Non convince il piano per il rilancio dello stabilimento Fiat
di Termini Imerese che si discuterà probabilmente il 23 luglio prossimo a Roma
presso il Ministero dello Sviluppo Economico con la presenza del governo e
della Fiat.
Non convince, non tanto per il progetto in sé, dato che le auto
ibride ed elettriche avranno sempre più spazio nel futuro (crisi e, in questo
caso, concorrenza, permettendo, dato che la Toyota con la Yaris è da anni sul
mercato) ma per le troppe "scatole" dentro le quali si inseriscono i
vari finanziatori, senza dimenticare che in realtà la maggior parte dei soldi
dovrebbe metterli ancora una volta il "pubblico" e cioè la Regione
Sicilia.
La "cordata" è composta infatti di "banchieri
di formazione internazionale", e i banchieri, come si sa investono per un
profitto immediato e come ammette Tonelli, ex capo risorse umane di Fiat Auto,
e componente della Grifa, la nuova società che si è proposta per il rilancio:
"Noi investiremo 350 milioni di euro in tre anni: i cento del capitale
[per ora sono solo 25!] e altri 250 grazie ai finanziamenti delle
istituzioni, denari che pagheremo un po’ meno di quanto faremmo andando a
reperirli sul mercato, e che restituiremo: non si tratta di quattrini
pubblici a fondo perduto, ci tengo a precisarlo [dicono tutti così]. Così
come dev’essere chiaro che non possiamo farci carico pure degli addetti
dell’indotto, come piacerebbe al sindacato» tanto per essere chiari!
La Fiat si presenta ancora al tavolo perché vuole uscirne
senza danni di immagine, e quanto ci tiene all'immagine Marchionne lo ha ben
dimostrato con il suo discorso a proposito dello sciopero alla Maserati!
Il governo, come ha fatto l'8 luglio scorso, si presenta perché
deve comunque avere ancora una scusa per giustificare la concessione della
probabile nuova cassa in deroga per il 2015; quella attuale scade a fine anno
ma senza una ripresa del lavoro già ad ottobre potrebbero arrivare le lettere
di licenziamento…
***
TERMINI do Brasil
Il futuro dell'ex impianto Fiat è in mano a un fondo di Rio.
Che vuol produrre una citycar ibrida. Sfida non semplice
DI MAURIZIO MAGGI E GLORIA RIVA
Dalle sponde del Tirreno alle rive atlantiche di Rio de
Janeiro. Se le trattative tra i sindacati, il governo e la Grifa andranno in
porto, il nuovo padrone dello stabilimento d’auto di Termini Imerese, in
provincia di Palermo, sarà raggiungibile al numero 401 di Rua Visconde de
Piraja, Ipanema, a due passi dalle spiagge più famose del mondo. È qui,
infatti, che ha sede Kbo Capital, la società d’investimenti guidata dal
banchiere Roland Gerbauld pronta a ricapitalizzare la Grifa, la start up dal
nome antico (Gruppo Italiano Fabbriche Automobili) che da settembre 2013 è in
pista per rilevare e, si spera, rilanciare il travagliato impianto siciliano ex
Fiat. È ambizioso il progetto della Grifa: cominciare a produrre, tra fine 2015
e inizio 2016, una citycar a motorizzazione ibrida. Nel segmento A, quello
della Panda, di vetture ibride ancora non ce ne sono. La più piccola in
circolazione è la Yaris Hybrid della Toyota. Secondo la Grifa, la sicilianina
dal passaporto carioca dovrà costare meno dell’utilitaria nipponica a doppia
alimentazione - attualmente il prezzo di listino della versione economica è di
18.650 euro - in modo da poter essere impiegata pure nel car-sharing.
Successivamente, la vettura sarà realizzata anche con la sola alimentazione
elettrica e, a regime, dalla fabbrica dovrebbero uscire 35 mila macchine
all’anno.
Nei prossimi giorni ci sarà l’aumento di capitale, per
salire dagli attuali 25 milioni di euro a quota cento. Gli attuali azionisti
italiani (un immobiliarista, un operatore turistico e un produttore di
macchinari per l’energia eolica, racconta il portavoce della società)
scenderanno all’uno per cento: il resto sarà tutto in mano ai manager di Kbo
Capital, tutti banchieri di formazione internazionale, che nel prossimo
consiglio d’amministrazione faranno il loro ingresso ufficiale in società,
conquistando pure la presidenza. Anche se il capitale sarà presto straniero, la
Grifa seguiterà comunque a parlare italiano. L’attuale amministratore delegato,
Augusto Forenza, che ha guidato un’azienda di componenti che forniva la Fiat a
Melfi, rimarrà al vertice, così come il capo delle relazioni istituzionali e
del personale, Giancarlo Tonelli, ex capo risorse umane di Fiat Auto. Non è
l’unico dirigente con un passato torinese a far parte della squadra. Alla regìa
tecnica, infatti, ci sono Giuseppe Ragni, già direttore centrale dell’Alfa e
condirettore generale di Alenia Aeronautica, e Giovanni Battista Razelli, un
passato in Ferrari e poi gran capo del gruppo piemontese in America Latina. Da
qui sono nati i rapporti con la finanza brasiliana, sfociati nell’accordo con
Kob Capital.
