Pensiamo che alla fine in realtà pochi saranno regolarizzati, dato che la procedura principale è affidata alla volontà dei padroni. Questi dovranno versare prima della presentazione della domanda un contributo forfettario, pari a € 500,00 per ciascun lavoratore, più un forfait da fissarsi per decreto per le somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale.
Quante aziende preferiranno rischiare una multa piuttosto che pagare queste somme? O scaricheranno sui lavoratori i costi della regolarizzazione, con contratti formalmente regolari ma in realtà fasulli?
Il Decreto prevede comunque una sanatoria breve, i migranti avranno infatti solo un permesso di soggiorno temporaneo, giusto il tempo necessario per i lavori in agricoltura.
Poi i migranti possono pure essere cacciati...
La sanatoria riguarda solo i lavoratori occupati nei settori agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse.
Vi sono due possibilità:
Le aziende potranno sottoscrivere un nuovo rapporto di lavoro subordinato o di dichiararne uno
irregolarmente instaurato con cittadini italiani o stranieri presenti sul territorio nazionale prima dell’8 marzo 2020.
I migranti con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 potranno chiedere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi, ma devono comunque dimostrare di aver lavorato in quei settori.
Le aziende che vogliono regolarizzare devono avere un reddito imponibile minimo non inferiore a 30.000 euro. Per i settori del lavoro domestico o di assistenza alla persona, il reddito deve essere non inferiore a 20.000 euro, in caso di nucleo familiare composto da un solo soggetto percettore di reddito, e non inferiore a 27.000 euro, in caso di nucleo familiare composto da più soggetti conviventi.
Gli stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 per chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo dovranno versare 130 euro per la copertura degli oneri, più altri 30 euro per presentare la domanda in Questura e una marca da bollo di 16 euro - totale 176 euro.
Come abbiamo già detto dall'inizio, questa "regolarizzazione" non è solo insufficiente, la questione
principale è che è stata fatta per dare braccia alle aziende da sfruttare
per il tempo necessario al lavoro (max un anno).
Il
lavoratore migrante dipende
totalmente dalla volontà/convenienza o meno del padrone se può
rimanere in Italia o deve tornare da dove è sfuggito - dato che il decreto non sospende le espulsioni, i procedimenti penali e amministrativi a carico dei
migranti, che vengono sospesi solo se viene "comprato" dal padrone
e giusto per il tempo che deve lavorare per lui.
Questa
regolarizzazione riguarda solo un settore produttivo, sicuramente
grande, dei lavoratori migranti, ma non tutti i lavoratori, lasciando fuori migliaia di migranti.
Sono
comunque esclusi da questo provvedimento i lavoratori migranti che
hanno fatto lotte, proteste, che sono stati denunciati, incriminati,
"che comunque - come viene scritto nel testo - siano considerati
una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato...".
Proprio quei migranti che con la lotta e solo con le loro lotte hanno ottenuto
dei risultati non solo per loro ma per tutti, rischiano ancora una
volta di essere cacciati.
La lotta, quindi, come dicono i braccianti migranti del foggiano, della Calabria, deve continuare, e quest'estate è un periodo da utilizzare.
Servono:
permessi
di soggiorno per tutti di
almeno due anni di validità; o rinnovo indipendentemente dalla
scadenza senza alcuna verifica su reddito e/o lavoro;
documenti
anagrafici, sanitari, per tutti senza condizione (qui
alcuni giudici stanno andando per fortuna controcorrente e ben oltre
le intenzioni del governo)
contratti regolari, ma non solo sulla carta
A
questi obiettivi si devono accompagnare altri, altrettanto necessari
e resi ancora più urgenti dall'emergenza pandemica:
reddito, case
per tutti, diritto
d'asilo per tutti coloro che hanno fatto richiesta
Chiusura
dei Cpr - Blocco
di ogni espulsione e apertura dei porti.
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