martedì 4 novembre 2014

pc 4 novembre - LA MANOVRA DI RENZI E' UN BOOMERANG - ORA ANCHE BANKITALIA COMINCIA AD ACCORGERSENE

(Dal Il Manifesto) 
La mano­vra finan­zia­ria di Renzi e Padoan non avrà alcun impatto sull’economia ita­liana nei pros­simi due anni. Lo sostiene l’Istat nel report «Le pro­spet­tive per l’economia ita­liana nel 2014–2016» dove è pre­vi­sto che il Pil cali dello 0,3% in ter­mini reali nel 2014, una stima che con­ferma quella del governo. Nullo sarà anche l’effetto del bonus irpef degli 80 euro sui con­sumi per la clau­sola di sal­va­guar­dia che pre­vede l’eventuale aumento auto­ma­tico dell’Iva nel 2016. Nel 2015 ci sarà una cre­scita dello 0,5% e dell’1,% nel 2016. Cat­tive noti­zie sul fronte degli inve­sti­menti, che dovreb­bero regi­strare un –2,3% nell’anno in corso. Il segno posi­tivo tor­nerà solo dal 2015 (+1,3%, e 1,9% l’anno dopo).
È la con­ferma della natura reces­siva della mano­vra che il governo Renzi ha tut­ta­via pre­sen­tato come “espan­siva”: in realtà, aumen­terà la tas­sa­zione indi­retta dovuta anche ai pos­si­bili tagli che gli enti locali saranno costretti a pra­ti­care sulla spesa sani­ta­ria, i tra­sporti e la tas­sa­zione locale. Dopo tre anni di tra­collo tor­nerà a cre­scere la spese delle fami­glie, ma solo di un mode­sto 0,3% indotto dalla ridu­zione della pro­pen­sione al rispar­mio. Secondo l’istituto di sta­ti­stica, nel 2014 la disoc­cu­pa­zione si atte­sterà al 12,5% a causa di una caduta dello 0,2% dell’occupazione. Nel 2016 si annun­ciano timidi segnali di miglio­ra­mento, quando il tasso di disoc­cu­pa­zione sarà al 12,1% e verrà regi­strato un aumento dell’occupazione dello 0,7%....
L’occupazione –si legge nel rap­porto — con­ti­nuerà comun­que a con­trarsi nel 2014 (-0,2% in ter­mini di unità di lavoro rispetto al 2013), men­tre la lenta e mode­rata ripresa dell’attività eco­no­mica pre­vi­sta per il pros­simo anno, per­met­terà limi­tati incre­menti del volume di lavoro (+0,2%); per il 2016 la cre­scita occu­pa­zio­nale pre­vi­sta risul­terà rela­ti­va­mente più soste­nuta (+ 0,7%)». «Su que­sti anda­menti –spiega l’Istat — influirà l’elevata inci­denza delle per­sone in cerca di occu­pa­zione da più di dodici mesi (7,6% il tasso di disoc­cu­pa­zione di lunga durata, nel secondo tri­me­stre del 2014)».
«Dato il pro­se­guire delle con­di­zioni di debo­lezza del mer­cato del lavoro, le retri­bu­zioni di fatto per dipen­dente con­ti­nue­ranno a mostrare una dina­mica mode­rata (intorno all’1% nel trien­nio di pre­vi­sione) dovuta anche al blocco retri­bu­tivo nel set­tore pub­blico», aggiunge l’Istat. «L’attuale sce­na­rio di pre­vi­sione è carat­te­riz­zato da ele­vati livelli di incer­tezza — avverte l’Istat — gli ampi mar­gini di varia­bi­lità sono legati all’evoluzione del com­mer­cio inter­na­zio­nale, alle con­di­zioni di incer­tezza eco­no­mica e poli­tica e all’efficacia dei recenti prov­ve­di­menti nor­ma­tivi con­te­nuti nella Legge di Stabilità»...


«Lo smo­bi­lizzo del Tfr matu­rando– ha osser­vato — inci­de­rebbe nega­ti­va­mente sulla capa­cità della pre­vi­denza com­ple­men­tare di inte­grare il sistema pen­sio­ni­stico pub­blico, che in pro­spet­tiva pre­senta bassi tassi di sosti­tu­zione, soprat­tutto per i gio­vani, media­mente più sog­getti a vin­coli di liqui­dità». In più, «l’adesione dei lavo­ra­tori a basso red­dito all’iniziativa aggrava il rischio che que­sti abbiano in futuro pen­sioni non ade­guate» aggiunge. Quanto all’impatto della misura, pre­cisa Signo­rini, sarebbe «su debito e inde­bi­ta­mento netto sostan­zial­mente nullo»...

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