lunedì 1 giugno 2020

pc 1 giugno - Saluzzo - “Decine di braccianti già ora non hanno posto dove dormire”

"Le stesse questioni si ripropongono da anni, ma oggi l'emergenza sanitaria impone di trovare soluzioni che non siano strettamente locali». Virginia Sabbatini, coordinatrice del presidio Caritas Saluzzo Migrante, è preoccupata e con lei tutti i volontari che da oltre dieci anni danno assistenza ai migranti stagionali della frutta con un ufficio per le pratiche, un emporio, accoglienza abitativa e noleggio biciclette. Gli stessi che, in gruppo, la sera o la notte, vanno a dare una mano a questi giovani lavoratori, precari e senza casa.

«È fondamentale trovare una soluzione alloggiativa, non solo per coloro che, eventualmente nella
stagione di raccolta potranno risultare positive al Covid-19 o comunque venute a contatto con chi è positivo - continua -. Il piano che le istituzioni e le associazioni di categoria hanno in mente si basa sul fatto che saranno gli imprenditori agricoli ad accogliere i dipendenti e che li recluteranno con la piattaforma online. Già ora, che siamo solo all'inizio con la raccolta dei mirtilli, tutto questo non sta accadendo. Alcune delle persone che si sono rivolte al nostro ufficio, anche provenienti da fuori Regione, avevano già ottenuto una promessa di lavoro. Decine di persone sono già arrivate con una speranza di ingaggio: i datori di lavoro hanno detto loro che non daranno l'alloggio. Cosa accadrà a luglio?».

Virginia Sabbatini racconta di essere andata con gruppi di volontari a soccorrere persone accampate in posti nascosti. «Anche a noi della Caritas hanno paura a dire dove stanno - racconta -, ogni tre giorni cambiano posto, sono senza luce e senza acqua e al mattino si presentano nella cascina in cui lavorano. Troviamo irresponsabile e ingenuo pensare che possano andare avanti così. Ci amareggia che il questore abbia suggerito agli agricoltori di ospitarli, al limite, dentro delle tende. Le condizioni alloggiative degradanti sono contro la legge e la stagione di raccolta dura sino a novembre».

P erché questi lavoratori non provvedono autonomamente a sè stessi, usando una parte del loro reddito per affittare alloggi? «È la loro condizione di precari che non glielo permette - risponde la coordinatrice di Caritas -, è difficile trovare alloggi per pochi mesi l'anno avendo una paga di 5 euro e mezzo senza il riconoscimento di straordinari e contratti che eludono contributi e ore effettivamente lavorate. Il problema non è tanto il nero. È il grigio che concretizza lo sfruttamento».

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