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E’ certamente positivo che il movimento Nudm abbia rilanciato anche per questo 8 marzo lo sciopero come giornata/azione di lotta in collegamento con la mobilitazione internazionale e auspichiamo che questo nuovo sciopero sia esteso e che in tante scendiamo in lotta nelle piazze, nelle manifestazioni, in una fase in cui il movimento delle donne ha già dimostrato, vedi il 26 novembre a Roma, che può essere un’ importante trincea d’avanguardia a fronte dell’attuale governo reazionario, fascio-sessista Meloni.
Ma sullo “sciopero transfemminista” convocato da Nudm non possiamo non entrare nel merito di alcune questioni.
“Scioperiamo
dal lavoro dentro e fuori casa, dai ruoli di genere e da tutti i ruoli
che ci vengono imposti, dai consumi. La violenza di genere, la pandemia,
la guerra, il disastro ecologico, l'inflazione: viviamo in un mondo di
crisi continue che non sono emergenze ma segnali evidenti di un sistema
che si sta sgretolando, un sistema ingiusto che ci costringe a vivere
vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell'isolamento e
nell'impotenza …” si legge nell’appello di convocazione
Certo il sistema sociale capitalistico in cui viviamo è profondamente ingiusto ma non è il lato morale che ne spiega il perché,
non si tratta di ingiustizia esistente o di giustizia negata per le
donne, per le lavoratrici, le masse popolari, per ogni “soggettività”
oppressa… ma si tratta di leggi scientifiche che regolano questo
determinato sistema sociale fondato sulla contraddizione Capitale/lavoro
salariato, sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, un sistema che pone
come uno dei suoi cardini/base il doppio sfruttamento e la doppia
oppressione della maggioranza delle donne.
L’impostazione
generale di Nudm, le parole d’ordine/piattaforma, anche radicali e in
parte condivisibili, rientrano però di fatto in una logica/linea
riformista, che è espressione della direzione ideologica
piccolo-borghese del movimento che parla di una "trasformazione radicale del sistema produttivo capitalista",
ma non specifica in che cosa consiste questo “radicale” e invece
nell’insieme delle rivendicazioni non pone la necessità di rovesciare
questo sistema sociale che non può trasformarsi dall’interno ma che può
solo produrre sempre più “violenza di genere, pandemia, guerra, disastro ecologico…”
E’
chiaro che nello sciopero dell’8 marzo, che non è riducibile ad uno
sciopero di categoria/settore vertenziale, vanno posti i
bi/sogni/necessità immediati delle donne, delle lavoratrici…:
nell’esperienza che facciamo come Mfpr le istanze quotidiane che
portiamo nelle lotte laddove organizziamo le donne/lavoratrici o che
raccogliamo dalle donne, dalle lavoratrici che sono in situazioni di
sofferenza o che ancora non lottano, rendono viva e agente la
piattaforma dello sciopero delle donne che ne scaturisce, ma questo sciopero deve essere inserito in una visione strategica rivoluzionaria. Tutta la vita delle donne deve davvero cambiare”
significa sì lotta di tutti i giorni ma dentro una lotta di lunga
durata, significa, a fronte di una condizione di oppressione a 360 gradi
in questo sistema sociale capitalista e imperialista, porre la
necessità della lotta rivoluzionaria per le donne, con al centro le
donne più oppresse e sfruttate, le donne proletarie che non hanno nulla
da conservare in questo sistema ma ogni catena di oppressione da
spezzare.
Nell’appello/concezione
di Nudm questa visione non c’è, lo sciopero delle donne si pone sì come
una pratica importante di lotta ma che qui e ora già “trasformerebbe”,
che qui e ora sarebbe già totalmente liberante “…Lo sciopero è il processo di liberazione per tuttә, è la rivoluzione dentro e fuori di noi”; non
viene, quindi, considerato come una tappa/arma di fase di lotta di un
percorso che deve avere come obiettivo il rovesciamento di questo
sistema sociale, ma si sostituisce alla più ampia lotta rivoluzionaria
necessaria alle donne, e in primis alle donne proletarie, al fine di una
vera liberazione sociale, per addirittura “superarlo, reinventarlo insieme…”.
Se da un lato è positiva la questione di porre la necessità di costruire una “forza comune contro”
lo sciopero va considerato come un’arma di lotta, una azione di lotta
da scagliare contro padroni, governo, questo stato borghese che deve
partire dai posti di lavoro per estendersi a tutti gli ambiti che
investono la vita della maggioranza delle donne, ma nell’appello di Nudm
si palesa nuovamente il rischio di svuotarlo, appunto di “superarlo”
della sua essenza di lotta di classe collettiva e organizzata delle
donne, di sfida/rottura contro gli oppressori…
Nudm
si rivolge in questo sciopero ad un’ampia platea di donne e
“soggettività” di cui si enunciano le diverse condizioni di oppressione
sociale ma esaltando soprattutto la questione dell’oppressione di genere
che in questo modo soffoca la lotta di classe appunto dietro i “generi” e i “ruoli di genere”.
Nudm nel suo appello scrive: “Scioperiamo
insieme dai ruoli di genere insieme perché siamo lesbiche, trans,
froce e queer e i nostri desideri contano perchè tuttә le soggettività
possano essere liberә e possano affermare il diritto
all’autodeterminazione sui propri corpi, contro le violenze, le
patologizzazioni e psichiatrizzazioni imposte alle persone trans e
intersex. Scioperiamo insieme per affermare diversi modi di fare ed
essere famiglia”. Non ci sono, come è propria della matrice
ideologica pb di Nudm, le classi e in questo senso resta attuale e si
conferma l’analisi riportata nell’opuscolo 360°, prodotto alcuni anni fa
dal Mfpr, in cui scrivevamo: “…Allo sciopero “globale” si aggiunge
anche “transfemminista”, si parla di sciopero dei e dai generi. Anche
questo concetto depotenzia, sottovaluta la lotta di classe, si resta
appunto sul piano sovrastrutturale e sul conflitto di genere….
Nudm
si rivolge anche alle donne che lavorano, sfruttate, le precarie,
quelle senza lavoro ma nella rappresentazione di NUDM non si pone
chiaramente lo sciopero concreto sui posti di lavoro, dalle fabbriche a
tutti i posti di lavoro.
Infine,
la piattaforma, lunghissima, che Nudm propone per lo sciopero, è
evidente la prospettiva riformista in cui vengono calate le
rivendicazioni. Un esempio è sulla questione del reddito. Nell'appello
si scrive: “Scioperiamo insieme per un reddito di autodeterminazione
che ci garantisca indipendenza economica e autonomia per sottrarci alla
violenza…”; Questa è logica riformista. Una
cosa è legare la questione reddito alla questione violenza per le donne
che non hanno indipendenza economica, altra cosa illudersi di essere
liberate con il “reddito di autodeterminazione” dal giogo/sfruttamento
capitale/lavoro in questa società capitalista e poi da dove
scaturirebbero le risorse per il reddito, chi, quali donne devono essere
sfruttate per produrre plusvalore, di cui una parte sarebbe
“redistribuita” in reddito?
Questo
è idealismo/illusione piccolo/borghese, per essere liberate dallo
sfruttamento del lavoro salariato sui cui si basa questa società in cui
viviamo si deve distruggere la fonte sociale da cui emana quello
sfruttamento determinato.
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