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Una squadra di 11 firme del giornalismo in campo per difendere il governo: meglio loro dei politici
Forse a Giorgia Meloni non farà piacere, ma a noi l’uso del maschile “il” per la sua carica non piace proprio. La chiamiamo “la” Presidente del Consiglio anche per rispetto delle tante donne che le hanno aperto la strada facendosi spazio in ambiti tradizionalmente dominati dai maschi, dalla politica alle imprese. La prima Premier nella storia d’Italia è molto attenta alla comunicazione, sulla quale sta manifestando qualche (giustificata) preoccupazione.
Dopo i numerosi sfondoni inanellati dai vari Donzelli, La Russa, Piantedosi e compagnia bella, Giorgia Meloni ha deciso di affidarsi ai professionisti, affidando la comunicazione di Palazzo Chigi a un giornalista di lungo corso come Mario Sechi, prelevato dalla direzione di AGI. Non solo. Per evitare altre figuracce, gli esponenti del governo vengono tenuti a distanza di sicurezza dai talk-show, dove ormai è abituale che a prendere le parti del centrodestra siano non dei politici, ma dei giornalisti.
Non c’è nulla di strano nel fatto che chi fa questo mestiere si schieri di qua o di là (o a seconda della convenienza), ma il fatto inedito è la vera e propria supplenza di una politica troppo pasticciona persino per i salotti televisivi. Ormai sui divanetti dei talk-show hanno preso la residenza le firme più prestigiose del giornalismo di destra, agguerriti nel controbattere la
controparte, sia essa il nuovo che avanza come Elly Schlein o l’usato sicuro alla Pierluigi Bersani. Ognuno, ovviamente con il suo stile peculiare.Italo Bocchino
Ex deputato di An e poi del Polo della Libertà, ha seguito Gianfranco Fini nell’avventura di Futuro e Libertà, finita malino. Uscito dalla politica, si è insediato come direttore editoriale de Il Secolo d’Italia, storico punto di riferimento della destra italiana, e ultimamente imperversa sui talk de La 7, dove prende le parti del governo Meloni con garbo e determinatezza.
Francesco Storace
Già ministro della Sanità e presidente della Regione Lazio, lui invece con Fini ruppe nel 2007, arrivando a scavalcarlo a destra col suo nuovo partito: La Destra, appunto. Anche per lui, però, poi il tragitto politico è arrivato a conclusione ed è passato al giornalismo: direttore de Il Secolo d’Italia, vicedirettore de Il Tempo e poi inviato di Libero, ma sempre pugnace durante le trasmissioni televisive.
Alessandro Giuli
Classe ’75, è di una generazione diversa rispetto ai suoi predecessori e anche il modo di esprimersi lo rifletta. Voce flautata, toni da lord inglese e quell’aplomb da uomo di cultura al quale tiene particolarmente dopo essere stato nominato, lo scorso novembre, presidente della prestigiosa Fondazione MAXXI, dove ha preso il posto dell’ex ministra Pd Giovanna Melandri. Che non l’ha presa bene.
Fabio Dragoni
Spesso lo si vede in coppia con Giuli, anche perché si completano a vicenda. Tanto british l’ex direttore di Tempi quanto graffiante il toscanaccio formatosi alla Bocconi e che negli ultimi anni si è diviso tra l’attività di manager, gli articoli urticanti su La Verità e, ovviamente, le epiche battaglie dialettiche in tv, specialmente a Di Martedì da Giovanni Floris.
Alessandro Sallusti
Vero e proprio cavallo di razza del giornalismo di destra italiano, è di stretta osservanza berlusconiana. Oggi dirige Libero, dopo aver a più riprese guidato anche Il Giornale. Rispetto ai colleghi, vanta un plus notevole: l’enorme successo de Il Sistema, libro scritto a quattro mani con l’ex magistrato Luca Palamara e nel quale fa a fette la giustizia italiana. Un tema che resta caldo per il centrodestra italiano, anche oggi che Silvio Berlusconi è uscito dalla fase più dura del suo lungo scontro con i giudici.
Pietro Senaldi
E’ stato direttore di Libero dal 2016 al 2021, quando col ritorno di Sallusti è stato signorilmente “declassato” a condirettore. In compenso, continua a frequentare i salottini televisivi più rinomati, distinguendosi per una vis polemica notevole. In un’aspra discussione col deputato Dem Marco Furfaro è arrivato a sostenere che la Costituzione “l’hanno scritta anche i fascisti”. Era in piena trance agonistica: subito dopo si è corretto alludendo ai voltagabbana che hanno aderito per convenienza alla Repubblica. Momenti epici, comunque.
Vittorio Feltri
Completa il trio dei direttori di Libero, del quale è stato il fondatore e oggi è il direttore editoriale. “Decide tutto Sallusti, io non conto un c*zzo”, ha detto in una delle sue famose interviste senza freni. Alleggerito dalle incombenze redazionali, è sceso in politica accanto a Giorgia Meloni, venendo eletto prima consigliere comunale di Milano (ruolo che ha lasciato per via di una malattia) e poi consigliere regionale lombardo. In entrambi i casi, lo scarsissimo interesse dimostrato per la carica (“mi rompo le balle”) non gli ha impedito di raccogliere carriolate di voti. Quando poi appare in tv (o alla radio, ad esempio con La Zanzara di Radio 24) è veramente senza peli sulla lingua: persino Maurizio Crozza fatica a tenerne il passo, con la sua pur esilarante imitazione.
Maurizio Belpietro
La sua lunga esperienza televisiva ne fa un vero e proprio peso massimo del piccolo schermo, ma ultimamente la sua attenzione è stata catalizzata soprattutto dalla carta stampata. Oltre a dirigere il quotidiano La Verità e il settimanale Panorama, è editore di numerosi periodici. Non gli è andato benissimo l’esperimento dello spin-off economico Verità e Affari, che dopo pochi mesi ha rinunciato alla versione cartacea, per andare solo sul Web.
Augusto Minzolini
Già senatore della Repubblica con Forza Italia, è entrato nei libri di giornalismo per il “minzolinismo”, un genere di cronaca di palazzo basato su spifferi e voci non del tutto verificabili. Una vera e propria manna per gli amanti dei retroscena. Da direttore del TG1 era famoso per i frequenti editoriali nei quali prendeva posizioni politiche anche controverse. Dal 2021 ha assunto la direzione de Il Giornale, che da poco è passato dalle mani della famiglia Berlusconi alla famiglia Angelucci, la quale sta cercando di mettere in piedi un vero e proprio polo informativo di centrodestra. E in quanto ai giornalisti c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Francesco Borgonovo
Emiliano classe ’83, è il più giovane del gruppo, ma anche il più radicale. E’ vicedirettore de La Verità e scrive sul settimanale Panorama (dello stesso gruppo), ma anche su Il Primato Nazionale, che invece è pubblicato da Altaforte, editore vicino a CasaPound. Ormai scafatissimo protagonista di vari talk-show, è un vero e proprio bastian contrario che sa accendere il fuoco della polemica quando più gli aggrada.
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