- Dietro le ruberie personali di Ghosn - la guerra sulle alleanze vecchie e nuove - la crisi della Nissani si riverserà sugli operai del gruppo e può dilagare in tutto l'universo delle fabbriche mondiali dell'auto
- Imprese: Renault-Nissan, Ghosn stava pianificando la fusione tra le due aziende
Tokyo, 21 nov 06:51 - (Agenzia Nova) -
Il presidente dell’alleanza Renault-Nissan, Carlos Ghosn, stava
pianificando la fusione tra le due case automobilistiche prima del suo
arresto, avvenuto a Tokyo nella giornata di lunedì. E’ quanto sostengono
indiscrezioni diffuse dalla stampa economica britannica e giapponese,
che sottolineano come tale prospettiva si scontrasse con la ferma
opposizione dei membri giapponesi dell’alleanza, Nissan e Mitsubishi.
Stando ai quotidiani “Financial Times” e “Nikkei”, diversi membri del
consiglio di amministrazione di Nissan si aspettavano la presentazione
di una proposta di fusione da parte di Ghosn nel prossimo futuro; una
fonte anonima citata dai due quotidiani afferma addirittura che la
fusione tra le due aziende sarebbe potuta avvenire “nello spazio di
mesi”.Renault e Nissan detengono partecipazioni non maggioritarie
incrociate, secondo uno schema ideato quasi 20 anni fa; la leadership di
Ghosn, sulla cui figura poggiava l’alleanza tra le tre case
automobilistiche, aveva ottenuto l’appoggio del governo francese sino al
2022, a patto di rendere “irreversibile” l’alleanza; pare che il
manager stesse progettando la fusione tra Renault e Nissan proprio a tal
fine. Nissan, però, ha annunciato ieri l’imminente licenziamento del
suo presidente, accusato di aver ingannato gli investitori e le autorità
giapponesi in merito alla reale entità dei suoi compensi.
L’indagine interna avviata dal costruttore di automobili giapponese Nissan, in merito alle gravi irregolarità fiscali del suo presidente, Carlos Ghosn, si è estesa alle finanze dell’alleanza franco-giapponese Renault-Nissan: un ulteriore segnale dell’apparente volontà di Nissan di svincolarsi dal controllo francese sull’alleanza. Nissan, riferisce la stampa giapponese, ha comunicato a Renault già nella giornata di lunedì l’esistenza di prove di probabili irregolarità presso Renault-Nissan Bv, la venture olandese che supervisiona le operazioni congiunte dell’alleanza tra le due case automobilistiche, e che di fatto è controllata dal gruppo francese. A comunicare la notizia a Renault è stato l’ad di Nissan, Hiroto Saikawa; le due aziende hanno rifiutato di commentare pubblicamente la
notizia. Stando a fonti anonime citate dal quotidiano “Nikkei”, inoltre, le autorità giapponesi e Nissan sospetterebbero di due collaboratori di Ghosn, che lo avrebbero assistito nelle violazioni dei regolamenti finanziari.
Il consiglio di amministrazione del gruppo Renautl ha deciso ieri di nominare il direttore operativo del gruppo Thierry Bollore amministratore delegato facente funzione, in assenza dell’ad Carlos Ghosn, arrestato in Giappone con l’accusa di gravi irregolarità fiscali. Una nota diffusa dall’azienda a margine dell’incontro, che si è tenuto nella serata di ieri, chiede anche a Nissan di fornire “tutte le
informazioni in suo possesso raccolte dalle indagini interne a carico di Ghosn”: una richiesta da cui traspare il timore che lo scandalo possa estendersi all’intera alleanza automobilistica franco-giapponese. Il consiglio di amministrazione di Renault ha rifiutato di esprimersi nel merito dell’arresto dell’ad “in questa fase”, ed ha confermato che almeno per il momento il manager resta presidente e ad dell’azienda. Il consiglio di amministrazione annuncia infine che si riunirà regolarmente in assenza di Ghosn per “proteggere gli interessi di Renault e la sostenibilità dell’alleanza”. La decisione di non sfiduciare Ghosn, accusato di aver taciuto al fisco oltre la metà del suo reddito multimilionario tra il 2011 e il 2016, segue il pronunciamento del governo francese – primo azionista dell’azienda con una quota de l15,1 per cento – secondo cui sarebbe inappropriato agire in tal senso senza consultare prove a carico del manager.
