sabato 23 ottobre 2021

Denuncia politica - IL CARATTERE DI CLASSE DELLA GIUSTIZIA BORGHESE: A PIEDE LIBERO L’ASSASSINO DI YOUNES E PURE CON LA SCORTA...

IL PM CERCA DI CREARE LE CONDIZIONI PIÙ FAVOREVOLI PER L’ASSOLUZIONE.

PER YOUNES, CONTRO RAZZISTI E FASCISTI 

31 OTTOBRE ORE 15 VOGHERA.

Il delitto di Younes a Voghera è maturato nel torbido clima della giunta fascista, razzista leghista cittadina, con gli assessori scoperti a scambiarsi messaggi di questo tenore:

Venti giorni prima della tragedia di piazza Meardi, davanti al bar Ligure, proprio Gabbia aveva

invocato l'uso delle armi contro gli extracomunitari. "Finché non si comincerà a sparare, sarà sempre peggio".

"Ma in tutto ciò il marocchino che chiedeva elemosina è annegato??", scriveva su WhatsApp lo scorso 12 marzo la sindaca del comune pavese Paola Garlaschelli, provocando le risate con emoticon divertite della vicesindaca Simona Virgilio e dell'assessore alla scuola William Tura.

Altri post deridono gli immigrati e invocano misure violente per risolvere i problemi di degrado e ordine pubblico in città.

E la sindaca ha fatto anche rimuovere fiori e bigliettini lasciati dagli amici della vittima sul luogo del delitto, dai figli e dai nipotini di Younes, con un gesto di rara vigliaccheria e viltà.

Sulla proposta di togliere le panchine per impedire di farle usare ai senzatetto, Giancarlo Gabba, che dopo l'arresto di Adriatici è diventato assessore alla Sicurezza: "Purtroppo non bastano più i nostri vigili, ci vuole ben altro", corredando il messaggio con il simbolo di una bomba con miccia accesa. 

Dove l’ex poliziotto assessore autore materiale dell’omicidio personalmente pattugliava le strade armato a caccia di immigrati, con attenzione particolare per Younes, seguito e provocato ben sapendo che avesse problemi…, si è scoperto possedesse pallottole con la punta incisa per farle ‘esplodere’ all’impatto con il bersaglio con il voluto intento di provocare un effetto devastante nella vittima indipendentemente dal punto colpito. Munizioni considerate da guerra di cui è vietato il possesso e l’uso.

Per il PM tutto ciò è stato evidentemente ritenuto non addebitabile all’assassino, comunque trascurabile ai fini dell’indagine, visto che ha prima formulato l’accusa di eccesso di legittima difesa, ed ora ha liberato l’ex poliziotto assessore Massimo Adriatici con la delega ‘all’osservatorio all’immigrazione’, nonostante abbia sparato ad una persona non armata, in un luogo pubblico e frequentato, in evidente mancanza di un immediato pericolo per la sua vita.

Per i familiari, che non hanno alcuna intenzione di arrendersi e chiedono che l’assassino paghi per quello che ha fatto, le indagini sono piene di buchi neri e contraddizioni, un lavoro che più che un’accusa risalta come una difesa. A partire dalla libertà vigilata naturalmente, dalla dotazione di una scorta a protezione dell’omicida quando sono le altre persone che sono potenzialmente minacciate dalla condotta dell’imputato. Sempre i familiari riferiscono di aver avuto molte difficoltà ad entrare in possesso dei video registrati dalle telecamere della piazza, di averlo potuto fare solo per ordine di un giudice, per trovare filmati inutili. Tanto da chiedersi il perché di tante resistenze nella consegna. Resta poi l’incredibile riconsegna all’imputato da parte del PM, del cellulare impedendo così alla difesa le necessarie perizie.

Un PM che ha chiesto la liberazione dell’imputato più volte prima del termine delle indagini, che la libertà vigilata ora è stata resa possibile solo per il capo di imputazione che ridurrebbe ad eccesso di legittima difesa quanto fatto. Per un omicida immortalato a fianco dei carabinieri intervenuti sul luogo del delitto mentre da indicazioni ad un potenziale testimone ‘hai visto che …’ , che non è mai finito in galera ma agli arresti domiciliari usufruendo pure di permessi.

Dalla sorella parole amare ma che vogliono dare coraggio e spingere alla mobilitazione.

Noi siamo scioccati, prima credevo che ci fosse giustizia in Italia. Le cose ti colpiscono di più quando ti toccano. Ora che sto scoprendo l’Italia non ci tornerei mai a vivere.

Durante la manifestazione organizzata a Brescia subito dopo il delitto, sono stata avvicinata da una donna immigrata che piangendo mi ha raccontato di suo figlio ucciso dal padrone con cinque colpi alla schiena e di come sia rimasta sola con il suo dolore.

Noi lotteremo fino a quando non avremo giustizia, per noi è omicidio volontario. Ma non siamo soli. Ora l’assessore è a piede libero, mio fratello sottoterra, dove è la vita di mio fratello? Sembra che non sia morto, che non sia stato ammazzato!

Troviamoci in massa il 31 ottobre, alle ore 15.00 in piazza Meazza, Voghera.

Giustizia per Younes, galera per il suo assassino.

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