domenica 13 luglio 2014

pc 13 luglio - DECRETO ILVA: I GOVERNI SI CHIAMINO MONTI, LETTA O RENZI SONO SEMPRE CON RIVA E CONTRO GLI OPERAI E LE MASSE POPOLARI

Il 6° decreto "salva-Ilva" è ancora una volta un decreto "salva-Riva". 
Non è un caso, nè il governo ha fornito spiegazioni, che dal decreto improvvisamente è sparito l'utilizzo di 1 miliardo e 800 milioni sequestrati alla famiglia Riva dalla Procura di Milano.  
Quindi, ancora una volta i soldi di Riva non vengono toccati e possono restare nei paradisi fiscali!
E viene ribadito anche dal governo Renzi che i padroni assassini non devono pagare! 

Il decreto stabilisce che "L’impresa commissariata... può chiedere di essere autorizzata a contrarre finanziamenti, prededucibili, funzionali a porre in essere le misure e le attività di tutela ambientale e sanitaria ovvero funzionali alla continuazione dell’esercizio dell’impresa e alla gestione del relativo patrimonio. l’autorizzazione è concessa dal ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il ministro dello sviluppo economico, relativamente ai finanziamenti funzionali a porre in essere le misure e le attività di tutela ambientale e sanitaria. in caso di finanziamenti funzionali alla continuazione dell’esercizio dell’impresa e alla gestione del relativo patrimonio, l’autorizzazione è concessa dal ministro dello sviluppo economico, sentito il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare...».

Si tratta del prestito-ponte alle Banche attraverso il meccanismo della prededuzione che consentirà alle banche (il cui finanziamento dovrebbe essere di 350 milioni di euro) una corsia preferenziale nella riscossione del credito, rispetto agli altri debiti contratti dall'Ilva, quindi anche rispetto ai salari degli operai. 
Questo significa che in caso di liquidazione saranno pagati prima di tutto gli Istituti di credito e... dopo le retribuzioni dei lavoratori! Quindi le Banche sono garantite, gli operai NO!

Pur se il decreto parla di autorizzazione a contrarre finanziamenti per "porre in essere le misure e le attività di tutela ambientale e sanitaria", in realtà si tratta di soldi dati all'Ilva per permetterne la normale continuità produttiva, per avere liquidità per pagare i fornitori, i pezzi di ricambio, le ditte dell'appalto, gli stipendi degli operai; cioè una boccata d'ossigeno per farla andare avanti ancora per qualche mese. 
Quindi niente affatto soldi per attuare la messa a norma degli impianti inquinanti, nè degli impianti e tutte le strutture della fabbrica, non comprese nei provvedimenti dell'AIA, ma che lo stesso vanno a pezzi, tanto che gli ultimi incidenti sono dipesi non da grandi problemi, ma da una situazione in cui ogni struttura deve essere rifatta, e in cui ogni pezzo, ogni impianto grande o piccolo può causare infortuni e anche morte. 
Per la messa a norma ci vorrebbero almeno 3 miliardi e non certo i 350 milioni del prestito-ponte. 

Che questi soldi, se non per ciò che resta dopo aver pagato creditori e mantenuto in funzione la fabbrica così come è adesso, non possano essere utilizzati per il risanamento degli impianti e le bonifiche ambientali è dimostrato inoltre dalla precisazione che le misure e le attività di tutela ambientale e sanitaria sono quelle funzionali alla continuazione dell’esercizio dell’impresa e alla gestione del relativo patrimonio; non certo quelle funzionali alla tutela della salute e della sicurezza degli operai e a bloccare l'inquinamento della città. Tant'è che il decreto sottolinea il peso nelle autorizzazioni del Ministro dello sviluppo economico (la padrona Guidi).   

Che, poi, non sia un decreto per il risanamento della fabbrica, è dimostrato anche dal fatto che sono stati allungati e di molto i tempi di attuazione del piano ambientale e di risanamento dei principali impianti inquinanti: Si dice che siccome c'è "un numero elevato di prescrizioni con interconnessioni critiche" allora, "entro il 31 luglio 2015 sia attuato almeno l’ottanta per cento delle prescrizioni in scadenza prima di quella data"; quindi mentre prima si diceva che doveva essere attuato il 100%, ora il governo fa lo sconto; e il restante 20% l'Ilva lo potrà completare dopo più di un anno, ad agosto 2016!
Non solo. 
Per l’Afo/5 che doveva essere messo fuori produzione e avviate le procedure per lo spegnimento entro il 30 giugno di quest'anno, la data viene rinviata al 30 giugno 2015.
Più lunga proroga è stata stabilita per la batteria 11, che dovrà essere messa fuori produzione e dovranno essere avviate le procedure per lo spegnimento all’entrata in esercizio della batteria 9 e della relativa torre per lo spegnimento del coke, doccia 5, non oltre il 30 giugno 2016.

Il decreto sopprime le funzioni residue e i riferimenti al commissario per l'ambiente. Questo viene deciso col discorso che c'è già un commissario dell'Ilva (attualmente Gnudi) e quindi è inutile aggiungerne altri due. Quindi si ritorna sempre alla stessa questione: far coincidere l'interesse dell'Ilva con l'interesse delle masse popolari di Taranto per l'ambiente; che di fatto significa e significherà: subordinare l'interesse ambientale della popolazione all'esigenza del profitto dell'Ilva!
Detto questo. Ronchi non ha accettato di rimanere soprattutto perchè voleva più poteri. Circa la sua utilità e la bontà, disinteresse delle sue affermazioni abbiamo invece forti dubbi, viste le ultima dichiarazioni stampa di questo signore sul fatto che a Taranto l'aria è tra le più pulite rispetto alla Puglia e alle altre città, come sugli assurdi suoi dati secondo i quali, l'Ilva avrebbe già messo in atto la maggiorparte degli interventi previsti dall'Aia...

Se occorreva un'ulteriore dimostrazione che i governi si possano chiamare Monti, Letta o si chiamino Renzi sempre a favore dei padroni e di Riva vanno, questo decreto l'ha fornita.

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