L’arresto di Carlos Ghosn da parte delle autorità giapponesi, nella giornata di lunedì, pone Renault, Nissan Motor e Mitsubishi Motor di fronte ad una sfida complicata: il connubio tra i noti costruttori di automobili, infatti, si è retta per anni proprio sulla leadership personalistica del manager brasiliano. Il presidente dell’alleanza industriale franco-giapponese è stato arrestato ieri dalle autorità giapponesi e sottoposto a un interrogatorio da una squadra investigativa speciale della Procura distrettuale di Tokyo, sulla base di accuse gravi di falso ed evasione fiscale. Ghosn avrebbe dichiarato al Fisco giapponese appena la metà dei compensi multimilionari percepiti tra il 2011 e il 2016. Le accuse hanno fatto deflagrare malumori che covavano da tempo ai vertici delle tre case automobilistiche, anche a causa dell’autorità pressoché assoluta esercitata da Ghosn. Ad un solo giorno dall’arresto del manager, le posizioni di Tokyo e Parigi sulla questione appaiono già divergenti: il governo giapponese ha ricevuto i vertici di Nissan e Mitsubishi, che hanno preso le distanze dal dirigente in maniera netta e immediata, anticipandone il licenziamento. Il governo francese, invece, ha chiesto che la guida collettiva delle tre case automobilistiche passi ad una “governance ad interim”, ma ha anche evitato di sfiduciare Ghosn, sostenendo che la condotta finanziaria del manager in Francia non presenti alcun profilo di irregolarità.
L’ad di Nissan, Hiroto Saikawa, ha dichiarato nella serata di ieri che l’azienda “è al lavoro per evitare ripercussioni sull’alleanza tra le tre aziende”. Nissan, però, ha già annunciato di voler licenziare Ghosn, che oltre alla carica di ad di Renault, ricopre quella di presidente e ad dell’Alleanza e di presidente delle aziende Nissan Motor e Mitsubishi Motor. L’allontanamento di Ghosn dal vertice di Nissan segna una caduta drammatica per il manager cui era stato attribuito il salvataggio di quell’azienda da una situazione finanziaria prossima alla bancarotta. Saikawa ha dichiarato oggi che l’azienda ha sbagliato nel concentrare troppo potere nelle mani del suo presidente. L’azienda avrebbe scoperto grazie alle rivelazioni di una figura vicina a Ghosn che quest’ultimo si è appropriato per anni di risorse aziendali, oltre a falsare le sue dichiarazioni al Fisco giapponese. “Si tratta di un problema di governance significativo”, ha ammesso Saikawa. “Guardandoci alle spalle, dopo il 2005, quando (Ghosn) è divenuto ad di Renault e Nissan, non abbiamo mai davvero discusso le implicazioni”. Saikawa non ha voluto fornire dettagli in merito all’abuso delle risorse aziendali da parte del presidente, ma ha dichiarato che la condotta di quest’ultimo “è grave e si è protratta per anni”.
Ghosn avrebbe ricevuto compensi complessivi pari ad oltre 10 miliardi di yen (circa 88 milioni di dollari) tra il 2011 e il 2016; il manager, però, ha dichiarato al Fisco giapponese meno della metà di quella cifra. Tra le altre cose, Ghosn è sospettato di aver usufruito gratis di molteplici immobili di lusso acquistati da una startup di Nissan nei Paesi Bassi, a Rio de Janeiro e a Beirut al prezzo di 18 milioni di dollari. L’accusa è parte di una lista di irregolarità finanziarie imputate al manager, che è stato arrestato a Tokyo nella giornata di ieri. Secondo le autorità di Tokyo, l’usufrutto gratuito degli immobili è una delle voci cui Ghosn è ricorso per falsare le proprie dichiarazioni alle autorità fiscali giapponesi. Stando alle ultime indiscrezioni citate dalla stampa giapponese, Ghosn avrebbe taciuto al fisco giapponese bonus per 35,6 milioni di dollari, legati all’andamento del titolo azionario sul mercato. Sarebbero stati taciuti al fisco anche compensi stimati in 100-150 milioni di yen che il manager ha ricevuto dalle sussidiarie di Nissan all’estero.
