Pubblichiamo con un punto di dissenso espresso alla fine del comunicato
da Slai cobas per il sindacato di classe CN
Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze
16 dicembre, sciopero generale. Convergiamo su Roma Per i pullman messaggiare (whatsapp, telegram, signal) il numero del collettivo 3478646481.
Questo sciopero è nostro, anche se non è ancora “il nostro” sciopero.
E’ nostro perché ne abbiamo sostenuto la necessità. Diciamo di più: abbiamo spiegato - nell’incredulità generale – come la sua necessità si stesse affermando nei fatti. Contro la volontà e le previsioni delle stesse direzioni sindacali. E le ragioni per lo sciopero si moltiplicano mentre scriviamo: ultima notizia, l'incredibile delocalizzazione annunciata alla Caterpillar di Jesi.
Ma non è ancora “il nostro” sciopero. Non solo per le evidenti carenze programmatiche, ma anche per le modalità.
Per noi il punto non è mai stato la convocazione di “uno” sciopero generale, ma la costruzione dello sciopero generale e generalizzato. Di uno sciopero che sappia penetrare in profondità nella società, che si
alimenti di convergenza di movimenti e di lotte, che cambi forma e sostanza delle modalità con cui siamo organizzati sindacalmente nelle aziende. E per questo, ancor prima di essere una data, lo sciopero generalizzato è un processo.Ma lo sciopero del 16 è comunque “nostro”, anche nelle sue ripercussioni. Il suo eventuale fallimento ricadrebbe su di noi. E con “noi” intendiamo non solo e non tanto i soli iscritti Cgil, ma l’intero movimento di classe nel paese. Ne uscirebbero vittoriose le ipotesi più regressive nella società. Ne uscirebbe vittoriosa la Cisl e l’intero arco confindustriale che osanna Draghi.
Dopo aver bloccato ogni ipotesi di sciopero, la Cisl non solo si smarca. Ma attacca duramente lo stesso sciopero generale. Era lecito aspettarsi qualcosa di diverso da un sindacato che non ha scioperato nemmeno un minuto ai tempi del Jobs Act?
Ed è per questo drammatico che lo sciopero arrivi tardivo e pasticciato.
Poteva essere convocato sulla scia della manifestazione di Firenze del 18 settembre o ancora insieme al sindacalismo di base l’11 ottobre o ancora dopo l’attacco di Forza Nuova alla sede di Roma o ancora dopo che Draghi si era alzato dal tavolo sulle pensioni. Si poteva cominciare con scioperi regionali e includere nella piattaforma anche la critica alla gestione pandemica del Governo.
E quando lo si è convocato lo si è fatto con ogni genere di confusione: i metalmeccanici hanno dovuto sconvocare piazze e date già fissate, la scuola l’ha mantenuto il 10. E infine c’è stato lo scivolone sul preavviso di convocazione, con l’intervento dell’Authority a sbandierare la presunta irregolarità dello sciopero. E anche qui, invece che prendere di petto la situazione per denunciare il ruolo delle leggi antisciopero, si è di fatto accettato di dare vita a uno sciopero generale ancora più monco con alcune categorie che ne vengono escluse.
Perfino
sulle modalità di piazza c’è stata incertezza. Prima si è
parlato di una manifestazione nazionale e non di cortei
regionali. E poi si è mantenuta Roma ma con altre piazze
macro-regionali.
La direzione Cgil arriva a questo
sciopero dopo aver visto cadere non tanto il dialogo con il
Governo – dialogo che non c’è mai stato a partire dal
blocco dei licenziamenti – ma anche solo la parvenza di
contare qualcosa nei diversi tavoli aperti.
Ma la convocazione tardiva e pasticciata dello sciopero generale del 16 dicembre, non rischia di minare la data del 16 in sè. Rischia di minare l’idea stessa di sciopero generale. E non capiamo come si possa trarre compiacimento dalla cosa. C’è chi crede che il fallimento dello sciopero generale del 16 determinerebbe uno spostamento in avanti dei rapporti di forza a nostro favore?
Il
punto è che invece che cullarsi nell’idea che “la Cgil
tanto non avrebbe mai convocato uno sciopero generale”, era
necessario prepararsi a convergere sulle date e le occasioni
che ci fossero state messe davanti.
Non lo diciamo per
polemica di parte. Noi siamo una vertenza che sulla base dei
rapporti di forza deve costruire ogni giorno la propria stessa
sopravvivenza. E non ci piace aver ragione da soli, quando è
il movimento nel suo insieme che rischia di avere torto.
