Antonio Mazzeo da Africa ExPress
Ma che ci stanno a fare i carabinieri italiani in Ruanda, Paese che dopo il genocidio del 1994 stenta a trovare la stabilità politica e a vedere affermati gli standard minimi di agibilità democratica e il rispetto e la protezione dei diritti umani?
Dal 10 al 12 ottobre il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Luzi, si è recato in visita ufficiale in Ruanda per incontrare alcune delle maggiori autorità militari. In particolare lunedì 11, presso il quartier generale della RNP – Rwanda National Police di Kacyiru (distretto di Gasabo), Luzi ha avuto un lungo colloquio con l’ispettore generale ruandese delle forze di polizia, Dan Munyuza, per “cementare la partnership tra le due istituzioni di polizia militare”, così come riportano i maggiori quotidiani di Kigali.
Al meeting hanno partecipato anche l’ambasciatore italiano in Uganda, Ruanda e Burundi Massimiliano Mazzanti e il vice ispettore generale della polizia ruandese, Felix Namuhoranye.
“La Rwanda National Police e l’Arma dei Carabinieri collaborano strettamente e con successo dal
2017, ma la cooperazione prospera su solide fondamenta grazie all’antica amicizia tra il Ruanda e l’Italia”, ha dichiarato l’Ispettore generale Munyuza a conclusione dell’incontro.“Noi siamo stati in grado di lavorare insieme a favore della pace e della sicurezza dei nostri due Paesi e di altre nazioni. La RNP ha beneficiato parecchio dell’esperienza e della competenza dei carabinieri. Grazie all’accordo di cooperazione con l’Italia più di 900 ufficiali di polizia sono stati addestrati sia in Ruanda che in Italia. L’addestramento serve innanzitutto a stabilire quell’ambiente sicuro di cui il nostro popolo ha bisogno”.
“In quest’era di sorveglianza è più che mai necessaria una partnership di sicurezza bilaterale o globale più forte che mai per rispondere ad un panorama criminale maggiore e più impegnativo, specialmente per affrontare la minaccia del terrorismo violento e dei crimini informatici – ha commentato Dan Munyuza -. Dovremo apportare miglioramenti nella condivisione delle informazioni e delle esperienze in queste due aree critiche”.
Il comandante generale dei carabinieri Teo Luzi ha assicurato che l’Italia continuerà a impegnarsi a cooperare con la polizia nazionale ruandese, definita un’efficiente e moderna istituzione legata ai carabinieri da vincoli forti e fraterni.
“Le relazioni tra le nostre due istituzioni hanno raggiunto livelli di assoluta eccellenza – ha aggiunto il Luzi -. Sono certo che continueremo a operare per raggiungere obiettivi più ambiziosi. Il nostro impegno è di essere parte di un più ampio contesto di supporto alle forze di polizia impegnate contro le minacce globali per garantire sicurezza e stabilità”. Prima di lasciare il Paese africano il comandante generale dell’arma ha visitato la scuola di addestramento della polizia di Gishari, nel distretto di Rwamagana.
Sino a qualche tempo fa erano rari gli incontri e i confronti tra i vertici delle forze armate e di polizia di Italia e Ruanda. L’ufficio stampa della Difesa ricorda che il 21 settembre 2016 alcuni ufficiali delle Rwanda Defence Forces, guidati dal Capo di Stato Maggiore dell’aeronautica, Charles Karamba, avevano fatto visita alla base aerea di Galatina (Lecce), sede del 61° Stormo e della Scuola di Volo dell’aeronautica militare italiana.
“Gli ufficiali africani hanno visitato le principali strutture predisposte per lo svolgimento dell’iter istruzionale attualmente in uso: tra gli altri i simulatori del velivolo d’addestramento MB339, le flights del 213° gruppo volo e le strutture dedicate al Ground Based Training System, il settore terrestre del sistema addestrativo connesso al T-346, il nuovo caccia-addestratore dell’aeronautica”, riporta la nota.
“Il personale della ditta Leonardo, unitamente agli istruttori del 212° gruppo volo, ha illustrato il comparto di simulazione, utilizzando il simulatore delle missioni del velivolo per dimostrare le procedure normali e quelle di sicurezza essenziali per l’attività di volo”.
Il 12 gennaio 2017, in occasione della visita a Roma di una delegazione di ufficiali delle forze di polizia ruandesi guidata dall’allora ispettore generale Emmanuel K. Gasana, veniva firmato un accordo tecnico di cooperazione tra l’arma dei carabinieri e la Rwanda National Police, il primo tra i due Paesi nel campo della difesa e della sicurezza.
“Considerato che i carabinieri italiani hanno una lunga esperienza e competenza nel settore della gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza generale e che la Rwanda National Police è impegnata a rafforzare le proprie capacità nella sicurezza pubblica e generale, le due parti sono desiderose di rafforzare la loro cooperazione nel campo dell’addestramento, in accordo con le procedure di rilevante standard internazionale, e di scambiare le migliori pratiche relative ai loro servizi istituzionali”, si legge nel preambolo dell’accordo tecnico.
