martedì 28 febbraio 2023

pc 28 febbraio: Capitalisti e guerra/operai e guerra. Dall'intervento di operaio della Tenaris Dalmine dello Slai cobas sc all'Assemblea proletaria anticapitalista del 18 febbraio

La Tenaris Dalmine è una grossa multinazionale, legata all’Eni, che vuol dire che si muove nel solco della politica imperialista, dei suoi movimenti economici e di guerra. Come dice il padrone Rocca, la Tenaris è in grado di “ridefinire la catena del valore globale”, e giorni fa parlando direttamente ai dipendenti, il grosso non operai, come primo punto ha parlato della guerra in Ucraina: “sta crescendo la competizione tra le democrazie occidentali. Questo cambiamento sta provocando un riposizionamento di tutte le catene di valore che sta a sua volta rilanciando investimenti significativi nel settore energetico in aeree in cui la Tenaris ha una presenza importante, come Stati Uniti, Sud America, Mediterraneo e Mediooriente.”

Questo come si traduce poi in fabbrica? C’è un aumento dello sfruttamento che non ha ancora portato ad una necessaria lotta, ma ad una coflittualità latente.

Tenaris ha raddoppiato i profitti buttando fuori tanta forza lavoro. E lo ha fatto grazie agli accordi sindacali confederali sulle ristrutturazioni.

La Tenaris Dalmine è un’azienda che si occupa direttamente dell’alternanza scuola lavoro, in Italia è collegata agli istituti tecnici; uno dei fretelli, Gianfelice Rocca, è in aperta sintonia con il nuovo Ministro Valditara su questa questione, su una scuola che deve sviluppare le capacità per il lavoro.

Ma anche questa situazione mostra che la fabbrica è uno dei centri principali in cui bisogna fare lo

scontro. Questa settimana con la mozione contro la guerra in Ucraina abbiamo cercato di coprire tutta la fabbrica.

Siamo a 100 giorni del governo Meloni; e su questo governo è bene essere chiari. E’ vero che è sempre un governo dei padroni ma ha dei caratteri di discontinuità, perché su tutte le questioni anche quelle economiche ci mette un carico ideologico e politico. Avanza una propaganda di guerra e questa propaganda colpisce nel segno, tenendo conto che nelle fabbriche, e in particolare nelle grandi fabbriche, il sindacato che dovrebbe essere quanto meno per la pace contro la guerra, non sta disturbando il manovratore. E alla Tenaris stanno andando tutti gli impianti a pieno regime dato che, per le conseguenze della guerra, sta vendendo molto di più i tubi per il petrolio.

Se non si fa un’azione di classe e anticapitalista tra gli operai si sedimenta anche questa idea della giustezza di questa guerra, del sostegno alle parole d’ordine del governo e dei padroni. Non dimentichiamo che anche nella fase attuale c’è comunque un problema di aristocrazia operaia e di sindacati collaborazionisti con la guerra e che usano i premi, ad esempio, adesso viene anticipato di qualche mese una parte del premio legato al bilancio, per tenere buoni gli operai perché in questo momento c’è bisogno che la fabbrica continui a produrre.

La mozione contro la guerra ci ha permesso di confrontarci con i lavoratori, che sono soprattutto giovani, che si trovano per la prima volta in fabbrica. Uno di loro ha detto: “io entrando in reparto sto andando in guerra”, questo per dire che all’esterno la Tenaris ha tutto un sistema che sembra che tutto vada bene, però l’aumento dello sfruttamento crea anche delle situazioni di contrasto degli operai che capiscono che questa non è la loro guerra, che non si deve sostenere questa guerra.

Questo ci permette di dire che questa è una guerra ingiusta, che alla classe operaia serve fare una guerra giusta quella per i diritti, il salario che nessuno sta facendo.

Bisogna tornare a fare questo lavoro tra gli operai sulla guerra perchè c’è un terreno aperto, ma serve costruire un comitato con gli operai che cominciano a muoversi, perchè non tutti gli operai sono schierati dall’altra parte, ma se non facciamo questo lavoro gli operai si schierano dalla parte sbagliata.

C’è una battaglia aperta e noi siamo andati a dire che non solo bisogna fare sciopero per avere più salario, noi dobbiamo fare sciopero contro la guerra, perchè questa è una guerra dei padroni, una guerra imperialista. E il nostro nemico è in casa nostra e in questo momento è il governo Meloni.

Poi ci sono tutti i vari opportunisti, le forze politiche che stanno non a chiarire questo aspetto della guerra come centro della reazionarizzazione che sta venendo avanti in ogni paese, perchè hanno bisogno di irreggimentare (questa è la logica del decreto antirave, etc), di attaccare gli operai che cominciano a mobilitarsi ma anche gli operai che cominciano a pensare.

Perchè se nasce alla Dalmine un comitato di operai contro la guerra è sicuramente una cosa che farà preoccupare anche padron Rocca, molto più di altri tipi di battaglie sindacali che comunque portiamo avanti. E le condizioni che stanno venendo avanti creano un terreno favorevole su questa battaglia.

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