Stando a fonti citate dall’agenzia di stampa “Kyodo”, Nissan ha avanzato la richiesta di un patteggiamento, accettando di collaborare con la giustizia in cambio di sanzioni meno severe. Il vicepresidente esecutivo di Nissan, Hitoshi Kawaguchi, è stato ricevuto ieri dal segretario capo del Gabinetto giapponese, Yoshihide Suga, cui aveva già fornito un resoconto in merito alla situazione dell’azienda nella serata di ieri. dipendenti Kawaguchi si è scusato a nome di Nissan per il grave scandalo; durante l’incontro è stata anche espressa preoccupazione per la tenuta dell’alleanza aziendale franco-giapponese. I lavoratori di Nissan Motor hanno reagito con rabbia e sorpresa alle prime indiscrezioni circolate sul conto del loro presidente, il cui arresto, sostiene l’agenzia di stampa “Kyodo”, ha colto alla sprovvista anche il Governo giapponese. La reputazione di Nissan era già stata danneggiata alla fine dello scorso anno, quando l’azienda aveva ammesso irregolarità nelle procedure di ispezione delle autovetture.
L’indagine interna avviata dal costruttore di automobili giapponese Nissan, in merito alle gravi irregolarità fiscali del suo presidente, Carlos Ghosn, si è estesa alle finanze dell’alleanza franco-giapponese Renault-Nissan: un ulteriore segnale dell’apparente volontà di Nissan di svincolarsi dal controllo francese sull’alleanza. Nissan, riferisce la stampa giapponese, ha comunicato a Renault già nella giornata di lunedì l’esistenza di prove di probabili irregolarità presso Renault-Nissan Bv, la venture olandese che supervisiona le operazioni congiunte dell’alleanza tra le due case automobilistiche, e che di fatto è controllata dal gruppo francese. A comunicare la notizia a Renault è stato l’ad di Nissan, Hiroto Saikawa; le due aziende hanno rifiutato di commentare pubblicamente la
notizia. Stando a fonti anonime citate dal quotidiano “Nikkei”, inoltre, le autorità giapponesi e Nissan sospetterebbero di due collaboratori di Ghosn, che lo avrebbero assistito nelle violazioni dei regolamenti finanziari.
Il consiglio di amministrazione del gruppo Renautl ha deciso ieri di nominare il direttore operativo del gruppo Thierry Bollore amministratore delegato facente funzione, in assenza dell’ad Carlos Ghosn, arrestato in Giappone con l’accusa di gravi irregolarità fiscali. Una nota diffusa dall’azienda a margine dell’incontro, che si è tenuto nella serata di ieri, chiede anche a Nissan di fornire “tutte le
informazioni in suo possesso raccolte dalle indagini interne a carico di Ghosn”: una richiesta da cui traspare il timore che lo scandalo possa estendersi all’intera alleanza automobilistica franco-giapponese. Il consiglio di amministrazione di Renault ha rifiutato di esprimersi nel merito dell’arresto dell’ad “in questa fase”, ed ha confermato che almeno per il momento il manager resta presidente e ad dell’azienda. Il consiglio di amministrazione annuncia infine che si riunirà regolarmente in assenza di Ghosn per “proteggere gli interessi di Renault e la sostenibilità dell’alleanza”. La decisione di non sfiduciare Ghosn, accusato di aver taciuto al fisco oltre la metà del suo reddito multimilionario tra il 2011 e il 2016, segue il pronunciamento del governo francese – primo azionista dell’azienda con una quota de l15,1 per cento – secondo cui sarebbe inappropriato agire in tal senso senza consultare prove a carico del manager.