Innumerevoli e delicatissime le aree di mutua cooperazione individuate dall’art. 2 del memorandum: la gestione dell’ordine pubblico; l’anti-terrorismo; le operazioni di sostegno alla pace, la sicurezza aerea e del traffico stradale; l’investigazione della criminalità informatica e ambientale; l’acquisizione di moderne attrezzature di polizia e lo scambio di documenti, pubblicazioni e materiali scientifici nel campo del controllo della folla, della gestione di dimostrazioni e meeting pubblici, di situazioni di rivolta nel rispetto dei diritti umani, della gestione dell’ordine pubblico in generale; il cybercrimine; le tecniche per le intercettazioni legali e per combattere il terrorismo e altri pericoli legati al crimine organizzato; il comando e il controllo; l’attività forense; le nuove tecnologie; l’addestramento di unità cinofile; il controllo del territorio; l’equipaggiamento, la logistica e l’engineering; lo scambio di esperti per iniziative organizzate dalle due parti, inclusi corsi, seminari, workshop e meeting ad hoc; l’assistenza nella costruzione di capacità di sicurezza; l’istituzione di desk permanenti e specializzati presso le rispettive istituzioni di formazione; la partecipazione a progetti finanziati da controparti o donatori nazionali e internazionali”.
A firmare l’accordo tecnico per i Carabinieri italiani l’allora comandante generale Tullio Del Sette, poi insignito di una delle maggiori onorificenze militari statunitensi, la Legion of Merit. La motivazione? “L’eccezionale e meritoria attività svolta a supporto della Combined Joint Task Force della missione Inherent Resolve, dal 1º marzo 2015 al 1º marzo 2016, nel corso di una fase cruciale della battaglia Alleata contro lo Stato Islamico dell’Iraq, ove ha creato le condizioni per la realizzazione di attività addestrative, di supporto ed assistenza alle articolazioni della polizia irachena”.
Sempre Del Sette si recava in Ruanda il 24 febbraio 2017 per incontrare ancora una volta l’ispettore capo della polizia ruandese Emmanuel K. Gasana e visitare il quartier generale della RNP di Kacyiru e alcuni centri operativi di “protezione ambientale” nel Parco nazionale di Virunga.
Nei mesi di novembre e dicembre dello stesso anno si teneva a Kigali il primo corso di formazione dei carabinieri a favore della polizia ruandese. “Si è trattato di un pacchetto formativo della durata complessiva di 4/5 settimane, finalizzato a fornire competenze specifiche nella prevenzione e nel contrasto del danno ambientale e a formare operatori di polizia con elevata capacità di movimento e controllo del territorio in aree impervie o caratterizzate da presenza di elementi ostili”, spiegava il comando generale dell’Arma.
Rivolto a una cinquantina di poliziotti ruandesi, il corso veniva coordinato da cinque istruttori della 2^ brigata mobile carabinieri, la stessa già impiegata nello scacchiere di guerra afgano e nella violenta repressione delle manifestazioni NoG8 a Genova del luglio 2001.
Il 24 aprile 2018 l’ispettore generale Emmanuel K. Gasana si recava un’altra volta a Roma per incontrare il neocomandante dei carabinieri generale Giovanni Nistri e fare le prime valutazioni sulle attività di formazione avviate dalle due istituzioni militari.
Sette mesi più tardi era il generale Nistri a volare in Ruanda; a fare gli onori al quartier generale della RNP di Kacyru il nuovo capo della polizia ruandese, Dan Munyuza. Il comandante dell’arma dei carabinieri veniva accompagnato a conoscere alcune strutture delle forze di polizia: il National Police College (NPC) nel distretto di Musanze; il centro di formazione anti-terrorismo di Mayange; il Peace Support Training Center istituito all’interno della scuola di formazione di Gishari per addestrare le unità assegnate alle operazioni di peacekeeping; il centro Isange One Stop creato per fornire assistenza medica e legale ai minori vittime di abusi.
Per “rafforzare la cooperazione bilaterale” l’ispettore ruandese Dan Munyuza e Giovanni Nistri si incontravano ancora a Roma, l’1 e il 2 aprile 2019. Nel corso della sua missione in Italia, Munyuza aveva modo di recarsi in visita ad alcuni importanti centri dell’arma dei carabinieri, tra cui l’Operation Control Room e la Scuola Ufficiali di Roma. L’ultimo meeting tra i vertici delle due istituzioni, come abbiamo visto, risale al 10-12 ottobre scorso.
