Dall'intervento di un compagno operaio della Dalmine/Bergamo nella Formazione Operaia
"E’ necessario approfondire la situazione che viviamo in questa fase e non fermarci alla superficie.
Per gli operai non è una scelta individuale se andare o meno al lavoro. Tanti della piccola borghesia si lamentano che adesso i padroni riaprono le fabbriche, ma una delle questioni che circolano tra i lavoratori è anche quella per cui se non ripartiamo moriamo di fame, perchè l’economia si ferma. Chiaramente questo mostra tra i proletari la mancanza di una visione di classe di cui in particolare le avanguardie di lotta devono appropriarsi per poter fare quello che serve sia dal punto di vista sindacale che politico
Marx definendo nel cap. 23° del libro I del Capitale la legge generale dell’accumulazione capitalistica, dice che i lavoratori non fanno altro che aumentare le loro catene di sfruttamento, più aumentano i profitti più diminuiscono i salari. La composizione del capitale e le variazioni che subisce nel corso del processo di accumulazione creano le condizioni perchè all’aumento della ricchezza dei padroni corrisponde l’aumento della povertà.
Tornando al punto centrale, il virus e la pandemia sono un prodotto del capitalismo, delle sue leggi e
del suo processo ciclico contraddittorio di produzione e riproduzione
Chiaramente non è basta dire semplicemente che "il vero virus è il capitalismo", il problema è che c’è un sistema scientifico; non si tratta di una volontà individuale, ma di andare a vedere come funziona il sistema del capitale che nel suo sviluppo dimostra i suoi limiti, per poterlo combattere e sostituirlo con un altro.
Questo sistema, il modo di produzione capitalista genera sovrappopolazione, Ma essa non è una scelta soggettiva del capitale. Nel 23° capitolo de Il Capitale Marx spiega passo passo come il sistema di funzionamento del capitale nella variazione della composizione organica del capitale e quindi dell rapporto tra il capitale costante - i mezzi di produzione e il capitale variabile - la forza lavoro, produce sovrappopolazione.
La forza lavorativa non viene acquisita per appagare tramite il suo funzionamento o il suo prodotto le esigenze personali del suo acquirente, ma il fine di quest’ultimo è la valorizzazione del proprio capitale". Cioè "la produzione di merci che racchiudono una quantità di lavoro maggiore di quella pagata, che perciò racchiudono una parte di valore che gli arriva gratuitamente e che purtuttavia viene realizzata tramite la vendita delle merci."
Il sistema è appunto fondato sulla "produzione di plusvalore ossia il fare di più e questa è la legge assoluta di questo modo di produzione".
Per arrivare al punto dell’esercito di riserva: "l’accumulazione capitalistica - dice Marx - produce costantemente, precisamente in proporzione della propria energia e volume, una popolazione operaia relativa cioè eccedente i bisogni medi di valorizzazione del capitale e quindi superflua" e dall’altro lato vedendola dalla parte degli operai: "la popolazione operaia produce in misura crescente, mediante l’accumulazione del capitale da essa prodotta, i mezzi per rendere se stessa relativamente eccedente”. L’operaio per il capitalista serve solo fino quando valorizza il capitale, quando non serve più per questa funzione viene messo sul lastrico. Ma in questo il capitale dimostra anche il suo punto debole.
Oggi c’è l’opportunità per riaffermare la centralità della classe operaia. Questo si è dimostrato anche nei momenti degli scioperi durante il lokdown. Ed è questo che terrorizza i padroni e i governi.
Ma il problema è che non basta lottare, è fondamentale acquisire gli strumenti teorici marxisti per cogliere le fondamenta del sistema e la necessità della lotta rivoluzionaria, perchè chiaramente il sistema trova sempre un modo per potersi rigenerare".
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