I padroni, anche davanti alle crisi più acute, hanno sempre i piedi ben piantati per terra e cioè cercano, e ne hanno la convinzione, che ogni crisi sia per loro una opportunità.
Certo, questa tranquillità dei padroni e dei loro tirapiedi ai governi dipende dal fatto che in buona parte dei paesi del mondo soprattutto negli ultimi decenni, queste crisi, che oramai sono da tempo la “normalità” del sistema capitalistico-imperialistico, non hanno come sbocco la rivoluzione o la minaccia seria di essa.
E anche questa crisi, terribile già prima del lockdown causato dalla pandemia, durante e dopo, viene considerata allo stesso modo: “L’opportunità di un nuovo dopo-Guerra” dice infatti un dossier del Sole 24 Ore pubblicato in questi giorni. L’opportunità di una “nuova normalità” come la chiamano adesso.
Il “dopo guerra” piace tanto come esempio ai padroni, perché come tutti sanno, nel nostro paese c’è stato in quegli anni, ’50 e ’60, il cosiddetto “miracolo economico”, la “ricostruzione” tutta caricata sulle spalle, sul sudore e sangue di lavoratrici, lavoratori, e masse popolari tra le quali diversi milioni trasferiti dal sud al nord. Lo chiamano “miracolo” perché grazie a tutto questo i padroni si sono arricchiti di nuovo nonostante avessero imposto il fascismo, e hanno “ricostruito” il loro sistema sociale che continua a distruggere uomini, ambiente e cose.
Nonostante l’opportunità però non mancano, né possono mancare, visto il livello della crisi mondiale, i
dubbi e le incertezze sul futuro dell’“economia”: Il quotidiano della Confindustria ha raccolto in un “libro” queste riflessioni.“L’opportunità di un nuovo dopo-Guerra”, abbiamo detto è il titolo introduttivo di questo dossier, ma vediamo come viene argomentato: commentiamo e sottolineiamo alcuni passi.
“Se è eccessivo paragonare il Covid a una guerra, nonostante i grandi danni provocati dalla pandemia, forse si può provare ad azzardare un parallelismo più interessante: quello tra il dopo-Covid (ancora tutto da vivere) e il dopo-Guerra. Perché la pandemia, nel dolore profondo che ha portato, sembra stia ora diventando il propulsore per cambiamenti che forse sarebbero arrivati lo stesso, ma più lentamente. In campo economico, sociale, ambientale e tecnologico.”
La pandemia, quindi, come propulsore di cambiamenti in tutti i campi. E sono anche questi cambiamenti che ci devono interessare perché gli effetti si scaricheranno ancora una volta sul proletariato e sulla lotta di classe.
“Pensiamo all’economia. Se negli anni ’50 ci fu il grande boom economico, dopo la pandemia stiamo assistendo a qualche cosa di simile. Vedere l’Italia che cresce del 6% nel 2021 era impensabile qualche anno fa. È vero che questo 6% è solo un rimbalzo dal buco del 2020, ma le proiezioni lasciano sperare che la corsa possa continuare almeno nel 2022. Ci sono tanti rischi, vero: dalla carenza di materie prime al super-rincaro dell’energia, dall’inflazione fino alla possibilità che l’Italia non riesca ad usare le risorse del Recovery Fund.”
Che la “ripresa” sia frutto del cosiddetto “rimbalzo” sembra chiaro anche ai padroni, ma questo elenco dei rischi, nonostante tutto il loro ostentato ottimismo, è molto più importante e profondo di quanto l’estensore dell’articolo non capisca o faccia trasparire! E infatti si concentra sull’opportunità: “Ma oggi abbiamo opportunità che nel 2019 non avevamo.”
“Pensiamo
all’integrazione europea. Se gli anni ’50 misero le basi per costruire
nei decenni l’Unione europea, il Covid e il post-Covid hanno messo le basi –
con il Recovery Fund – per un nuovo balzo in avanti dell’Unione. È vero che
il Next Generation Eu ha tanti limiti, ma è un seme che non sarebbe mai stato
piantato senza il Covid. Vedremo come e se sboccerà.
“Pensiamo
ai cambiamenti sociali. Lo smart working è diventato normale, un
fenomeno da cui difficilmente si tornerà completamente indietro. Idem per la
transizione energetica, per l’accelerazione della tecnologia. Il dopo-Covid
può diventare l’era della nuova rivoluzione industriale.
E questa è una “rivoluzione”, per esempio, che sta già tagliando migliaia di posti di lavoro in tutto il mondo come nel settore auto dove solo la Volkswagen prevede il taglio di circa 30mila dipendenti.
“Ovviamente ci sono tanti rischi, tante incognite...” dice il giornalista ma “una cosa è certa: il mondo dopo-Covid sarà diverso da quello pre-Covid. Come? In questo libro cerchiamo di dare qualche risposta.”
Analisi
e risposte da parte dei padroni pretendono analisi e risposte da parte della
classe operaia: nei prossimi articoli seguiremo alcuni argomenti di questo “libro”.
Nessun commento:
Posta un commento