Tutto è comunque legato alla soluzione della matassa
sindacale. Alla fine dell’anno scadrà la cassa integrazione per i 769
dipendenti dell’impianto siciliano dove, fino al 2011, si è prodotta la Lancia
Ypsilon. Il tempo stringe e se va in fumo anche questa iniziativa sarà
praticamente impossibile immaginare un futuro industriale per la sfortunata
fabbrica isolana. Anche perché senza accordo non arriveranno, alla Grifa, i
prestiti promessi dal ministero dello Sviluppo Economico e dalla Regione
Sicilia. Dice Tonelli: «Noi investiremo 350 milioni di euro in tre anni: i
cento del capitale e altri 250 grazie ai finanziamenti delle istituzioni,
denari che pagheremo un po’ meno di quanto faremmo andando a reperirli sul
mercato, e che restituiremo: non si tratta di quattrini pubblici a fondo perduto,
ci tengo a precisarlo. Così come dev’essere chiaro che non possiamo farci
carico pure degli addetti dell’indotto, come piacerebbe al sindacato», spiega
Tonelli.
Dopo l’ultimo incontro (martedì 8 luglio) con la società,
peraltro, l’ottimismo da parte dei rappresentanti dei lavoratori sembra essersi
raffreddato. Il responsabile del personale, infatti, ha ribadito che la Grifa
potrà riassumere circa 400 persone nel giro di 2-3 anni. Ipotesi che non garba
troppo a Roberto Mastrosimone, segretario regionale della Fiom-Cgil: «Per ora
quelli della Grifa sono solo annunci, non siamo riusciti ad analizzare nel
dettaglio il piano industriale. Se al principio pensavamo che dietro al
progetto ci fosse Fiat, ora ci chiediamo perché il gruppo torinese dovrebbe regalare
gli impianti alla Grifa, mentre tutti i dipendenti vengono licenziati in attesa
di una ipotetica riassunzione solo di una parte della forza lavoro». Alla Fiat
di Sergio Marchionne, in verità, oggi interessa soprattutto che Termini Imerese
esca dal suo perimetro senza traumi sul piano sociale ed effetti negativi per
l’immagine.
Al prossimo appuntamento a Roma, alla presenza del governo e
pure della Fiat - il 23 luglio - i contorni della faccenda saranno meglio
definiti. Meno pessimista appare il sindaco della cittadina, Totò Burrafato,
già scottato dal fallimento della “via molisana” per rilanciare l’impianto.
Massimo Di Risio, il patron della DR di Isernia, che pure quando gareggiava con
le auto da corsa se la cavava bene, nel gran premio della rinascita di Termini
s’è fermato ai box prima ancora dello start. «Tutti quelli che si sono
avvicinati allo stabilimento di Termini Imerese si sono spiaccicati contro il
muro. Ora, forse, questa è la volta buona», si augura il primo cittadino.
Il telaio, il motore termico e le parti meccaniche, dice
Tonelli a “l’Espresso”, la Grifa «li comprerà da un costruttore europeo».
Tonelli non vuole dire che li acquisterà da un costruttore italiano ma il
candidato più probabile, e verrebbe da dire naturale, è proprio Fiat.
Esplicite invece, fin da subito, le intese con la Magneti
Marelli, che già fornisce componenti elettrici ed elettronici fuori dal gruppo
Fiat. Il presidente della Magneti Marelli, tra l’altro, è Eugenio Razelli,
fratello di Giovanni Battista, uno dei potenziali “papà” tecnici delle future
Grifa. Lo sviluppo del sistema ibrido, la sfida tecnologicamente più
impegnativa, sarà fatto in collaborazione con il Politecnico di Torino e con
quello di Palermo.
Bocche cucite sull’argomento design, ma si sa che tra i
carrozzieri interpellati c’è anche l’Italdesign di Giorgio Giugiaro. Sul
vessillo nazionale del Brasile campeggia la scritta “Ordem e Progresso”,
ispirata al motto del filosofo positivista Auguste Comte. I lavoratori di
Termini Imerese, il governo e la Fiat incrociano le dita e sperano che il piano
della Grifa targata Rio de Janeiro faccia davvero dei progressi.
L'Espresso 17 luglio 2014
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