Nel principale distretto ortofrutticolo del Piemonte comincia la stagione delle raccolte.
All’inizio dell’estate nella zona arrivano dodicimila lavoratori, in gran parte immigrati.
Ogni anno per loro non ci sono né case, né tende. Al foro Boario, luogo
di incontro informale dei migranti e, per anni, anche zona dove
trovavano rifugio per la notte, quest’anno è arrivato l’esercito.
Negli anni si sono susseguite misure diverse: dai decreti flussi, ai
voucher sino al “lavoro agli
italiani” disoccupati, prospettato nel
2020, che, nonostante la crisi, non si sono messi in fila per un lavoro
durissimo, poco pagato e senza possibilità di alloggio.
Nonostante il divieto di mobilità tra le regioni già a maggio sono arrivati i migranti.
Quest’anno il già importante controllo poliziesco è divenuto imponente.
Gruppi di immigrati sono stati fermati, multati e riportati a
Ventimiglia. La presenza dell’esercito ha reso difficile anche la
solidarietà spontanea.
In questi anni la stagione si è allungata: c’è già chi lavora alla
raccolta di mirtilli e dei piccoli frutti. Solo una parte del basso
salario è in busta paga, il resto è in nero.
Negli ultimi due anni il prefetto aveva aperto l’ex caserma Filippi.
Come a Rosarno e a Rignano anche a Saluzzo accanto all’insediamento ufficiale, era sorta la baraccopoli informale.
Quest’anno è stato annunciato l’intervento della Protezione Civile, che allestirà una tendopoli militarizzata.
L’inizio di stagione è sempre il momento più difficile per i solidali.
C’è grande ricambio tra i braccianti, e, al di là delle relazioni già
costruite, occorre costruire una nuova rete.
I solidali lavorano a ritesserle, impegnandosi sui temi che stanno maggiormente a cuore ai braccianti: permessi, casa, i salari.
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