mercoledì 23 settembre 2015

pc 23 settembre - GIAPPONE: L’ECONOMIA IN CRISI… PREPARA LA GUERRA

Il Giappone, la terza economia mondiale, è in crisi economica da anni, e la famosa Abenomics che doveva dare una svolta, e cioè la politica propagandata dall’attuale primo ministro Shinzo Abe, come dice questo articolo di Affari e Finanza del 21, non ha funzionato. E d’altronde, ma qui il giornalista sembra non vedere né sentire, nell’attuale crisi mondiale, nessuna politica economica “funziona”.
Abe aveva parlato di tre frecce al suo arco e da qui parte la cosiddetta analisi dell’articolo che commentiamo tra parentesi quadre:

“Abenomics la terza freccia ha mancato il bersaglio
“Il segnale l’ha dato come al solito Standard e Poor’s: mercoledì scorso ha downgradato [vuole dire abbassato di livello!] il debito del Giappone togliendogli anche la doppia A (da AA- ad A+). Quanto al Pil, era già sceso dall’1,3% nel trimestre aprile-giugno, il primo per l’esercizio fiscale del Paese, e quasi certamente sarà negativo anche per il trimestre che sta finendo certificando la recessione. Ormai tutti gli uffici studi delle grandi finanziarie globali sono d’accordo: la tanto attesa Abenomics (dopo vent’anni di sostanziale stagnazione) ha mancato i suoi obbiettivi. Eppure era partita bene, due anni e mezzo fa: le prime due “frecce”, l’iniezione di capitale nel sistema [non era certo una grande trovata dato che questa “iniezione” l’hanno fatta tutti gli Stati, salvando tra l’altro le banche, nel tentativo disperato di “superare” la crisi] e il rilancio dei lavori pubblici, avevano dato i loro frutti. [Aveva dato i “frutti” previsti da una delle ricette dell’economia borghese, che si chiama keynesismo, e che si applica in caso di crisi e cioè lo Stato deve spendere quanto più possibile per “rimettere in moto la macchina” del capitale, ed è qui che i “frutti” attualmente non arrivano!]

“Ma tutto è svanito al momento di cogliere i benefici della “terza freccia” scoccata ormai un anno fa, quella delle riforme strutturali, dalle liberalizzazioni alla flessibilità fiscale, rimaste al palo. Intanto i consumi interni, malgrado la politica monetaria ultraespansiva non vogliono saperne di riprendersi, condannando Tokyo allo stillicidio di una persistente deflazione. La crisi del potente vicino cinese, partner industriale e commerciale privilegiato, ha fatto il resto. [E così il quadro della crisi che attanaglia l’economia globale è abbastanza chiaro!]

“Ma la critica più aspra al premier Shinzo Abe è ancora un’altra: per tutta l’estate anziché concentrarsi sulla crisi economica, ha perseguito una sua ossessione, quella di aumentare il ruolo militare all’estero del Giappone. Un’ossessione che buona parte dei cittadini giapponesi non condivide.”

[Questa “ossessione” è la “naturale” ossessione che i capitalisti hanno da sempre quando il loro sistema economico va in crisi profonda e cioè ricorrere alla guerra e distruggere persone e cose (c’è un loro economista, Schumpeter, che questa schifezza la chiama “distruzione creatrice”). Questa osservazione è abbastanza banale, perché è per questo che sono scoppiate le due guerre mondiali e le tante altre in corso dalla fine della seconda, ma il giornalista, che ci fa pentire di averlo mandato a scuola, o non lo sa o fa finta di non saperlo, attribuendo la manovra di Abe alla sua personale “ossessione”. Per i capitalisti e i loro governi le guerre, anche quando non vengono portate fino in fondo, sono un modo per “investire” soldi e “far girare la macchina dell’economia”].

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