Le proteste divampano in tutti i CPR, da Torino a Gorizia a Trapani
Mai più lager - NO ai CPR
"Quel centro somiglia troppo alla Libia": questo il titolo significativo di un articolo su Panorama ora in edicola, di denuncia delle gravi condizioni di degrado e violazione dei diritti anche umani nel CPR di Palazzo San Gervasio (PZ).
Cellophane o coperte sui finestroni senza vetri, nei "moduli abitativi" di pochi metri in cui vivono anche in cinque persone, "con porte senza maniglie e, come letto, un blocco di cemento coperto da un materasso. Fino a qualche mese fa la luce nelle stanze restava sempre accesa: giorno e notte.
Alle tre docce comuni, esterne, si accede accompagnati da un carabiniere o da un agente della Celere. E l'acqua calda è un privilegio solo di chi arriva per primo"
E "un carteggio tra le Engel Italia srl, società che ha in appalto il CPR, il Viminale e la prefettura di Potenza: "Perdurante mancanza dell'erogazione del servizio di assistenza sociale; mancata raccolta delle nomine e delle revoche degli avvocati di fiducia; non sufficiente fornitura di
vestiario; fornitura di coperte già sporche e non sigillate; scarsa pulizia rilevata all'interno dell'infermeria".
"Dalla Prefettura hanno anche chiesto spiegazioni sulla mancata vidimazione da parte del medico della struttura del registro dei farmaci consegnati agli ospiti ogni giorno. Un particolare che ha creato un bel po' di chiacchiere intorno al CPR. E che ha portato la Procura di Potenza ad aprire un fascicolo per verificare alcune segnalazioni sull'impiego di sedativi", tra cui il metadone.
"A conti fatti, dunque, non c'è poi tutta questa differenza tra un CPR italiano e un luogo di detenzione libico.
(...) E alcune delle criticità segnalate dal Garante, addirittura, appaiono persino più gravi rispetto al passato: "Il guasto, riscontrato in un Centro, di tutti i telefoni pubblici che, unito alla mancata disponibilità di telefoni cellulari da destinare agli ospiti, rischia di comprimere il diritto alla difesa e quello all'unità familiare". In alcuni CPR "non esistono ambienti forniti di tavoli e gli ospiti si trovano costretti a consumare i pasti sul proprio letto""
"Al Viminale sperano che l'apertura di nuovi CPR (Macomer, Gradisca d'Isonzo e Oppido Mamertina) possa fare da cuscinetto. Ma la bomba, ormai, è definitivamente innescata - ed è pronta a scoppiare - tra le mani del ministro Lamorgese".
https://www.ilmattinodifoggia.it/…/maltrattamenti-nel-cpr-d…
Intanto in questi giorni le proteste divampano in tutti i CPR, da Torino a Gorizia a Trapani: atti di autolesionismo e incendi di materassi e coperte che hanno messo in ginocchio le strutture in tutta le penisola.
https://ildubbio.news/…/cpr-da-gorizia-a-trapani-migranti-…/
Per tutta risposta: trasferimenti da un CPR ad un altro, arresti e rimpatri forzati di massa.
http://www.ansa.it/…/rivolta-cpr-torino-ps-arresta-6-person…
Il tutto lascia temere per un'accelerata nell'apertura del CPR di Milano.
APRE IL LAGER di Milano!
Assemblea Pubblica Regionale di sabato 18 gennaio 2020, via Sansovino n. 9, ore 15, Milano;
Dossier "Mai più!" - La vergogna dei CPR sbarca a Milano per l'approfondimento della situazione nei CPR di tutta Italia (e di quel che aspetta quindi Milano): 31 gennaio ore 20.30 in via Borgogna.
Le proteste hanno reso inagibile il CPR di Torino. Continuare a trattenere delle persone costituisce un trattamento inumano e degradante
Inviata una lettera al Prefetto per chiedere l’immediata chiusura
La Campagna LasciateCIEntrare insieme a Legal Team Italia, ADIF, Progetto Melting Pot Europa e Ambasciata dei Diritti, hanno inviato una lettera al Prefetto di Torino, con la quale si chiede “l’immediata sospensione di ogni attività presso il CPR di Torino e la sua chiusura”.
“A seguito di recenti accadimenti presso il CPR di Torino – denunciano le organizzazioni – le strutture abitative del CPR hanno riportato vari e gravi danni, tanto da pregiudicare l’idoneità del Centro nella quale convivono cittadini stranieri in attesa di accompagnamento alla frontiera e richiedenti protezione internazionale dei quali sia stato disposto il trattenimento”.
Nel corso delle proteste scoppiate negli ultimi mesi gran parte delle aree risultano infatti inagibili, tanto che “in alcune delle aree non vi sono più persone trattenute (trasferite proprio per l’inagibilità dei moduli in cui si trovavano), mentre in altre aree non sarebbero invece agibili e non sono pertanto utilizzate le strutture destinate ad ospitare la mensa”.
Secondo le testimonianze raccolte da LasciateCIEntrare le persone trattenute sono costrette a passare le loro giornate in aree nelle quali alcuni moduli hanno subito danni significativi, tanto da non essere attualmente utilizzati, e dunque in condizione di sicurezza e rispetto della dignità delle persone gravemente deficitarie. “I moduli – si afferma nella lettera – così gravemente danneggiati sono spesso adiacenti a quelli ancora utilizzati; i trattenuti sono costretti a consumare i pasti all’interno dei moduli, nei quali sono presente servizi igienici non separati dal resto del modulo; nelle aree esterne dei moduli sono visibili le tracce delle fiamme”.
Le firmatarie sottolineano che il Centro di Permanenza di Torino sia, nel suo complesso, inidoneo al contenimento di persone private della libertà personale, a tal punto da “costituire un trattamento inumano e degradante”.
La struttura è ampiamente danneggiata ed in larga parte del tutto inagibile e appaiono compromessi sia gli spazi adibiti a struttura abitativa che quelli destinati alla socialità e al soddisfacimento dei bisogni dei trattenuti. Le organizzazioni ricordano che proprio le già presenti carenze strutturali del CPR hanno portato a vibranti proteste sin dal decesso di un trattenuto, nel luglio dello scorso anno.
Inoltre, il centro rappresenta ormai un costo per la collettività (in termini sia di costi per la gestione sia di impiego di personale di sorveglianza) del tutto ingiustificato ed esorbitante.
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