Il rapporto tra vittime e occupati penalizza anche Sondrio e Bergamo.
È Brescia la provincia lombarda con il rischio
più elevato di morire al lavoro. Lo rivela l’Osservatorio sicurezza sul
lavoro Vega Engineering di Mestre, che ha calcolato l’indice sulla base
del numero di infortuni rispetto alla popolazione lavorativa delle
province. In Italia da inizio anno si sono verificati 620 incidenti
mortali (73 in Lombardia). Un dato - precisa l’Osservatorio - che tiene
conto dei dati Inail comunicati a fine settembre (aggiornati al 30
agosto) relativi ai soli infortuni sul luogo di lavoro, esclusi quelli
in itinere (tragitto verso il lavoro o trasferimenti dal luogo di
lavoro). Nella mappa relativa alle province più pericolose della
Lombardia, Brescia con 20 morti bianche in azienda presenta un’incidenza di 36,5,
un valore calcolato sulla base degli infortuni mortali ogni milione di
occupati. Qui la popolazione residente lavorativa conta 547.674 unità
(dati Istat 2020). Seguono Sondrio con 26,5 (2 casi su 75.385) e Bergamo con
20,7 (10 su 482.196). "Si tratta di una rilevazione preziosa – spiega
Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio – perché consente di
definire profondamente forme e contenuti del dramma delle morti sul
lavoro. A indossare la maglia nera non sono più le province che dominano
la classifica dei numeri assoluti. Ma sono quelle che, nonostante il
minor numero di vittime, rivelano un rischio di mortalità rispetto alla
popolazione lavorativa più elevato. In queste province si potrebbe
intervenire in modo più efficace sul fronte della sicurezza sul lavoro,
della prevenzione e della formazione".
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