L’arresto di Carlos Ghosn da parte delle autorità giapponesi, nella giornata di lunedì, pone Renault, Nissan Motor e Mitsubishi Motor di fronte ad una sfida complicata: il connubio tra i noti costruttori di automobili, infatti, si è retta per anni proprio sulla leadership personalistica del manager brasiliano. Il presidente dell’alleanza industriale franco-giapponese è stato arrestato ieri dalle autorità giapponesi e sottoposto a un interrogatorio da una squadra investigativa speciale della Procura distrettuale di Tokyo, sulla base di accuse gravi di falso ed evasione fiscale. Ghosn avrebbe dichiarato al Fisco giapponese appena la metà dei compensi multimilionari percepiti tra il 2011 e il 2016. Le accuse hanno fatto deflagrare malumori che covavano da tempo ai vertici delle tre case automobilistiche, anche a causa dell’autorità pressoché assoluta esercitata da Ghosn. Ad un solo giorno dall’arresto del manager, le posizioni di Tokyo e Parigi sulla questione appaiono già divergenti: il governo giapponese ha ricevuto i vertici di Nissan e Mitsubishi, che hanno preso le distanze dal dirigente in maniera netta e immediata, anticipandone il licenziamento. Il governo francese, invece, ha chiesto che la guida collettiva delle tre case automobilistiche passi ad una “governance ad interim”, ma ha anche evitato di sfiduciare Ghosn, sostenendo che la condotta finanziaria del manager in Francia non presenti alcun profilo di irregolarità.
L’ad di Nissan, Hiroto Saikawa, ha dichiarato nella serata di ieri che l’azienda “è al lavoro per evitare ripercussioni sull’alleanza tra le tre aziende”. Nissan, però, ha già annunciato di voler licenziare Ghosn, che oltre alla carica di ad di Renault, ricopre quella di presidente e ad dell’Alleanza e di presidente delle aziende Nissan Motor e Mitsubishi Motor. L’allontanamento di Ghosn dal vertice di Nissan segna una caduta drammatica per il manager cui era stato attribuito il salvataggio di quell’azienda da una situazione finanziaria prossima alla bancarotta. Saikawa ha dichiarato oggi che l’azienda ha sbagliato nel concentrare troppo potere nelle mani del suo presidente. L’azienda avrebbe scoperto grazie alle rivelazioni di una figura vicina a Ghosn che quest’ultimo si è appropriato per anni di risorse aziendali, oltre a falsare le sue dichiarazioni al Fisco giapponese. “Si tratta di un problema di governance significativo”, ha ammesso Saikawa. “Guardandoci alle spalle, dopo il 2005, quando (Ghosn) è divenuto ad di Renault e Nissan, non abbiamo mai davvero discusso le implicazioni”. Saikawa non ha voluto fornire dettagli in merito all’abuso delle risorse aziendali da parte del presidente, ma ha dichiarato che la condotta di quest’ultimo “è grave e si è protratta per anni”.
Ghosn avrebbe ricevuto compensi complessivi pari ad oltre 10 miliardi di yen (circa 88 milioni di dollari) tra il 2011 e il 2016; il manager, però, ha dichiarato al Fisco giapponese meno della metà di quella cifra. Tra le altre cose, Ghosn è sospettato di aver usufruito gratis di molteplici immobili di lusso acquistati da una startup di Nissan nei Paesi Bassi, a Rio de Janeiro e a Beirut al prezzo di 18 milioni di dollari. L’accusa è parte di una lista di irregolarità finanziarie imputate al manager, che è stato arrestato a Tokyo nella giornata di ieri. Secondo le autorità di Tokyo, l’usufrutto gratuito degli immobili è una delle voci cui Ghosn è ricorso per falsare le proprie dichiarazioni alle autorità fiscali giapponesi. Stando alle ultime indiscrezioni citate dalla stampa giapponese, Ghosn avrebbe taciuto al fisco giapponese bonus per 35,6 milioni di dollari, legati all’andamento del titolo azionario sul mercato. Sarebbero stati taciuti al fisco anche compensi stimati in 100-150 milioni di yen che il manager ha ricevuto dalle sussidiarie di Nissan all’estero.
Stando a fonti citate dall’agenzia di stampa “Kyodo”, Nissan ha avanzato la richiesta di un patteggiamento, accettando di collaborare con la giustizia in cambio di sanzioni meno severe. Il vicepresidente esecutivo di Nissan, Hitoshi Kawaguchi, è stato ricevuto ieri dal segretario capo del Gabinetto giapponese, Yoshihide Suga, cui aveva già fornito un resoconto in merito alla situazione dell’azienda nella serata di ieri. dipendenti Kawaguchi si è scusato a nome di Nissan per il grave scandalo; durante l’incontro è stata anche espressa preoccupazione per la tenuta dell’alleanza aziendale franco-giapponese. I lavoratori di Nissan Motor hanno reagito con rabbia e sorpresa alle prime indiscrezioni circolate sul conto del loro presidente, il cui arresto, sostiene l’agenzia di stampa “Kyodo”, ha colto alla sprovvista anche il Governo giapponese. La reputazione di Nissan era già stata danneggiata alla fine dello scorso anno, quando l’azienda aveva ammesso irregolarità nelle procedure di ispezione delle autovetture.
