venerdì 5 giugno 2020

pc 5 giugno - CORRISPONDENZA DI UNA LAVORATRICE DELLE POSTE DI MILANO SULLO SCIOPERO DI IERI

Ieri c’è stato uno sciopero in Poste Italiane proclamato in modo unitario dalle sigle sindacali di base
(Si Cobas Poste, Slg cub, Cub Poste, Confederazione Cobas Poste), uno sciopero riuscito discretamente, anche se a macchia di leopardo, si sono tenuti dei presidi in 4 città Roma, Milano, Firenze, Salerno.
I motivi che ci hanno portato allo sciopero sono numerosi e presenti da tempo in categoria: la continua e inarrestabile fuoriuscita del personale sostituito con lavoro precario continuamente sotto ricatto (continue promesse di assunzioni definitive, solo raramente mantenute), diritti disattesi con scuse burocrate, infinite (graduatorie di trasferimenti anch’esse sempre disattese, c’è chi attende da 10 anni), un'organizzazione del recapito a giorni alterni che ha causato aumenti dei carichi di lavoro più del doppio e continui disservizi per i cittadini che si vedono costretti a recarsi presso gli uffici
postali a ritirare la loro corrispondenza “a firma” (raccomandate, atti giudiziari), neppure il giorno dell’avviso, ma dopo giorni e giorni, provocando molta rabbia che chiaramente deve, poi, gestire l’operatore di sportello, le dirigenze sono spesso assenti perché il loro solo obbiettivo è il risultato commerciale (prestiti, mutui, assicurazioni, sim, ecc), tutto il resto è “noia”.
L’aumento dei carichi di lavoro hanno portato ad un aumento degli infortuni, anche mortali, che l’azienda continua a derubricare come incidenti stradali, ma che sono a tutti gli effetti infortuni perché il luogo principale dove il portalettere svolge la sua attività è la strada.
L’elenco continua ed è molto lungo e tra i problemi più urgenti, che questa pandemia ha acutizzato, c’è quello della salute e sicurezza sul lavoro in ogni angolo e in ogni singolo posto di lavoro di questa grande Azienda che continua a far crescere il profitto minacciando e ignorando tutto ciò che non genera profitto.
Il presidio sindacale di Milano si è svolto sotto la Prefettura e siamo stati ricevuti, in questa sede istituzionale abbiamo esposto tutte le nostre ragioni sia sindacali sia i problemi che abbiamo dovuto affrontare durante i lunghi mesi critici del covid-19 (che per noi non sono affatto finiti, altro che fase2): dispositivi arrivati in ritardo, centellinati, spesso rifiutati ai lavoratori e distribuiti agli “amici”, sanificazioni appena accennate, pulizie a fine giornata svolte “normalmente” e senza nessuna precauzione per il personale delle pulizie, sostituzione dei filtri dell’aria fatti ad ufficio aperto e solo verso la fine del periodo della cosiddetta fase 1 (parliamo del mese di maggio), molti uffici sono stati chiusi solo per un puro calcolo: la gente era chiusa in casa, molte ditte e negozi erano chiusi e molti colleghi assenti in permessi 104, congedi familiari e malattia per i soggetti “fragili”, molti colleghi sono tuttora assenti.
Inoltre molti uffici come le filiali sono ancora chiusi per il ricorso selvaggio e senza nessuna tutela sindacale allo smart working. (tutti motivi che non hanno aiutato all’adesione massiccia allo sciopero), ma i motivi di lamentela, in particolare per la Lombardia, non sono finiti.
Abbiamo denunciato anche l’ultimo atto di arroganza di questa Azienda, che in presenza di ben due circolari della Regione Lombardia che parla del monitoraggio della temperatura per il personale, la nostra grande e proficua Azienda ha pensato bene di chiedere ad ogni impiegato/ lavoratore di presentare ogni mattina un’autocertificazione del suo stato di salute.
Una soluzione che abbiamo prontamente respinto al mittente e che ora, visto che in alcuni posti di lavoro sono stati chiamati persino i carabinieri, Poste ha deciso di non chiedere nulla, di fatto dove sorge il problema non chiede nulla, semplicemente fa finta di niente, ma neppure si preoccupa di mettere in piedi nessun monitoraggio, salvo nei posti molto grandi, quali cmp e centri grossi di recapito, e fatto anche male.
Inoltre, come è possibile che un’azienda che ha un'affluenza enorme di pubblico in tutto il paese non si preoccupa minimamente di organizzare un qualche controllo? L’unica cosa che fa è far entrare il pubblico poco per volta e permette che si verifichino grossi assembramenti davanti gli uffici postali di cui non sente minimamente nessuna responsabilità con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.
Perfino per il gel per le mani all’ingresso di ogni luogo dove accede il pubblico Poste ha deciso di mettere le colonnine solo a metà maggio.

Per noi che lottiamo da anni, continuiamo ancora più determinati e vogliamo che questa crisi la paghino i padroni e non noi lavoratori, in particolare per noi di Poste, la lotta deve andare avanti e svilupparsi e, per quanto ci riguarda, non coinvolge solo l’azienda, ma anche i suoi famosi complici, che in questi mesi ci hanno costretto a scrivere tanto senza ottenere risposte, sindacati “venduti” che a tavolino hanno confezionato accordi, linee guida, ma chi li ha visti?
Anzi da una parte sottoscrivevano accordi e, appena si verificava la protesta prontissimi scrivevano qualche nota sindacale per aggiustare il tiro, uno squallido gioco delle parti, giusto per non perdere il totale controllo delle loro clientele.
Lottiamo perché tutto questo finisca.
Un ringraziamento alla solidarietà, senza se e senza ma, dimostrata dallo Slai Cobas di classe aiutandoci a distribuire il materiale.

Nessun commento:

Posta un commento