Il nuovo ministro degli esteri del governo italiano, Paolo Gentiloni,
non ha molta esperienza in fatto di politica estera, "il suo curriculum
non è spiccatamente internazionale" ci ricorda il Sole24Ore del 1° novembre,
e questo non fa che ripetere l'esperienza degli altri suoi colleghi
"ministri" di questo governo, perché la linea che devono seguire è
già tracciata altrove, dai padroni, che la fanno conoscere al pubblico appunto
anche tramite il loro quotidiano.
Nel numero del 30 ottobre infatti, ancora prima che si
sapesse chi poteva essere il nuovo ministro, il giornale indica "I tre
compiti (più uno) del prossimo ministro"!
"Il primo è quello di attuare strategie e azioni decise
dal governo nel suo insieme nel rapporto con le istituzioni internazionali, la
Ue sopra tutte, e nel tentativo di risolvere dossier critici, leggi alla
voce Marò". E non ci sarebbe bisogno di dirlo, ma il nuovo ministro ha
esattamente fatto i "compiti", e la prima cosa che ha fatto, il primo
atto "simbolico", è stato quello di telefonare ai due marò:
"Devono sapere che ci siamo, sono in cima alle nostre priorità… stiamo
lavorando sia sul piano politico che legale" come riporta La Repubblica di
ieri.
"Il secondo è quello di rappresentare al meglio il peso
dell'Italia nell'area di propria competenza geopolitica, leggi alla voce
Mediterraneo." E il ministro dice che si occuperà della Libia perché
"L'italia è impegnata su questo fronte – dice al Tg1 – perché il
Mediterraneo è nel nostro interesse strategico…" e via di questo passo…
Quanto sia sicuro per la classe dominante questo ministro lo
dicono i giornali che ne indicano le caratteristiche note da tempo e ne fanno una
persona affidabile: "La vicinanza agli Stati Uniti (ma anche ad Israele)…"
***
I tre compiti (più uno) del prossimo ministro
30 ottobre 2014
La globalizzazione politica ed economica combinata con la
conseguente velocizzazione dei tempi di apertura e dunque - questo almeno
dev'essere l'intento - di risoluzione delle crisi internazionali ha sempre più
spostato il baricentro decisionale della politica estera di un Paese come
l'Italia in capo alla guida dell'esecutivo. [E cioè, anche tutta la politica estera deve essere decisa dal governo senza passare dal Parlamento! ndr] Il tutto è ancora più evidente in
tempi di leader molto proattivi [ai padroni piace più proattivo che il volgare veloce! ndr] come nel caso italiano. Questa oscillazione del
pendolo sta riscrivendo il ruolo dei capi delle diplomazie.
Tre (più uno) sono i compiti principali nell'agenda del
prossimo ministro degli Esteri italiano. Il primo è quello di attuare strategie
e azioni decise dal governo nel suo insieme nel rapporto con le istituzioni
internazionali, la Ue sopra tutte, e nel tentativo di risolvere dossier
critici, leggi alla voce Marò. Il secondo è quello di rappresentare al meglio
il peso dell'Italia nell'area di propria competenza geopolitica, leggi alla
voce Mediterraneo. In questo campo i primi passi del governo Renzi, con
l'attenzione alle speranze tunisine, confermate dalle elezioni, ai guai libici
e agli sforzi egiziani, vanno nella giusta direzione. Il terzo campo d'azione è
quello delle relazioni economiche, leggi alla voce negoziato per il libero
commercio transatlantico, ma anche vedi l'importanza che assumono sedi
diplomatiche anche lontane ma da dove giungono investimenti, ovviamente Cina,
ma anche Emirati arabi, per fare soltanto due esempi tosti. Il compito finale
(il più uno) è dettato dalle necessarie esigenze di spending review: la
macchina della Farnesina, fucina di competenze notevoli, deve essere resa
sempre più efficiente.
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-10-30/i-tre-compiti-piu-uno-prossimo-ministro-064023.shtml
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