Sembra ormai certo che la base Usa di Sigonella ha avuto un ruolo nell’atto criminale di guerra degli Usa nei confronti del generale Soulemani, uno dei principali leader del governo iraniano.
Nonostante la segretezza dell’operazione è possibile ricostruire la dinamica dell’attacco partendo da alcuni elementi.
Il drone MQ9 – Reaper con cui è stato effettuato l’attacco copre una distanza di 1550 miglia, equivalenti a 1850 chilometri. La distanza tra Sigonella e Bagdad è di 2680 km in linea d’aria.
Questo escluderebbe un ponte diretto dalla Sicilia e rende più
plausibile l’utilizzo di una delle tante basi per droni ospitate intorno
all’area mediorentiale (Kuwait, Emirati Arabi, Qatar e lo stesso Iraq).
Alcune fonti in particolare suggerirebbero la partenza dal Qatar.
Possiamo per questo sentirci assolti? Nemmeno per sogno.
Almeno dal 2016 la base siciliana infatti ospita i nuovi MQ9,
aggiornamento del MQ1, con il benestare del governo italiano.
Ciononostante lo stato italiano ha posto alcuni vincoli all’utilizzo
degli aerei senza pilota attraverso degli accordi bilaterali approvati
con le comunicazioni 135/11/4^ Sez. del 15 settembre 2012 e 135/10063
del 17 gennaio 2013.
Questi vincoli prevederebbero la necessaria informazione da parte degli Usa del governo italiano. Comunicazione che, apprendiamo da svariate fonti di stampa, non è mai avvenuta.
Ancora
una volta chi ci governa si dimostra il servo sciocco degli interessi
imperialisti del governo
statunitense che, per difendere la sua egemonia in Medio Oriente (più volte messa in discussione), è pronto a scatenare una guerra che ancora una volta vedrà come vittime i martoriati popoli di quelle terre. Perché nonostante il drone molto probabilmente non sia partito dalla base di Sigonella è qui che potrebbe aver fatto uno scalo tecnico.
statunitense che, per difendere la sua egemonia in Medio Oriente (più volte messa in discussione), è pronto a scatenare una guerra che ancora una volta vedrà come vittime i martoriati popoli di quelle terre. Perché nonostante il drone molto probabilmente non sia partito dalla base di Sigonella è qui che potrebbe aver fatto uno scalo tecnico.
E apprendiamo da alcuni fonti fidate che il Muos sarebbe stato utilizzato per la geolocalizzazione e la verifica del target.
Quindi Sigonella e il Muos c’entrano o no con l’attacco? Per quanto noi ci crediamo assolti siamo comunque coinvolti.
Sappiamo che la base americana di Ramstein in Germania ha un ruolo cruciale nella guerra invisibile dei droni. Il cuore hi-tech di Ramstein è il sistema satellitare UAS Satcom Relay
che permette agli operatori dei droni seduti davanti a uno schermo in
una base americana di comunicare in tempo reale con gli aerei senza
pilota dall’altra parte del mondo, inviando comandi al drone e ricevendo
immagini di quello che l’aereo vede sul campo.
Ma dal 2011 anche Sigonella dispone di un sistema identico a quello di Ramstein.
Il sistema fornisce in tempo reale i dati alla base Creech Air Force
Base situata in Nevada, il centro da cui vengono pilotati i droni e da
cui è partito l’attacco al generale Soulemani secondo tutti gli
osservatori internazionali.
Quindi
Sigonella e il Muos, all’insaputa del governo italiano e come denunciamo
da anni, hanno avuto un ruolo cruciale nell’attacco terroristico: nella
guerra 3.0 la responsabilità politica e militare delle basi Usa
presenti nel territorio nazionale infatti non può limitarsi alla
semplice individuazione, ormai superata, dell’aeroporto di partenza.
Sigonella e il Muos, come le altre basi Usa nel territorio italiano,
rappresentano quindi due strumenti fondamentali per le nuove guerre ma
sono anche elementi di responsabilità e coinvolgimento del nostro stato
in quelle azioni illegali e criminali.
Come già abbiamo affermato in questi anni, la nostra esposizione in un eventuale conflitto è altissima.
Il
nostro territorio è diventata la portaerei degli Usa nel Mediterraneo e
per questo uno degli obiettivi più facili da poter colpire.
Riteniamo
inoltre inammissibile che un presidente in pieno impeachment,
probabilmente anche per fini elettorali e senza nemmeno il permesso del
Congresso, compia un simile crimine di guerra innescando una così
pericolosa escalation bellica.
È
arrivato il momento quindi di organizzare una grande mobilitazione che
spinga finalmente l’Italia a uscire dalla Nato, per far cessare così il
ruolo di servitù militare dello stato e la sete di profitto delle
multinazionali della guerra.
Noi diciamo quindi basta! Basta a questa guerra che sembra prospettarsi all’orizzonte così come a tutti i conflitti nel mondo.
Movimento No Muos
Fonti:
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