domenica 15 novembre 2020

pc 15 novembre - Moby Prince: lo Stato nega il risarcimento (e giustizia) ai famigliari


La sentenza: "Il diritto è prescritto"

La causa era stata intentata alla luce delle conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage del traghetto andato a fuoco 29 anni fa, il 10 aprile 1991, dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. 

In quella nave morirono in 140: soffocati dal fumo, annichiliti dal calore, bruciati. 

Loris Rispoli, presidente di una delle due associazioni dei familiari delle vittime: “Le conclusioni della commissione d’inchiesta per noi sono importanti perché hanno fatto emergere un documento in cui Navarma e Snam (a cui apparteneva la petroliera) si accordarono per pagare i risarcimenti ai familiari (Navarma) e il danno ambientale (Snam) senza approfondire le rispettive responsabilità sul disastro. E abbiamo la certezza che sia stata una strage e ora la magistratura deve mettersi all’opera per stabilire la verità”.


Stralci di articoli de Il fatto quotidiano che ricostruiscono le omissioni e i depistaggi al processo, fino alle conclusioni della commissione parlamentare d'inchiesta che le ha fatti cadere e che dimostrano che la strage è di Stato

Nel processo del Moby Prince è stato assolto il personale della Capitaneria di Porto di Livorno che

quella notte era in servizio.  Per i familiari quella notte ci furono gravi omissioni nella macchina dei soccorsi.

La commissione di inchiesta ha lavorato per due anni con oltre 70 audizioni, decine di testimoni chiave, migliaia e migliaia di documenti consultati e analizzati, sei perizie, analisi ad alta tecnologia sui filmati dell’epoca, carte mai viste né cercate prima. I senatori esclusero la nebbia come causa e puntarono il dito contro sull’incapacità e l’inadeguatezza della Capitaneria di porto. Falso anche che tutti i passeggeri morirono nel giro di mezz’ora. 

L'organismo del Senato ha ribaltato le ricostruzioni ufficiali che si sono trascinate per inerzia per circa 30 anni grazie a mezze verità, bugie intere, complicità, silenzi lunghissimi, depistaggi veri e propri, sbalorditive cialtronerie, eliminando tutti i "totem" su cui erano fissate inchieste e processi e coinvolgendo per la prima volta anche gli armatori. Tra i vari punti non solo l'atteggiamento non collaborativo dell'equipaggio della petroliera e della stessa (allora) società statale, ma anche la conferma che a bordo del traghetto non morirono tutti in mezz'ora: "L'assenza di soccorsi è responsabile della morte di alcune delle 140 vittime".

I senatori, con una relazione approvata all’unanimità, cancellano le due inchieste della magistratura condotte a 15 anni di distanza, nel 1991 e nel 2006. “La commissione è consapevole di non aver chiarito tutti i punti oscuri – si legge – ma può affermare con sicurezza di aver raggiunto una ricostruzione del fatto decisamente più vicina alla realtà”. Si tratta, si legge nella relazione, di “novità chiare e precise”. “Non è tutta la verità, ma di sicuro è una verità più ricca di quella che sino a questo momento è stata proposta”.

La ricostruzione, per la prima volta, riconosce le opacità dell’armatore dell’Agip Abruzzo – la Snam, società di Stato – e getta un’ombra su Vincenzo Onorato, l’armatore di Moby, per via di accordi e polizze assicurative: carte ufficiali alla mano, infatti, il traghetto Moby Prince al momento dell’incidente era protetto da due assicurazioni gemelle  (l’Unione Mediterranea di Sicurtà e The Standard Steamship Owner’s di Bermuda), firmate lo stesso giorno, che lo valutavano circa 3 volte il suo valore di bilancio con polizze “rischio guerra”

Inoltre esiste un documento del Sismi del 2003 – desecretato tre anni fa dalla commissione parlamentare sulle ecomafie – che colloca la strage in un quadro di traffici illegali di armi, scorie e rifiuti tossici tra Iraq e Italia

Ma il giudice del Tribunale di Firenze, che ha negato i risarcimenti ai famigliari perchè prescritti, dice che la stessa commissione non ha portato nuove verità, ma ha dato solo valutazioni e giudizi "politici". 

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