per parlare di "inverno demografico".




L'intervento della compagna del MFPR contro il fronte interno della guerra imperialista, la repressione delle compagne No Tav, il carcere tortura/assassino, ha rilanciato la mobilitazione contro il 41 bis, per la libertà di Alfredo Cospito e di tutti i prigionieri e le prigioniere politiche, contro la repressione delle lotte.


Un intervento che è stato ripreso dal collettivo Malelingue di Teramo, che ha ricordato come un compagno del campetto occupato rischia la sorveglianza speciale per le lotte sociali nel territorio giugliese, e che tra i motivi della richiesta di sorveglianza speciale c'è anche un presidio di 2 anni fa, in solidarietà a una ragazza stuprata alla stazione di Giulianova.
Il testo dell'intervento del MFPR-AQ

8 marzo scioperiamo contro la violenza di Stato, contro il carcere e la repressione che questo Stato borghese, questo governo fascio-razzista, sta portando avanti con sempre più ferocia nei confronti di chi si oppone alla barbarie capitalistica, alla guerra contro la maggioranza delle donne innalzando la bandiera nera di “Dio, patria, famiglia” e figli, da macellare in trincea o in fabbrica, nell’alternanza scuola/lavoro.

8 marzo scioperiamo per la libertà della militante no tav Francesca Lucchetto, da un mese in carcere per aver tentato, 10 anni fa, di appendere uno striscione davanti al tribunale di Torino in solidarietà con Marta Camposano, manganellata durante un corteo no tav e molestata sessualmente da un agente di polizia (“Se toccano una toccano tutte! Non un passo indietro, solidarietà a Marta”)

8 marzo scioperiamo in solidarietà con le compagne di Askatasuna, con Dana, Nicoletta, con tutte le donne no tav, che con costanza e determinazione si battono per una causa giusta che ci riguarda tutte, che non cedono alla repressione, e che continuano a lottare sempre al fianco delle nostre sorelle detenute.

8 marzo scioperiamo contro la guerra imperialista in Ucraina, che è una guerra di classe e sta uccidendo soprattutto donne e bambini

8 marzo scioperiamo contro il nero governo Meloni e i partiti guerrafondai in Parlamento, che mentre riarmano il governo nazista ucraino tolgono soldi alla scuola, alla sanità, ai servizi sociali, scaricando sulle donne il lavoro di cura, il carovita, i costi della crisi.

8 marzo scioperiamo contro le stragi di Stato e padroni, che ci uccidono di continuo, in mare, sul lavoro e a casa, dove veniamo ricacciate dalle loro politiche di lacrime e sangue

8 marzo scioperiamo contro il governo fascio-razzista italiano, che mentre fa affari con i regimi del Nord Africa e del MO, decreta per legge le morti di donne e bambini migranti, usandoli come merce di scambio dei profitti dei capitalisti

8 marzo scioperiamo contro la tortura del 41 bis e la condanna a morte dell’anarchico Alfredo Cospito, da più di 4 mesi in sciopero della fame contro questo regime.

Un regime che per i prigionieri rivoluzionari ha una duplice funzione, quella della vendetta verso coloro che non abiurano alle proprie idee politiche continuando a lottare contro il terrorismo di stato, e quella deterrente delle lotte verso l’esterno.

Il carcere dell’Aquila, dove c’è il più alto numero di detenut* in 41 bis, è l’unico in Italia ad avere anche una sezione femminile, con 15 donne in regime di carcere duro, tra cui Nadia Lioce, prigioniera comunista rivoluzionaria, che nel 2017 finì sotto processo per aver disturbato la quiete di un carcere che l’ha sepolta viva, attraverso una serie di battiture di protesta con una bottiglietta di plastica. Nadia fu assolta perché l’isolamento estremo in 41 bis non consentiva né a lei, né alle altre detenute sottoposte a questo regime di avere percezione di tale “disturbo”. Ecco quel che si legge nei provvedimenti che ogni 2 anni vengono emanati per riconfermarglielo: “Vanno valutate con la massima prudenza le temporanee eclissi del fenomeno brigatista che suggeriscono di non escludere la possibilità di una ripresa della lotta armata nel medio/lungo periodo, anche in considerazione di un panorama complessivo di scontri sociali, di un sempre crescente divario di condizioni di vita e di scarse occasioni di lavoro”.

8 marzo scioperiamo contro il carcere tortura e assassino, contro uno Stato borghese e stragista che vorrebbe mettere a tacere un anarchico che non ha ucciso nessuno.

Perché se è vero, come è vero, che nessun* di noi sarà libera/o fin quando non lo siamo tutt*, allora non possiamo lasciare che le nostre sorelle e i nostri fratelli continuino a vivere in una tomba per vivi. Che sia l’Italia, l’India, la Turchia, l’Iran, la Palestina, dobbiamo difendere i nostri fratelli e le nostre sorelle detenut*!

Fuori Alfredo e Nadia dal 41bis! Libere e liberi tutti!

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