Le forze di polizia nazionali ruandesi hanno potuto contare in tutti questi anni anche su uno dei centri di formazione internazionale d’eccellenza dell’arma dei carabinieri, il CoESPU (Center of Excellence for Stability Police Units) che ha sede a Vicenza nella caserma “Antonio Edoardo Chinotto”. Fondato il 1º marzo 2005 dal ministero degli Esteri e dal ministero della Difesa con la collaborazione del Dipartimento di Stato e l’esercito USA, il CoESPU è indirizzato a formare e addestrare prevalentemente il personale militare proveniente da paesi mediorientali e del continente africano nella gestione dell’ordine pubblico e delle missioni d’intervento di peacekeeping e peace enforcing in teatri critici.
La prima sessione di formazione del CoESPU a favore del personale di polizia ruandese risale all’autunno del 2014 e ha riguardato 23 ufficiali che sono stati poi impiegati nell’addestramento degli agenti della RNP assegnati alla missione degli osservatori delle Nazioni Unite in Sud Sudan. Una seconda sessione è stata realizzata nella primavera del 2015: tre ufficiali-formatori dei carabinieri in forza al centro d’eccellenza di Vicenza, guidati dal colonnello Francesco Borretti, sono stati inviati al quartier generale della polizia nazionale di Kacyiru per svolgere il training dei futuri trainer.
Il 13 marzo 2019 una delegazione della polizia ruandese, tra cui il direttore del dipartimento di formazione Robert Niyonshuti e il responsabile della scuola d’addestramento di Gishari Vianney Nshimiyimana, veniva ospitata nella caserma “Chinotto” di Vicenza. Due corsi di formazione intensiva a favore del personale ruandese venivano svolti ancora una volta a Vicenza dal 17 al 28 maggio e dal 10 giugno al 9 luglio 2021.
Tema delle lezioni CoESPU le Operazioni ad alto rischio. “In partnership strategica con il Dipartimento di Stato statunitense nell’ambito della sua iniziativa GPOI – Global Peace Operations, il corso punta ad accrescere le abilità e le capacità di un team specializzato composto da otto addestratori della Rwanda National Police nel settore delle armi speciali e delle tattiche di polizia e delle manovre ad alto rischio, in vista del loro futuro impiego in operazioni multinazionali di supporto alla pace”, riporta il comunicato emesso dall’ufficio stampa di CoESPU.
La rilevanza data dal centro di formazione dell’arma dei carabinieri e del Dipartimento di Stato USA alla formazione della polizia ruandese è sottolineata da un lungo articolo pubblicato recentemente da CoESPU Magazine (2-2021), il periodico informativo del Center of Excellence for Stability Police Units di Vicenza. “Lo sviluppo di una serie di attività finalizzate a rafforzare le capacità della Rwanda National Police in campo addestrativo e della ricerca dottrinale sulla Stability Policing viene effettuata anche in collaborazione con il CoESPU”, riporta Magazine.
“Nel gennaio 2021, durante la visita della delegazione del comando generale dell’arma dei carabinieri, è stato firmato l’accordo per pianificare innanzitutto un workshop a Kigali, tenuto poi in aprile da un team del CoESPU e, in aggiunta, un’attività preparatoria a favore di un’unità specializzata della Polizia ruandese che sarà inviata in Sud Sudan all’inizio del 2022”.
“Un gruppo di formatori composto da personale del dipartimento addestramento del CoESPU è volato alla volta di Gishari per visitare la scuola di formazione della Polizia e prendere conoscenza delle strutture dove saranno tenuti i corsi di formazione”, si legge ancora nella rivista. “La visita ha evidenziato l’eccellente preparazione del personale e l’efficienza dei veicoli e delle attrezzature esistenti, in particolare l’area destinata allo svolgimento delle attività addestrative”.
“La relazione è cresciuta ulteriormente e recentemente, in occasione di un workshop tenutosi dal 12 al 16 aprile a Kigali, le due istituzioni hanno deciso di stabilire un hub addestrativo per le operazioni di peacekeeping. L’hub punta ad elevare l’esistente centro per le operazioni di pace ruandese agli standard internazionali in modo da rafforzare i risultati delle forze di polizia del Ruanda che operano nel continente africano e fuori di esso. La Rwanda National Police ha più di un migliaio di ufficiali, di cui 230 sono donne, attualmente impegnati in operazioni di peacekeeping in varie parti del mondo.
Essi operano in quattro missioni delle Nazioni Unite in Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Haiti e Repubblica del Sudan. L’hub beneficerà della conoscenza e dell’esperienza del CoESPU dei Carabinieri. Il programma dell’hub includerà il training dei trainers in accordo con le necessità esistenti in particolari contesti di intervento e corsi sulla protezione di civili, donne e bambini, ecc.”.
Nei mesi scorsi unità della polizia ruandese sono state trasferite in Mozambico per operare nell’ambito della controversa missione internazionale “antiterrorismo” che ha preso il via nella tormentata regione di Cabo Delgado, nel nord-est del paese, vero e proprio eldorado delle transnazionali degli idrocarburi.
Antonio Mazzeo
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