Il punto non è mai stato per noi se la Cgil fosse in grado o avesse la volontà di dare vita a un serio percorso di mobilitazione. Il punto è se dal basso cresce un movimento e una pressione in grado di sostenere un serio percorso di mobilitazione. “Insorgiamo” non è una concessione del quartiere generale. E’ un moto di indignazione, protagonismo, riscatto, consapevolezza e rabbia. Sei tu il protagonista della tua emancipazione. Tu in quanto organizzatore collettivo, membro di un collettivo, di una comunità.
Infine è francamente inaccettabile l’uso unilaterale della pandemia volto alla limitazione al diritto a manifestare. Se potete licenziare, noi possiamo scioperare. Se si può accalcarsi nei centri commerciali o per lo shopping natalizio, si può e si deve manifestare.
Noi
non possiamo determinare in pochi giorni la natura del
prossimo sciopero generale. Possiamo solo dire quel che
sarebbe giusto con le nostre parole e con i nostri corpi. E le
nostre parole e i nostri corpi il 16 saranno in sciopero e in
corteo. Convergiamo su Roma (per i pullman messaggiare il
numero del collettivo 3478646481). E invitiamo tutti a farlo.
Se decidessimo di cambiare le modalità di partecipazione,
sarete i primi a saperlo.
#insorgiamo
Abbiamo proposto lo sciopero generale la prima volta il 18 settembre, alla fine di un corteo di 40.000 persone convocato da una fabbrica. L'11 ottobre era già previsto quello del sindacalismo di base. I motivi di allora? Gli stessi di oggi: morti sul lavoro, carovita, delocalizzazioni e crisi aziendali, pensioni, precariato, crisi automotive, situazione di scuola, sanità e pubblico impiego.
E
del resto c'era già stato lo sblocco dei licenziamenti a
luglio. E sarebbe bastato questo. E invece niente. Lo
sciopero generale veniva bollato come utopia. Nel nome di
una parvenza di dialogo con il Governo, delle
compatibilità con la Cisl e di un enorme conformismo.
E
passavano i sabati, lasciando spazio ad una polarizzazione
divisiva della classe tutta incentrata su green pass sì,
green pass no. Tema su cui è lecito dibattere, ma che non
può vivere al di fuori di un programma sociale
complessivo.
E poi l'attacco di Forza Nuova alla sede
della Cgil. E poi Draghi che si alza dal tavolo sulle
pensioni. E poi i licenziamenti definitivi a Gianetti,
Whirlpool ecc.. E poi, e poi, e poi...
Oggi la Cisl
non solo non sciopera ma esplicita una spaccatura. Del
resto stiamo parlando di un sindacato che non ha
scioperato un minuto nemmeno sul Jobs Act.
E così,
oggi si scopre che questo nostro movimento è stato tra i
pochi che ha preparato coerentemente questo momento. E
adesso farebbe tanto comodo avere non una ma mille
testuggini, pronte a riempire di studenti, movimenti,
lavoratrici e lavoratori le piazze.
Ma noi non siamo
qua a rivendicare primogeniture. Questo è uno sciopero
tardivo e non ancora generalizzato. Ma è nostro anche se
non è ancora "il nostro". E la cosa non ci
stupisce: nessuno ti regala un percorso di convergenza e
insorgenza. Starà a te, come sempre.
La testuggine
si rimette in moto.
Ci vediamo a Roma il 16 dicembre.
Invitiamo tutti i movimenti, tutto l'arco del sindacalismo
ad aderire.
Le disponibilità a venire con noi
possono essere date con sms, whatsapp, telegram, signal al
numero del collettivo di fabbrica: 3478646481
Questo punto non lo condividiamo e alimenta confusione e non chiarezza e alimenta divisione e non unità nella lotta di classe:
"...E passavano i sabati, lasciando spazio ad una polarizzazione divisiva della classe tutta incentrata su green pass sì, green pass no. Tema su cui è lecito dibattere, ma che non può vivere al di fuori di un programma sociale complessivo.questo punto non lo condividiamo e alimenta confusione e non chiarezza..."
I no green pass sono in generale No vax e chi aderisce a questa posizione va isolato e combattuto anche tra i lavoratori
noi siamo per la vaccinazione obbligatoria e molto altro e nello sciopero generale porteremo anche questo.
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