Il “Rail roko” (blocco delle ferrovie) messo in atto il 18 febbraio scorso, è stato un altro successo della mobilitazione dei contadini in protesta oramai in tutta l’India da 3 mesi! Questo tipo di protesta è stato scelto di proposito, in questa occasione, per rispondere e smentire anche davanti all’opinione pubblica di tutto il paese (e anche questa è diventata una guerra nella guerra) le affermazioni interessate del governo e dei mezzi di informazioni ad esso asservite spudoratamente che insistono nel voler circoscrivere l’ampiezza della protesta che ha, invece, un carattere nazionale!
E queste proteste continuano in
varie forme, come per esempio alcune mega assemblea che vedono la presenza di
oltre 120.000, 130.000 contadini in alcuni stati, mentre purtroppo continuano
ad aumentare i morti: siamo a 274; e gli arresti di alcuni leader dei contadini
che hanno partecipato alla manifestazione a Delhi il 26 gennaio.
Tutto questo però non ferma
affatto la decisione di milioni di contadini di combattere fino alla fine per
far ritirare le tre leggi nere al governo del fascista indù Narendra Modi,
tanto che qua è là qualche contadino ha cominciato a bruciare il raccolto ed è
dovuto intervenire il leader riconosciuto della protesta, Tikait, per dire che
non è ancora il momento di passare a questo, anche se rientra tra le modalità
di cui tutto il movimento ha parlato.
Continua pure la prova di forza
contro il governo con l’accumulo di forze che assediano la capitale: i
contadini hanno lanciato un altro appello a recarsi nei luoghi della protesta il
27 febbraio, e altre centinaia di migliaia hanno accolto la chiamata e si sono messi
in cammino!
Le assemblee in corso per
discutere dell’appello danno un esempio, per niente esaustivo, di ciò che sta
succedendo: nel video che pubblichiamo fatto con le riprese di un drone (comunque
alcuni mezzi di informazione nazionali e internazionali nel frattempo si
interessano sempre più) si mostra la portata delle massicce proteste dei
contadini in India: il primo contadino intervistato dice che sono presenti
250.000 persone e tra queste, tiene a precisare, 50.000 donne!
Il governo continua a fare il duro attraverso il suo ministro dell’agricoltura, ma le sue frasi di sfida e arroganti: “Ammassare la folla non porterà al ritiro delle leggi”, vengono smontate dalle affermazioni di uno dei leader, Tikait, che con la solita ironia risponde: “Quando le masse si uniscono i governi vengono cambiati”.
In aggiunta il governo incassa un’altra
batosta: i suoi tribunali sono stati costretti a rilasciare su cauzione
l’attivista ambientalista che era stata arrestata per sedizione e attentato
contro lo Stato per il “complotto su internet”, Disha Ravi, il cui caso è
diventato argomento di discussione sulla libertà di espressione in India.
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