La remunerazione di Ghosn come leader dell’alleanza tra Renault, Nissan e Mitsubishi, era già stata oggetto di controversi negli ultimi anni: nel 2016, ad esempio, il consiglio degli azionisti di Renault aveva votato contro il suo pacchetto retributivo. Quest’anno Ghosn ha ottenuto il sostegno del governo francese al rinnovo del suo mandato soltanto dopo aver acconsentito a ridurre il proprio compenso del 30 per cento. Parigi controlla il 15 per cento di Renault; lo scorso giugno Ghosn ha dichiarato al “Financial Times” che prevede di cedere il proprio ruolo alla guida del gruppo Renault nel 2022; lo scorso febbraio il presidente di Nissan ha firmato un nuovo contratto valido sino a quella data, che punta a rendere l’alleanza tra i tre costruttori di automobili “irreversibile”.
Ieri mattina è giunta anche la prima reazione del governo giapponese all’arresto di Ghosn. Il top manager a capo dell’alleanza tra Nissan Renault e Mitsubishi “non è in grado di dirigere il gruppo”, ha ammesso il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ai microfoni di Franceinfo. il titolare di Bercy ha affermato che in questo momento è necessario edificare “una governance interinale” visto che Ghosn “non può gestire l’impresa”. Tuttavia, il ministro ha dichiarato che lo Stato, che detiene il 15 per cento della Renault “non chiederà e dimissioni formali di Carlos Ghosn al consiglio di amministrazione”, dal momento che non ci sono ancora “prove” della sua condotta fraudolenta. Le Maire ha poi fatto sapere che insieme al ministro dei Conti pubblici, Gerald Darmanin, ha fatto verificare la situazione finanziaria di Ghosn in Francia e non è stata rilevata alcuna irregolarità.
La linea di Renault riflette quella del governo francese: l’azienda ha comunicato tramite una nota di “aver preso atto dei contenuti del comunicato stampa di Nissan di oggi”. “In assenza di informazioni precise da Carlos Ghosn (…) i direttori intendono ribadire il loro impegno alla difesa dell’interesse di Renault nell’alleanza”. L’alleanza tra le tre case automobilistiche, del resto è di fatto inconsistente: nessuna delle tre aziende detiene una quota maggioritaria delle altre. Il governo francese ha approvato la conferma di Ghosn nel ruolo di ad di Renault sino al 2022 lo scorso giugno, nell’apparente tentativo di aumentare il peso della casa francese all’interno dell’alleanza: il via libera, però, era giunto proprio a condizione che Ghosn stabilisse un quadro irreversibile per il partenariato a tre, che oggi appare dunque in discussione.
Negli ultimi anni, il fatto che Renault abbia assorbito gran parte degli utili di Nissan ha suscitato frustrazione ai vertici dell’azienda giapponese. Nissan ha generato circa la metà dell’utile netto del costruttore francese nel 2017, e negli anni scorsi ha contribuito per oltre il 50 per cento. Secondo Takaki Nakanishi, analista dell’Istituto di ricerca Nakanishi interpellato dal quotidiano “Nikkei”, nel prossimo futuro potrebbero emergere “nuove divergenze in merito alla strategia, e lo scontro di potere tra le tre aziende potrebbe intensificarsi”. Ghosn, sottolinea l’esporto giapponese, “era la forza centrifuga su cui è stata fondata l’alleanza. Le discussioni sulla sua ristrutturazione saranno probabilmente caotiche, perché la premessa si è sgretolata”. Le tre aziende pianificavano di vendere 14 milioni di autovetture nel 2022, un aumento di circa il 40 per cento rispetto al volume attuale, e di raddoppiare le sinergie a 10 miliardi di euro annui. L’uscita di scena del fondatore e principale architetto dell’alleanza, però, eserciterà quasi certamente un profondo impatto su questi piani. (Git)
da © Agenzia Nova -
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