giovedì 9 gennaio 2020

pc 9 gennaio - Memoria di classe: Modena 9 gennaio 1950, alle Fonderie Riunite 6 operai comunisti vengono assassinati dallo Stato borghese

E la mattina del 9 gennaio il questore Nusco avverte che «se entro 10 minuti non sarà sgomberata la zona prossima alla fabbrica sarà una strage».
Dai terrazzi della fabbrica i Carabinieri cominciano a mitragliare i lavoratori e chi li sostiene. Sparano ad altezza d'uomo anche dai blindati e il bilancio si fa pesante: 6 morti, più di 50 feriti e 34 arrestati. Muore l'ex partigiano Angelo Appiani, 30 anni, colpito al petto da un colpo di pistola sparato a bruciapelo da un carabiniere.

Muoiono lo spazzino disoccupato Arturo Chiappelli, 43 anni, e Arturo Malagoli, 21 anni, sono entrambi ex partigiani, colpiti da raffiche di mitra. Muore l'ex partigiano Roberto Rovatti, 36 anni, che ha il torto di portare al collo una sciarpa rossa e per questo motivo viene brutalizzato con il calcio dei fucili e poi gettato cadavere in un fossato. Muore il carrettiere Ennio Garagnani, 21 anni, colpito dal fuoco delle autoblindo. E muore l'operaio metallurgico Renzo Bersani, 21 anni, preso a fucilate nei pressi della fabbrica.



da Operai Contro
CRONACA DI UN ECCIDIO DI OPERAI

Compagni, oggi non sono venuto mi vergognavo di fare l’ennesima passerella per ricordarvi. Preferisco ricordarvi con la cronaca di quel maledetto giorno: Il 9 gennaio 1950. Faccio un passo indietro per fare comprendere meglio quello che è successo: Tra il 1947 e il 1949 nella sola città di Modena furono arrestati 485 partigiani per vicende legate alla lotta di liberazione del nazifascismo, 3500 braccianti agricoli furono denunciati per l’occupazione delle terre. un anno prima del vostro massacro, dopo un
comizio della CGIL in piazza Roma la polizia caricò violentemente i manifestanti. Alla fine del 1949 il padrone Adolfo Orsi licenzia tutti i 560 operai, per poi riassumere alti operai, non iscritti al sindacato, il piano industriale del padrone prevedeva anche una forte riduzione del salario, la CGIL, dichiara uno sciopero contro il licenziamento di tutti gli operai delle fonderie riunite di Modena. Dopo una serrata di un mese la CGIL proclama uno sciopero generale di tutte le categorie in tutta la provincia per il 9 gennaio 1950, nonostante gli ostacoli posti dalla Prefettura e della Questura di Modena che negarono l’uso di qualsiasi piazza per poter tenere la manifestazione sindacale. Il giorno prima dello sciopero arrivarono a Modena circa 1.500 poliziotti per presidiare le fonderie riunite, con autoblindo T 17 STAGHOUND E ARMAMENTO PESANTE, APPOSTANDOSI CON LE ARMI ANCHE SUI TETTI DELLA FABBRICA. Verso le dieci del mattino una decina di operai giunse ai cancelli della fabbrica che era circondata dai carabinieri armati. All’improvviso un carabiniere sparò un colpo di pistola in pieno petto ad Angelo Appiani che mori sul colpo, subito dopo dal tetto della fabbrica i carabinieri aprirono il fuoco con le mitragliatrici contro un gruppo di operai, uccidendo Arturo Chiappelli e Arturo Malagoli e ferendo molte persone alcune in maniera molto grave. L’operaio Roberto Rovatti, che portava al collo una sciarpa rossa, venne circondato dai carabinieri, buttato in un fosso venne massacrato a morte con i calci dei fucili, un blindato T17 iniziò a sparare sulla folla, e uccise Ennio Garagnani. I sindacalisti della CGIL iniziarono ad avvisare, con gli altoparlanti i manifestanti di spostarsi verso piazza Roma. Nonostante ciò un carabiniere uccise con un fucile Renzo Bersani, che si trovava oltre 100 metri dalla fabbrica. Il bilancio della giornata fu di SEI MORTI, 200 FERITI E 34 ARRESTI CON L’ACCUSA DI RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE, ADUNATA SEDIZIONE E ATTENTATO ALLE LIBERE ISTITUZIONI. L’UNDICI GENNAIO SI

SVOLSERO I FUNERALI DELLE SEI VITTIME ALLA PRESENZA DI OLTRE 300.000 PERSONE.



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